Internet e minori: crescono gli abusi. L’Unione Europea lancia un programma di prevenzione
Negli ultimi dieci anni il numero dei siti on line pedopornografici si è moltiplicato
del 1500 %. Di fronte a questo dato e ad altri fenomeni di abusi nel rapporto tra
internet e minori, l’Unione Europea stanzia 55 milioni di euro per un programma di
prevenzione. Ad annunciarlo è stata Roberta Angelilli, relatore del Parlamento
europeo sul Programma comunitario per la protezione dei minori che usano internet
e altre tecnologie della comunicazione, in una conferenza stampa, stamane a Roma,
insieme con il direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni della
Polizia di Stato italiana, Domenico Vulpiani. Ma non c’è solo la pedopornografia,
spiega nell’intervista di Fausta Speranza Roberta Angelilli:
R. - Non
c’è soltanto la pedopornografia, che io voglio considerare come la punta dell’iceberg.
Ci sono nuovi fenomeni come il cyber-bullismo, quindi una serie di molestie, di intimidazioni,
di minacce che avvengono sulla rete utilizzando Sms, Mms, riversando su Youtube video
“artigianali” ma che però rappresentano per la vittima della molestia un sopruso continuativo,
24 ore su 24, vero e proprio. Abbiamo il nuovo fenomeno del “grooming”, in inglese
“groom” significa prendersi cura, curare, porre attenzione: l’adulto non fa una richiesta
specifica di tipo sessuale, ma stabilisce una manipolazione psicologica che porta
in un tempo anche abbastanza lungo a determinare un rapporto di confidenza, di amicizia,
di solidarietà e di complicità tra l’adulto e il minore, fino a quando il minore si
sente così a suo agio che accetta l’incontro, l’incontro fatale, da cui poi scaturisce
l’abuso vero e proprio. Quando il minore viene sollecitato direttamente, quindi quando
l’adulto fa l’adescamento esplicito, non sempre ma in alcuni casi il bambino riferisce
ai genitori, agli amici, all’insegnante, si confida con qualcuno. Quando invece si
instaura questa lunga complicità fatta di tanti piccoli gesti di affetto, di attenzione,
regali, allora il bambino non percepisce la gravità del problema, non lo dice a nessuno,
è il suo piccolo segreto, il suo bel segreto, e casca nella rete del pedofilo in maniera
irreversibile.
D. - La risposta dell’Europa di fronte
a tutto questo?
R. - Coinvolgere non solo i minori
ma le scuole, i genitori, colmare il cosiddetto “divario tecnologico generazionale”.
Sappiamo che i bambini a 5, 6, 7 anni cominciano a navigare in rete con grande familiarità
e i loro genitori, magari soltanto trentenni, non sanno accendere un computer e talvolta
non sanno neanche mandare degli Sms. Quindi, partecipazione, informazione come obiettivo
primario perché l’obiettivo è la prevenzione. Certo, quando c’è un abuso bisogna agire,
individuare il colpevole, il responsabile, la legge ovviamente deve fare la sua parte
così come la polizia, ma quando l’abuso è consumato il minore è segnato a vita: bisogna
intervenire prima.