L'integrazione dei minori nomadi in Italia al centro di un incontro alla sede UNICEF
con il ministro Maroni
Collaborare per promuovere politiche di tutela sociale, inclusione ed educazione dei
minori nomadi in Italia. Con questo obiettivo si è tenuto, ieri, un incontro presso
la sede romana dell’UNICEF tra il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e oltre 30
associazioni in difesa dei minori, sul “Pacchetto Sicurezza”. C’era per noi Claudia
Di Lorenzi:
Garantire
la sicurezza nei campi nomadi e promuovere la tutela e l’integrazione dei minori stranieri
in Italia. Questi i punti che hanno trovato d’accordo, ieri a Roma, il ministro dell’Interno,
Roberto Maroni,ed oltre 30 associazioni
in difesa dei minori, in un incontro sul “Pacchetto Sicurezza”. Un tavolo interassociativo,
che ha posto l’accento sulla necessità di abbandonare i provvedimenti d’emergenza
sulle problematiche minorili per dare spazio ad interventi legislativi ordinari. E
sull’approvazione dell’emendamento che estende a tutti i cittadini italiani l’obbligo
del rilevamento delle impronte digitali ecco la riflessione del ministro Maroni: “Il
Parlamento ha esteso a tutti una misura che noi abbiamo previsto per i campi nomadi,
confermando che questa è una strada giusta, che prendere le impronte, e comunque rilevare
l’identità, è una questione che garantisce i più alti livelli di sicurezza. I fronti
sono tanti: c’è anche un’azione per porre fine a quello scempio che sono i campi nomadi
abusivi dove non si vive in condizioni umane.” E a chiedere
politiche integrate che favoriscano la tutela e l’inserimento dei minori nomadi in
Italia è intervenuto il presidente di UNICEF Italia, Vincenzo Spadafora: “La
nostra sollecitazione di riprendere il piano nazionale per l’infanzia, che per l'Italia
è fermo al 2004, è uno dei primi obiettivi. Ci sono alcuni elementi molto specifici
all’interno del "Pacchetto sicurezza", cito i due che ci preoccupano di più: l’espulsione
dei bambini extracomunitari e la decadenza automatica della patria potestà del genitore.
Anche perché ci sono dei casi in cui i bambini sono costretti ad alcuni atti da organizzazioni
criminali, e quindi in quel caso bisognerebbe incentivare la lotta all’accattonaggio,
e ci sono dei casi dove purtroppo i bambini sono anche costretti a compiere certi
atti per magari sostenere la loro famiglia. Anche in questo caso bisogna prevedere
misure di sostegno e di integrazione dei bambini". Più utile
- ha concluso Spadafora - sarebbe destinare le risorse disponibili alla formazione
del personale che si occupa dei minori alla scolarizzazione e all’accesso alle cure
sanitarie.