Sempre più numerosi gli appelli per evitare che una sentenza spenga la vita di Eluana
Englaro
Si moltiplicano, in Italia, le adesioni all'appello dell’associazione Scienza & Vita
per evitare che una sentenza decreti la morte di Eluana Englaro, la giovane in stato
vegetativo da 16 anni in seguito ad un incidente. La Corte d’Appello di Milano ha
autorizzato il padre di Eluana a sospendere il trattamento di alimentazione e idratazione
della figlia. Oltre a tante associazioni e movimenti ecclesiali e a personalità del
mondo laico si aggiunge oggi l'appello di 35 neurologi alle massime cariche dello
Stato. Numerose, intanto, in tutto il Paese le veglie di preghiera per la giovane.
Ascoltiamo, al microfono di Emanuela Campanile, la riflessione della dottoressa
Maria Luisa Di Pietro, presidente di Scienza & Vita:
R. – La situazione
di Eluana Englaro è quella di una paziente in stato vegetativo e quindi non è né un
malato terminale né un paziente in coma e tanto meno non è una persona già morta.
Si tratta di una situazione di grave disabilità, in cui l’abilità che manca è la capacità
di relazione: è da vedere qui se è la paziente che non riesce a relazionarsi con
noi o piuttosto noi che non abbiamo gli strumenti per relazionarci con la paziente.
Si tratta, quindi, di una situazione in cui la persona ha soltanto bisogno di essere
alimentata, idratata, di cure igieniche e di riabilitazione. Non è attaccata ad un
respiratore e, quindi, non si tratta assolutamente di staccare una spina. Quello che
è stato anzi deciso per sentenza dai giudici è di sospendere l’alimentazione e l’idratazione,
condannando così Eluana, che – a detta del suo medico curante – è una persona perfettamente
sana fisicamente, ad una morte atroce per fame e per sete. Una morte per la quale
saranno necessari almeno 14 giorni, nei quali si spegnerà lentamente e lentamente
si allontanerà dalla vita. Ciò che viene fatto, tra l’altro su una persona che si
dice non proverà sofferenza, anche se questo è tutto da provare, è veramente la legittimazione
di un vero e proprio omicidio, perchè se come si sostiene non c’è neanche sofferenza
– il che non è sicuro – allora non c’è neanche l’ipocrita scusante dell’eutanasia.
Sappiamo, infatti, che l’eutanasia – in maniera ipocrita – viene considerato un modo
per eliminare la sofferenza, eliminando il sofferente. Qui si sta legittimando veramente
un omicidio! Allora la domanda di fondo è: a chi dà fastidio Eluana Englaro? A chi
fa paura? Da qui l’appello di Scienza e Vita. Scienza e Vita vuole mobilitare tutte
le coscienze affinché questa sentenza che appare una sentenza di morte diventi un
appello per la vita. Un appello di risposta e soprattutto il grido di una volontà
da parte di coloro che vogliono prendersi cura dei più fragili, dei più innocenti
esseri umani, che in questo caso hanno una sola colpa: non possono chiedere agli altri
aiuto, non possono chiedere agli altri di essere accompagnati e di essere accuditi.