2008-07-18 14:57:28

Conferenza di Lambeth: appello all'unità dell'arcivescovo di Canterbury


Prosegue a Canterbury, in Inghilterra, la Conferenza di Lambeth, l’incontro decennale di tutti i vescovi anglicani del mondo. Il primate della Comunione anglicana, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, ha aperto l’importante assise con un accorato appello all’unità. L'evento, inaugurato mercoledì scorso, si concluderà il 3 agosto. Sul clima che si sta vivendo alla Conferenza di Lambeth ascoltiamo l’inviato di Avvenire Andrea Galli, al microfono di Sergio Centofanti: RealAudioMP3

 
R. – Direi che è un clima abbastanza difficile, nel senso che le posizioni divergenti sui temi di cui si è parlato molto in questi giorni, cioè l’ordinazione delle donne alla carica episcopale e l’ordinazione di omosessuali dichiarati, le posizioni sono molto dure. Quindi, si profila un muro contro muro, con due fazioni che si contendono la decisione ultima su questi temi. Anche se si prevede che da questa Conferenza di Lambeth forse non usciranno delle dichiarazioni o delle prese di posizione ufficiali nette.

 
D. – Qual è il messaggio che ha voluto lanciare l’arcivescovo di Canterbury in apertura della Conferenza?

 
R. – Ieri, l’arcivescovo ha tenuto un paio di meditazioni nella Cattedrale di Canterbury. In sostanza, ha fatto un appello all’unità, alla pacificazione, all’evitare contrapposizioni frontali, anche se il tutto è stato abbastanza ignorato perchè sono venute nei giorni scorsi, ed anche ieri, dichiarazioni da parte dei vescovi sia africani che americani molto dure. Per esempio, l’arcivescovo di Washington, John Chane, ha attaccato duramente la fazione cosiddetta conservatrice, parlando addirittura di posizioni demoniache, quindi con toni durissimi.

 
D. – La questione dell’autorità è tra i temi al centro della Conferenza di Lambeth. Si cerca di individuare un modo per evitare rotture all’interno della Comunione anglicana…

 
R. – Sì, esatto. Si pensa che la proposta che farà Rowan Williams alla fine di questa Conferenza di Lambeth sarà un cosiddetto “covenant”, cioè un patto, una sorta di proposta per salvare l’unità della Comunione anglicana. Un patto che, però, pare vada nella direzione di una specie di moratoria delle ordinazioni più problematiche. Questo non dovrebbe risolvere molto la situazione. Anzi, da questo punto di vista i pareri degli osservatori specialisti interni al mondo anglicano sono piuttosto scettici, nel senso che la fazione cosiddetta liberal, che viene identificata molto con l’episcopato episcopaliano, quello americano, è molto determinata a portare a casa i propri obiettivi, cioè la piena legittimazione delle ordinazioni femminili e di omosessuali. E’ molto determinata. Così come d’altra parte tutta questa realtà in prevalenza africana, ma non solo, che si oppone a questo tipo di decisione, è altrettanto decisa a non cedere su questi punti. In particolare, il primate della Chiesa nigeriana, Peter Akinola, che è diventato uno dei leader di questo movimento che contesta le ultime decisioni della Chiesa d’Inghilterra, ha dichiarato che non è disposto ad alcun passo indietro su questi temi. Questa è un po’ la punta di un iceberg. In realtà, il dibattito, a livello teologico, verte molto su un’accusa che viene fatta all’episcopato, soprattutto europeo e nordamericano, di cedere alla mentalità secolarizzata europea ed americana. Contro questa mentalità viene ricordato come il vero anglicanesimo dovrebbe rimanere saldo e fedele al dettato biblico e non cedere alla mentalità corrente, alla mentalità secolarizzata della civiltà occidentale odierna.







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