Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 16.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui Gesù racconta una parabola sul regno dei cieli paragonandolo a un campo
in cui crescono il grano e la zizzania. A quanti chiedono di estirpare la zizzania,
il padrone del campo risponde che occorre attendere la mietitura: raccogliendo subito
la zizzania si rischierebbe infatti di sradicare anche il grano. Gesù quindi spiega:
“La
mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque
si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo …
Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi,
intenda!”
Sul significato di questo brano evangelico, ascoltiamo il commento
del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università
Lateranense:(musica)
Con
la parabola della zizzania il Signore ci offre una rivelazione (1) sull'origine del
male, (2) sulla condotta da tenersi nei suoi riguardi e (3) sulla sua fine. Il
cattivo seme, e la mala pianta che da esso si sviluppa, provengono dal «nemico» che
è il diavolo. Esso è seminato di notte, quando «tutti dormono». Il male infatti non
si può proporre alla luce del giorno, cioè, per quel che è, altrimenti nessuno lo
sceglierebbe. Occulta è l'azione, occulto è il seminatore («venne
...e se ne andò»), occulta è la natura effettiva di quel che viene seminato (la zizzania,
che noi latini chiamiamo 'loglio', ha uno stelo e una foglia quasi identici a quelli
del grano e solo alla maturazione del seme nero se ne distingue la specie). La
zizzania, come tutto ciò che è seminato dal «nemico», è inutile e la sua semina insensata.
Essa assume rilievo solo quale disturbo al buon seme. Così è del male in relazione
al bene e del falso in riferimento al vero. Altra caratteristica
fondamentale: il grano è grano fin dall'inizio e la zizzania è zizzania. Non c'è un
grano che diventi zizzania o viceversa. Anche quando la differenza risulta invisibile,
essa però, nella realtà, è presente, e quel che si manifesta alla fine, è proprio
quel che era già così dal principio. Il Giudizio non fa che confermare l'origine.
Così sarà per tutti i nostri atti. (musica)