Le suore che assistono Eluana lanciano un appello al padre: "Lasci sua figlia a noi"
Con profonda comprensione per il dolore di Beppino Englaro, le Suore Misericordine
lanciano un accorato appello al padre di Eluana chiedendo di “non uccidere la speranza”.
“La sua vita – dice suor Albina Corti, responsabile della clinica “Beato Luigi Talamoni”
dove la giovane è ricoverata – è un mistero, ma continua”. L’impressione – aggiunge
– è che Eluana, in stato vegetativo da 16 anni, avverta qualcosa. Ad un altro appello,
quello lanciato dall’associazione Scienza & Vita per evitare che una sentenza decreti
la morte di Eluana, si unisce intanto anche un gruppo di neurologi. In una lettera,
rivolta alle massime istituzioni italiane, sottolineano che “il paziente in stato
vegetativo non necessita di alcuna macchina per continuare a vivere, non è attaccato
ad alcuna spina”. “Non è un malato in coma, né un malato terminale – scrivono i neurologi
- ma un grave disabile che richiede solo un’accurata assistenza di base”. Eluana è
alimentata solo di notte con il sondino e vive senza l’ausilio del medico. A questo
parere si aggiunge il pensiero di chi ha sperimentato indicibili sofferenze: Salvatore
Crisafulli, uscito nel 2005 da due anni di coma, racconta che durante il suo stato,
definito allora permanente, avvertiva la fame e la sete, capiva quello che gli succedeva
intorno e sentiva dire dai medici che la sua morte sarebbe stata questione di tempo.
Oggi afferma che se applicata, la sentenza della Corte di appello di Milano, può dare
inizio alla “nuova era dell’eutanasia con l’eliminazione di tutti i disabili gravissimi
che aspettano e sperano anche nella scienza”. (A cura di Amedeo Lomonaco)