Conferenza di Lambeth: l'intervento del cardinale Ivan Dias e il messaggio del Patriarca
Alessio II
Il tema della testimonianza cristiana è stato al centro dell'intervento del cardinale
Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, alla Conferenza
di Lambeth, incontro decennale di tutti i vescovi anglicani del mondo, che si svolge
a Canterbury. Il porporato si è soffermato sulle sfide all’evangelizzazione: “Se in
passato le tradizionali aree di evangelizzazione erano il cuore dell'uomo e la casa,
la sanità e l’educazione, i malati e gli anziani, non possiamo ignorare i nuovi orizzonti
che devono essere illuminati dalla luce di Cristo”. Tra i moderni “areopaghi” che
hanno bisogno di essere evangelizzati – ha aggiunto il cardinale - vi sono soprattutto
i mass media, il mondo della scienza e della tecnologia, delle comunicazioni politiche
e sociali, dei rifugiati e dei migranti, e altri ancora. Sul dialogo interreligioso
- riferisce poi l’agenzia Fides - il cardinale Dias ha ribadito che anche nelle altre
tradizioni religiose e culturali ci sono elementi autentici, buoni e santi. “Il patrimonio
spirituale delle tradizioni religiose non cristiane è un invito a dialogare, non
solo in quelle cose che esse hanno in comune con la cultura cristiana, ma anche nelle
loro differenze; dialogare significa, mantenendo ferme le cose in cui crediamo, ascoltare
rispettosamente gli altri per discernere tutto ciò che vi è di buono e santo, tutto
quello che favorisce la pace e la cooperazione”. Il cardinale ha quindi illustrato
la dimensione ecumenica dell’evangelizzazione: “L’evangelizzazione è prerogativa unica
dello Spirito Santo, che ha bisogno di canali attraverso cui possa fluire. Questo
sarà possibile nella misura in cui vi sarà unità e coesione tra i membri della Chiesa,
tra loro e i loro pastori, e, soprattutto, tra gli stessi pastori, sia all’interno
delle loro comunità come con le altre Confessioni cristiane”. Da sottolineare, poi,
che in un messaggio alla Conferenza di Lambeth, il Patriarca di Mosca e di tutte le
Russie Alessio II ricorda l’enorme responsabilità di “scegliere tra norme morali bibliche
e tendenze che considerano il peccato e il generale permissivismo come manifestazioni
di amore e tolleranza”. Il Patriarca, che si riferisce al tema dell’omosessualità
al centro del dibattito nella Chiesa anglicana, auspica anche che “sia possibile mantenere
le relazioni” ecumeniche. Anche l’arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia,
Girolamo, si è augurato che “in occasione dell’Anno Paolino”, la Comunione anglicana
“rifletta sul grado in cui sia rimasta fedele o abbia deviato dagli insegnamenti e
dai principi paolini”. (A.L.)