Il Papa tra i giovani disagiati di un quartiere di Sydney: "solo Dio può dare senso
alla vita"
Le domande sul senso autentico del vivere sono state al centro dell’incontro che il
Papa ha avuto questa mattina con un gruppo di giovani disagiati della Comunità di
recupero dell’Università di Notre Dame di Sydney. L’incontro - che ha concluso la
giornata di Benedetto XVI nella città australiana - si è svolto nella chiesa del Sacro
Cuore dell’università. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Il Papa prega
con i giovani di un quartiere difficile di Sydney. Due ex tossicodipendenti danno
la loro testimonianza: raccontano come Cristo li abbia fatti uscire dall’inferno della
droga quando ormai avevano perso ogni speranza. In Australia, dietro la cortina del
benessere, si nascondono tanti problemi: la famiglia è sempre più in crisi, con un
aumento esponenziale delle separazioni e un drastico calo delle nascite, cresce l’uso
di droghe e alcool anche tra i minorenni mentre aumenta il triste fenomeno dei giovani
senza fissa dimora. Benedetto XVI, partendo dal nome del programma
seguito dalla Comunità di recupero, chiamato “Alive”, pone questa domanda: “What
does it really mean to be 'alive', to live life to the full?..." "Che
cosa vuole realmente dire essere ‘vivo’, vivere appieno la vita? È questo ciò che
tutti vogliamo, specialmente in gioventù, ed è questo che Cristo vuole per noi. Infatti,
egli ha detto: Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,
10). Ricorda quindi il comandamento dell’Antica Alleanza: “Ti ho posto
davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita,
perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua
voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita” (Dt 30, 19-20). "Si
tratta – ha spiegato – di adorare il vero Dio, l’unico che dona la vita, mentre i
falsi dei, di ieri come di oggi, portano la morte". E talora – ha proseguito il Papa
– “la gente adora 'altri dei' senza rendersene conto”: i beni materiali, quando vengono
idolatrati e non condivisi. L’amore possessivo, che manipola gli altri trattandoli
come oggetti per soddisfare i propri bisogni, e quell’approccio permissivo alla sessualità
che degrada la qualità delle relazioni umane. E infine il potere quando cerca di dominare
gli altri o di sfruttare l’ambiente naturale per i propri egoistici interessi: “The
cult of material possessions, the cult of possessive …" "Il
culto dei beni materiali, il culto dell’amore possessivo e il culto del potere spesso
portano la gente a 'comportarsi da Dio': cercare di assumere il controllo totale,
senza prestare nessuna attenzione alla sapienza o ai comandamenti che Dio ci ha fatto
conoscere. Questa è la via che conduce alla morte. Al contrario, l’adorazione dell’unico
vero Dio vuol dire riconoscere in lui la sorgente di tutto ciò che è bene, affidare
noi stessi a lui, aprirci alla forza risanatrice della sua grazia e obbedire ai suoi
comandamenti: questa è la via per scegliere la vita”. Il Papa
presenta ai giovani l’esempio del figliol prodigo. Ha seguito i piaceri illusori promessi
dai falsi “dei”. Ha toccato il fondo, affamato e abbandonato da tutti. Ha compreso
l’inganno, ha imparato l’umiltà chiedendo perdono al padre che non ha mai cessato
di amarlo. Benedetto XVI ricorda che “in tutti i Vangeli, sono coloro che hanno operato
scelte sbagliate ad essere particolarmente amati da Gesù, perché, quando si sono resi
conto del loro errore, si sono aperti più degli altri alla sua parola risanatrice”
e al “suo amore incondizionato”. Nonostante le critiche dei sedicenti giusti contro
Gesù, hanno conosciuto il vero amore, hanno compreso che “amare è ciò per cui siamo
programmati, ciò per cui siamo stati progettati dal Creatore”. “Dear
friends, I see you as ambassadors of hope … Il Papa invita i giovani
che sono usciti da situazioni di disagio a diventare “ambasciatori di speranza” presso
i loro coetanei, a testimoniare con l’esperienza che è nella profonda amicizia con
Gesù che si trova la pienezza della vita: "in questo amore si scopre cosa voglia dire
essere realmente vivi".