I genitori di Santa Teresa di Lisieux verso la Beatificazione
La diocesi francese di Bayeux-Lisieux è in festa e si prepara al 19 ottobre, giorno
in cui verranno beatificati Luigi e Zelía Martin, genitori di Santa Teresa di Lisieux,
Patrona delle Missioni e Dottore della Chiesa. Grazie all’intercessione dei due coniugi,
infatti, nel 2002 il piccolo Pietro Schilirò sopravvisse, appena nato, ad una grave
malformazione polmonare. Al microfono di Isabella Piro, ascoltiamo il vice
postulatore della causa di beatificazione dei coniugi Martin, il padre carmelitano
Antonio Sangalli:
R. – Io
conoscevo il papà e la mamma di Pietro, che erano chiamati a prendere la decisione
dura, difficile, di spegnere la macchina, che teneva in vita il loro bambino. Avevo
detto di pregare i genitori di Santa Teresa perché avevano perso 4 bambini dei 9 che
avevano avuto e che ci avrebbero senz’altro aiutati ad accogliere la volontà di Dio,
anche se questa era molto dura e difficile. Per cui abbiamo cominciato a pregare i
genitori di Santa Teresina per i genitori di Pietro perché non perdessero la fede.
D.
– Che tipo di genitori erano quelli di Teresa di Lisieux?
R.
– Non avremmo Santa Teresa di Gesù Bambino senza questi genitori. Sono stati non solo
una coppia che ha vissuto il matrimonio e la santità del sacramento matrimoniale,
ma erano anche impegnati nella ricerca della santità prima del matrimonio e singolarmente
come giovani. Trasmisero la fede ai figli, trasmisero l’impegno delle missioni, l’impegno
della preghiera, la vita dei sacramenti. E’ una cosa veramente ammirevole, la fede
di questi due genitori, l’amore che hanno avuto per la Chiesa, l’ascolto che questi
genitori prestavano alla dottrina, ai precetti della Chiesa. Teresa stessa parla del
papà e della mamma, definendoli i suoi incomparabili genitori. D.
– Furono anche genitori che attraversarono la grande sofferenza della perdita dei
figli. Quale insegnamento ci rimane di questa loro terribile esperienza?
R.
– L’insegnamento è stato proprio di accogliere la vita come dono di Dio, sapendo che
questi figli non appartenevano a loro, erano qualcosa da rioffrire, da ridonare al
Signore. I figli in questa famiglia non erano vissuti come una proprietà, come qualcosa
su cui riversare soltanto la propria affettività e poi averne un ritorno nella vecchiaia.
Li educarono tutti alla libertà, a scelte personali, nel massimo del rispetto e della
libertà appunto.
D. – I coniugi Martin sono anche
un esempio di amore coniugale; nel mondo di oggi sono quindi un modello importante…
R.
– L’amore coniugale che hanno vissuto questi coniugi intensamente ha molto da insegnare
oggi, se si pensa che per 10 mesi avevano vissuto l’inizio del loro matrimonio rispettando
la verginità. Non c’era una ripulsa verso la carnalità, verso la vita sessuale, ma
la vita sessuale era espressione dell’amore di Dio. Ognuno dei due coniugi cercava
Dio nell’altro, non cercava se stesso. Si amavano senza egoismo, senza ricerca di
amore di sé, nel puro amore disinteressato.
D. –
La famiglia Schilirò come ha accolto il miracolo che ha raggiunto Pietro?
R.
– L’hanno accolto come un dono eccessivo e gratuito da parte di Dio. Soprattutto sia
mamma che papà hanno sentito immediatamente di non meritarlo, di essere grati a un
dono di pura gratuità di Dio, ottenuto anche con il concorso della preghiera di tantissimi
amici. Ed i genitori si sono sempre sentiti, e si sentono, indegni di questo dono,
e vivono con tanta riconoscenza nei confronti del Signore.