A Genova, i giovani del “Movimento dei Focolari” aiutano le famiglie in difficoltà.
La testimonianza di Fabio Figurella
Portare la gioia della speranza nei vicoli di un quartiere difficile di Genova, segnato
da violenza e povertà: è l’impegno dei giovani del “Movimento dei Focolari” che, con
amore e coraggio, stanno cambiando la vita di molte famiglie di via Pré. Un’iniziativa,
ormai consolidata negli anni, che ha vinto paure e pregiudizi, come racconta il focolarino
genovese, Fabio Figurella, intervistato da Alessandro Gisotti:
(musica)
R.
- L’iniziativa nasce circa 25 anni fa da un gruppo di volontari del Movimento dei
Focolari, che decisero proprio in via Pré, in questa zona del centro storico, di costituire
questa associazione per aiutare le famiglie nel bisogno. Negli anni la situazione
è cambiata. Adesso, il 90 per cento dei nostri assistiti sono extracomunitari o comunque
famiglie in gravi condizioni di disagio. Pian piano, siamo entrati nelle storie familiari
e siamo arrivati ai bambini senza genitori, a quelli che subiscono violenze, a tutta
una serie di problematiche sociali molto gravi ed evidenti. Da un paio di anni, abbiamo
deciso proprio di occuparci di questi ragazzi. Con i piccolini è un po’ più semplice,
perché andiamo al cuore dei problemi e quindi basta il doposcuola, basta farli giocare...
Gli adolescenti sono deviati verso cose molto più gravi, quali la droga, la prostituzione,
delle quali è difficile occuparsi.
D. - Quale risposta
hanno dato o stanno dando questi giovani del quartiere alla vostra iniziativa?
R.
- I primi tempi sembrava quasi una "barzelletta". Andavamo nelle case e la gente ci
sputava addosso, perché i genitori di questi bambini sono comunque di un livello sociale
molto basso; tanti sono spacciatori, delinquenti. Quindi, il fatto di entrare nelle
loro case era considerato quasi un’onta. Poi pian piano, hanno visto che noi in realtà
intendevamo solo voler bene ai loro figli, toglierli dalla strada, aiutarli a crescere,
e allora siamo riusciti ad entrare nel cuore di queste famiglie. Adesso, quando camminiamo
nei vicoli ci conoscono tutti e ci salutano tutti.
D.
- C’è una storia positiva, di speranza, che secondo te riassume il significato ed
anche i frutti del lavoro svolto dai giovani focolari a via Pré?
R.
- Quella che più mi piace raccontare è quella di una ragazzina che abbiamo seguito
fin da quando è arrivata qui in Italia, con tutta una serie di problemi evidentissimi
di fragilità familiare. E’ stata affidata dal Tribunale dei minori a me e a mia moglie
come famiglia. L’abbiamo tenuta due-tre mesi in casa. Era finita nel tunnel della
droga ad appena 15 anni. E ad un certo punto, quando viveva a casa nostra, l’hanno
arrestata per spaccio. Noi avevamo provato a volerle bene, ma lei non era riuscita
a staccarsi da quel mondo. L’abbiamo seguita con un nostro legale e adesso è stata
condannata a stare un anno in comunità. L’altro giorno sono riuscito a vederla e la
cosa più bella è che adesso vuole battezzarsi. Una sua frase mi ha molto colpito:
“Se mi battezzo, Dio mi perdonerà dei peccati che ho fatto”. Questo ci è sembrato
un segno veramente importante di come l’amore che noi riusciamo a dare in questi vicoli
alla lunga paga sempre.