2008-07-13 14:37:48

La solidarietà della Chiesa alla gente impiegata nei porti o sulle navi al centro delle inziative della "Domenica del mare". Intervista con mons. Agostino Marchetto


La speranza cristiana testimoniata, in spirito e concretezza, ai marittimi di ogni categoria: dai pescatori al personale impiegato nei porti a quello sulle navi da crociera. E' questo il senso della “Domenica del Mare” che si celebra oggi in molti Paesi. Per l’Apostolato del Mare, si tratta di un’occasione per riflettere sulle questioni che i marittimi devono quotidianamente affrontare e di ribadire con loro l’impegno alla solidarietà. Al microfono di Giovanni Peduto, ne parla l'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti:RealAudioMP3
 
R. - Si tratta di un'occasione per prendere coscienza, a livello universale, dell'importanza che questo settore riveste nelle nostre vite di ogni giorno e per ringraziare i lavoratori del mare per il grande contributo apportato al nostro benessere. In effetti, il trasporto del 95% delle necessità in petrolio, alimentazione e altri beni essenziali si effettua per mare. Ciònonostante, i marittimi sono lavoratori "invisibili", isolati nella zona portuale, dove fanno scali brevi, che a volte durano meno di 12 ore, prima di riprendere il mare per settimane di navigazione. Arrivano e ripartono senza che coloro che sono lontani dai porti lo sappiano o li vedano. La Chiesa ha affidato all'Apostolato del Mare la missione di incontrarli e di testimoniare la sua sollecitudine pastorale, offrendo loro un sostegno spirituale e materiale.

 
D. - Quali sono i problemi che i marittimi devono affrontare?

 
R. - Nel Messaggio che il nostro Pontificio Consiglio ha inviato al mondo marittimo per l'occasione, si lancia in special modo un grido d'allarme sulla situazione della pesca internazionale, che è in crisi un po' ovunque. Si tratta di segnali che annunciano una crisi ancor più grande, se non verrà fatto nulla per affrontare la situazione. Ad essere in pericolo è tutto un modo di vita, è l'equilibrio alimentare, e a pagarne le conseguenze più gravi saranno, come sempre, le popolazioni dei Paesi poveri. Nel nostro Messaggio, si menziona anche la pirateria, flagello che si pensava scomparso ma che è riemerso con violenza in alcune regioni del mondo. Questi pirati dei tempi moderni mettono quotidianamente a rischio la vita dei marittimi e la sicurezza delle navi. Non dimentichiamo, poi, che la professione marittima è tra le più pericolose al mondo. Proprio nelle scorse settimane, un traghetto si è inabissato durante una tempesta nelle Filippine e si contano, purtroppo, centinaia di scomparsi.

 
D. - Cosa si può fare per influire su questa situazione preoccupante e sostenere i marittimi e le loro famiglie?

 
R. - Nel 2006 e nel 2007, l'Organizzazione internazionale del turismo (OIT) ha adottato due importanti Convenzioni in favore dei marittimi e dei pescatori. Questi nuovi strumenti offrono un'opportunità eccezionale ed un eccellente quadro giuridico per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di chi è impegnato in questi settori. Dopo l'adozione delle Convenzioni, è importante incoraggiare i governi a ratificarle e a legiferare di conseguenza. Finché ciò non avverrà, la legislazione resterà lettera morta e non potrà apportare un vero progresso alla vita di milioni di marittimi e di pescatori, con le loro famiglie. Con Papa Benedetto XVI, noi crediamo che "la grande sfida oggi [sia] 'globalizzare' non solo gli interessi economici e commerciali, ma anche le attese di solidarietà". Il ruolo dell'Apostolato del Mare è quello di essere, attraverso le centinaia di suoi cappellani, di operatori pastorali e volontari, il segno concreto di questa solidarietà della Chiesa universale e locale nel mondo marittimo. La prossima "Domenica del Mare" sia anche per essi un incoraggiamento a proseguire il loro impegno apostolico in questo spesso difficile ed emarginato settore.







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