E’ l’amore di Dio la fonte della missione: lo dice il Papa nel Messaggio per l'82.ma
Giornata missionaria mondiale: "Servi e apostoli di Cristo Gesù"
“La missione è questione d’amore”: è quanto sottolinea Benedetto XVI nel Messaggio
per l’82.ma Giornata Missionaria Mondiale, che quest’anno si celebra domenica 19 ottobre
sul tema "Servi e apostoli di Cristo Gesù". Proprio l’amore di Cristo, evidenzia il
Papa, dona quella speranza che l’umanità di oggi va ricercando tra mille difficoltà
e inquietudini. Nel documento, pubblicato stamani, il Pontefice si sofferma, in particolare,
sull’attualità della figura di San Paolo, infaticabile missionario, che anche oggi
ci spinge ad annunciare il Vangelo per le vie del mondo. Il servizio di Alessandro
Gisotti: “Guardando
all’esperienza di San Paolo, comprendiamo che l’attività missionaria è risposta all’amore
con cui Dio ci ama”: è la riflessione di Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Giornata
missionaria mondiale, che richiama l'esempio dell'Apostolo delle Genti. Il Papa sottolinea
che l’Anno Paolino rappresenta per tutti i fedeli un’opportunità “per propagare fino
agli estremi confini del mondo l’annuncio del Vangelo”. E ribadisce che il “mandato
missionario continua ad essere una priorità assoluta per tutti i battezzati”. La missione,
afferma il Papa, “è questione d’amore”. E’ l’amore di Dio, infatti, che “ci redime
e ci sprona verso la missio ad gentes; è l’energia spirituale capace di far
crescere nella famiglia umana l’armonia, la giustizia, la comunione tra le persone,
le razze e i popoli, a cui tutti aspirano”. E’ Dio che è amore, prosegue il messaggio,
“a condurre la Chiesa verso le frontiere dell’umanità”. E avverte che “solo da questa
fonte si possono attingere l’attenzione, la tenerezza, la compassione, l’accoglienza,
la disponibilità, l’interessamento ai problemi della gente, e quelle altre virtù necessarie
ai messaggeri del Vangelo per lasciare tutto e dedicarsi completamente e incondizionatamente
a spargere nel mondo il profumo della carità di Cristo”. Come
San Paolo ci insegna, prosegue, è dunque “impellente per tutti annunciare Cristo e
il suo messaggio salvifico”. Ancor più nel mondo di oggi, rileva il Papa in cui “l’umanità
ha bisogno di essere liberata e redenta”. Il panorama internazionale, si legge nel
messaggio, “offre alla nostra attenzione alcune forti preoccupazioni per quanto concerne
il futuro stesso dell’uomo”. La violenza, “in non pochi casi, segna le relazioni tra
gli individui e i popoli; la povertà opprime milioni di abitanti; le discriminazioni
e talora persino le persecuzioni per motivi razziali, culturali e religiosi, spingono
tante persone a fuggire dai loro Paesi per cercare altrove rifugio e protezione”.
Ancora, Benedetto XVI nota che “il progresso tecnologico, quando non è finalizzato
alla dignità e al bene dell’uomo né ordinato ad uno sviluppo solidale, perde la sua
potenzialità di fattore di speranza e rischia anzi di acuire squilibri e ingiustizie
già esistenti”. E non manca di mettere l’accento sulla “costante minaccia per quanto
riguarda il rapporto uomo-ambiente dovuto all’uso indiscriminato delle risorse, con
ripercussioni sulla stessa salute fisica e mentale dell’essere umano”. Il futuro dell’uomo,
scrive con rammarico il Papa, “è poi posto a rischio dagli attentati alla sua vita,
attentati che assumono varie forme e modalità”.
Di
fronte a questo scenario, però, non bisogna scoraggiarsi. I credenti sanno infatti
che Cristo è “il nostro futuro” e il suo Vangelo “cambia la vita, dona la speranza,
spalanca la porta oscura del tempo e illumina il futuro dell’umanità e dell’universo”.
San Paolo, ribadisce, aveva ben compreso che “solo in Cristo l’umanità può trovare
redenzione e speranza”. Ecco perché anche oggi resta “necessaria e urgente la prima
evangelizzazione in non poche regioni del mondo”. “Nessuna ragione - avverte - può
giustificare un rallentamento o una stasi”, poiché l’evangelizzazione costituisce
“la vita e la missione essenziale della Chiesa”. Il Papa esprime apprezzamento per
il contributo delle Pontificie Opere Missionarie all’azione evangelizzatrice della
Chiesa ed invita i vescovi ad essere “generosi pastori ed entusiasti evangelizzatori”.
Un compito, aggiunge, a cui sono chiamati, “in maniera sempre più rilevante”, anche
i fedeli laici che operano nei diversi ambiti della società. Infine, l’esortazione
del Papa a prendere il largo “nel vasto mare del mondo”, rammentando con San Paolo
che predicare il Vangelo non è un vanto, “ma un compito e una gioia”.