Sulla GMG di Sydney, le riflessioni di mons. Bruno Forte e Salvatore Martinez
Al di là delle emozioni, la GMG di Sydney è stata per i giovani di tutto il mondo
soprattutto una grande occasione per approfondire la propria fede. Un aiuto fondamentale,
in tale direzione, è venuto dai discorsi del Papa. Interventi di grande densità che
sicuramente andranno ripresi e approfonditi dai ragazzi con i loro pastori. Alessandro
Gisotti ha raccolto la riflessione dell’arcivescovo Bruno Forte di ritorno
da Sydney:
R. – Nel
discorso della Veglia, che è stata una grande catechesi di spessore teologico profondo,
Papa Benedetto si è messo in gioco in prima persona, perché ha messo al centro della
sua riflessione la meditazione di Agostino. Ha detto chiaramente come nella sua vita
sia stato importante incontrarsi con dei grandi maestri spirituali che lo portassero
a vivere l’esperienza dello Spirito. Ora, questo messaggio che coinvolgeva in prima
persona il testimone, certamente non era un messaggio facile. Tutto questo doveva
passare, attraverso una catechesi, a centinaia di migliaia di giovani che venivano
da tutto il mondo. Alcuni mi dicevano che era un discorso che si doveva seguire con
grande concentrazione. E questo non è sempre facile nella grande massa delle persone.
Al di là di questa difficoltà obiettiva che nasceva dalla difficoltà della cosa, i
ragazzi coglievano però il fatto che quest’uomo si mettesse in gioco. Io ho notato
questo soprattutto in giovani di cultura anglosassone, che hanno sentito molto fortemente
la vicinanza di questo grande vecchio che parlava dalla sapienza del cuore. I ragazzi
lo amano!
D. – I giovani amano Benedetto XVI forse
anche perché li prende sul serio, non li sottovaluta...
R.
– Sì. Faccio l’esempio di un giovane inglese che ho incontrato in aeroporto, il quale
mi diceva che certamente seguire il discorso è stato impegnativo. Tuttavia, mi diceva,
questo discorso è importante per la sua vita, perché è il discorso di un Papa “che
non fa sconti sulla verità”. Mi confidava: “Noi giovani abbiamo bisogno di qualcuno
che ci dia dei riferimenti forti, una luce che illumini il nostro cammino e che sia
una luce affidabile”. Da questo punto di vista, certamente c’è nei giovani della nostra
epoca un bisogno di riferimenti forti, che diano sapore, senso alla vita e motivino
anche la passione di vivere.
D. – La GMG è un grande
avvenimento, ma ovviamente non è la tappa finale di un percorso, semmai la tappa intermedia.
Come i pastori possono dunque aiutare i giovani ad approfondire i temi sviluppati
a Sydney e, in particolare, quello fondamentale della Persona dello Spirito Santo?
R.
– La GMG è sempre più diventata un cammino che ha qualcosa di importante che lo precede
e qualcosa di importante che lo segue. Ciò che precede è il lavoro che si è fatto
nelle diocesi. Quelli che erano lì a Sydney erano motivati. Dalla Giornata parte,
però, un cammino successivo, che è quello che poi va fatto nelle diocesi. Io ho dato
il mandato ai miei giovani, chiedendo loro proprio di meditare su cosa lo Spirito
ha detto ai loro cuori e di prendere questo dono dello Spirito come una sorta di impegno
e di sfida da vivere poi nella vita diocesana, cammino che ci porti a vivere la vita
dello Spirito di cui in maniera molto bella il Papa ha parlato nell’omelia della Messa.
C’è, dunque, un cammino che ci aspetta, ma i giovani di Sydney, che hanno dimostrato
di arrivare motivati a questo incontro, credo siano affidabili e perciò possiamo pensare
ad un cammino che continuerà nelle chiese locali, preparandoci anche così alla grande
e successiva tappa internazionale, la Giornata mondiale dei giovani a Madrid nel 2011.
Per
una settimana, Sydney ha vissuto l’esperienza di una nuova Pentecoste. La GMG, incentrata
sul tema “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”
darà un rinnovato vigore ai giovani tornati a casa dopo questa straordinaria esperienza.
Ne è convinto Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito
Santo, intervistato da Fabio Colagrande:
R. – Intanto
vorrei dire che mai era capitato che in così breve tempo la persona dello Spirito
Santo venisse così fortemente ricordata, evocata, invocata e sperimentata. Il Papa
non si è smentito, perché nel messaggio che aveva inviato un anno fa ai giovani aveva
detto che bisognava prendere lucida coscienza della presenza e dell’azione dello Spirito
Santo. Il messaggio di Benedetto XVI nella veglia di sabato è di grandissima attualità
e di grandissima profondità. Ha ricordato il bisogno di armonia, di ordine, di non
rompere l’equilibrio sociale, l’integrità della persona umana, di non ridurre gli
orizzonti della verità, e lo ha fatto proprio indicando nella persona dello Spirito
Santo Colui che è capace di creare questa riconciliazione tra l’uomo e Dio. Ce è bisogno
- e i giovani di questo sono stati fortemente portatori a Sydney - c’è bisogno di
una generazione che non soltanto riscopra il valore della fede, ma che sia capace
di donarla, attraverso la creatività che proprio viene dallo Spirito.
D.
– Lo stesso Papa ha ricordato come i diversi modi attraverso i quali le Scritture
descrivono lo Spirito - il vento, il fuoco, il soffio – mostrano questa difficoltà
a comprenderlo in maniera profonda, a rappresentarlo. Perché, secondo lei, c’è questa
difficoltà?
R. – Intanto, il Santo Padre ci ha invitato
a riconoscere la vera identità dello Spirito Santo, ripartendo dalla Parola di Dio
e provando a cogliere la sua presenza, non soltanto nella storia della Salvezza, come
appunto la Bibbia è capace di testimoniarci, ma poi nella vita di ogni giorno. Lo
Spirito Santo è l’implicito del divino, che poi si esplicita nell’azione, nella vita
di ogni uomo. Quando vediamo vincere la paura, quando vediamo che la debolezza si
fa forza, quando vediamo che dinanzi alle sfide del nostro tempo ritroviamo forza,
non c’è dubbio che alleato dell’uomo, benefico amico dell’uomo, forza interiore che
lo spinge, è proprio lo Spirito Santo. L’amore si rende possibile anche nelle situazioni
più impensabili. La comunione si rende praticabile allorquando lo Spirito di divisione,
lo spirito di morte vorrebbe esaurirla e, dinanzi ai grandi miracoli che ancora accadono,
come il grande miracolo della gioia che ha invaso Sydney, chiedersi che cosa significa
tutto questo. All’origine della presenza e dell’azione dello Spirito e della Pentecoste
c’è sempre questa domanda. Quando l’ordine naturale è sconvolto, quando qualcosa di
sorprendente accade, bisogna chiedersi che cosa sta succedendo. Certamente, in quel
momento, è all’opera, è all’azione, lo Spirito Santo.
D.
– Lei in questo momento ci sta parlando da Sydney, qual è il suo bilancio della GMG?
R.
– Questo continente giovane ha riscoperto il vero elisir di giovinezza della storia,
che è la fede. Da 2000 anni l’umanità si dibatte nel tentativo di cancellare la presenza
di Cristo e Cristo risorge vivo nel volto di questi giovani, che hanno segnato questo
continente. Benedetto XVI mostra che la Chiesa è giovane, perché sa ripartire dai
giovani, perché sa indicare ragioni di vita e di speranza ai giovani. Ritorna ristorato,
rinfrancato dall’affetto che i giovani gli hanno mostrato e lascia un segno indelebile.