2008-07-10 14:26:28

Due giorni alla partenza di Benedetto XVI per l'Australia. A Sydney, sempre più numerosi gli arrivi dei giovani. Interviste con mons. Filippo Santoro e Salvatore Martinez


Meno di 48 ore separano Benedetto XVI dall’inizio del suo nono viaggio apostolico, il più lungo del Pontificato, che porterà il Papa a sostare per una decina di giorni nella lontana Australia. Come è noto, il Pontefice osserverà alcuni giorni di riposo in privato, prima di immergersi nella folla di ragazzi e ragazze che con lui daranno vita alla 23.ma Giornata mondiale della gioventù di Sydney. Ma già da qualche giorno, la metropoli australiana è divenuta epicentro di arrivi, incontri, iniziative, mentre i vari gruppi nazionali cominciano a dislocarsi nei settori loro assegnati. Per il punto sulla situazione, ci riferisce da Sydney l’inviato del quotidiano Avvenire, Mimmo Muolo:RealAudioMP3

Sydney si colora di Giornata mondiale della Gioventù. Il logo ufficiale giallo e rosso campeggia ormai dappertutto e da ieri contribuiscono a diffonderlo anche i sempre più nutriti gruppi di giovani pellegrini che - con le sacche bicolore distribuite loro dagli organizzatori - girano per la città, suscitando la curiosità dei passanti. Anche i giornali locali, messe un po’ da parte le polemiche sui costi dell’evento, dedicano finalmente un po’ di spazio ai ragazzi in arrivo da tutto il mondo. La metropoli australiana si prepara così all’incontro con il Papa e mette in campo una serie di appuntamenti, religiosi e culturali insieme, che servono da apripista rispetto al programma principale. Domani, saranno portate in Cattedrale le reliquie del Beato Piergiorgio Frassati, mentre sabato prossimo i pugliesi di Sydney organizzano una festa in onore degli italiani giunti fin qui. E poi, a partire da domenica 30, grandi raduni che coinvolgono comunità nazionali (i maroniti, gli americani, i francesi, le giovani Chiese dell’Asia) o gruppi, associazioni e movimenti come i neocatecumenali, gli amici dei francescani, gruppi di spiritualità ignaziana, scalabriniani e altri. Particolarmente attesa la festa “Viva Agorà” organizzata dal Servizio di pastorale giovanile della CEI per il 16 luglio. Ma mai come in questa occasione la GMG parlerà tante lingue diverse. Per esprimere comunque la stessa e unica fede in Cristo.

La GMG come “una grande opportunità” e “una risposta alle domande dei giovani”. La vede così il cardinale arcivescovo di Sydney, George Pell, che si è soffermato a parlare di questa lunga vigilia che la sua città sta vivendo in attesa che il raduno cominci ufficialmente. In una intervista all'agenzia Fides, il porporato ha detto di sperare Spero che “la fede dei nostri giovani, e dei giovani di tutto il mondo” possa uscire “rafforzata” dalla GMG e i ragazzi “possano riconoscere Cristo come centro della loro vita”. Un auspicio condiviso anche da mons. Filippo Santoro, vescovo della diocesi brasiliana di Petropolis, in procinto di partire per l’Australia. Il suo pensiero è stato raccolto da Cristiane Murray, della redazione brasiliana della nostra emittente:RealAudioMP3

R. - La mia diocesi di Petrópolis non è molto grande secondo le proporzioni del Brasile, però da noi vengono 30 giovani che partecipano a questo momento con me e, viste tutte le difficoltà economiche e la distanza, è da considerarsi un bel numero. Nell'insieme, dal Brasile parteciperà più di un migliaio di giovani per cui la speranza di un incontro bello, grande, che poi rifluisca in tutto il Brasile, è grande e straordinaria. Perciò siamo molto contenti di questo momento. E poi, oltre ad accompagnare i miei giovani di Petrópolis, mi è stata chiesto di tenere una catechesi ad un gruppo di giovani: credo che la terrò ai giovani di Trento, e sarà un momento preparatorio molto bello, di dialogo, tra i vescovi, i pastori, e i giovani. Anche a Toronto e a Colonia ci fu un momento di incontro molto bello. Ho questa grazia di poterlo fare in portoghese e in italiano ed è un’esperienza unica, in cui si sperimenta la bellezza della Chiesa, la bellezza della comunione col Signore, in questa prospettiva missionaria che Papa Benedetto XVI ci indica.

 
Canti e qualche passo di danza ai gate d'imbarco. Questo il colpo d'occhio che presentava questa mattina l'aeroporto romano di Fiumicino, dove le ultime ore hanno visto un intensificarsi delle partenze verso Sydney da tutta Italia. Tra i numerosi gruppi e Movimenti che saranno rappresentati alla GMG australiana, figura anche il Rinnovamento nello Spirito Santo, con circa 500 giovani. Isabella Piro ha chiesto al presidente del Movimento, Salvatore Martinez, cosa ha spinto questi ragazzi a una trasferta così impegnativa:RealAudioMP3

R. - Li spinge il medesimo desiderio di sempre, perché la fede è un incontro, la fede non conosce confini, e la fede è questa esperienza sensibile di amicizia che spinge anche là dove le convenzioni umane, i ragionamenti umani, potrebbero scoraggiare. I giovani sono portatori di questa disponibilità interiore che va continuamente riscoperta e, direi, anche enfatizzata perché c’è in questo nostro tempo una sana gioventù che ci mostra possibilità nuove per la nostra fede. Quindi, i giovani sono portatori di questo desiderio, e ciò fa bene, soprattutto alla nostra Europa, alla nostra Italia, che sembrano invecchiare soprattutto nel desiderio, perché il cristianesimo è, prima di tutto, desiderio di Dio.

 
D. - In attesa dell’inizio della GMG vera e propria, voi a Brisbane avete organizzato il Festival Yai. Di cosa si tratta esattamente?

 
R. - “Yai” sta per “Youth Arise International”. Potremmo dire, traducendo così, liberamente: “Giovani di tutto il mondo, alzatevi!” Direi quanto bisogno c’è, in questo nostro tempo, di riannunciare le ragioni di vita, le ragioni di speranza che sono le ragioni universali, come la nostra fede che è cattolica. L’intuizione di Yai sta tutta qui: il desiderio di radunare i giovani da tutto il mondo e, in modo particolare, i giovani che provengono da Paesi nei quali è difficile professare la fede, perché c’è una persecuzione attiva verso i cristiani. Parlo del Medio Oriente, parlo dell’Estremo Oriente. Lo scopo di Yai è quello di preparare i giovani all’evangelizzazione.

 
D. - Nell’ambito del Festival di Yai, grande importanza ha il dialogo interreligioso...

 
R. - Sì, reimparare l’arte del dialogo è fondamentale. Il metodo che usiamo è innanzitutto quello della preghiera, perché chi sa parlare con Dio sa anche parlare agli uomini, e chi sa parlare al Dio degli uomini saprà anche parlare di Dio agli uomini. Questo credo sia un criterio infallibile per educare i giovani all’arte del dialogo, ma poi bisogna capire come nelle diverse culture si possa trasmettere la fede, che non è una cultura tra le altre ma è un pensiero che le può fecondare.

 
D. - Quale atmosfera si respira in Australia, in questo continente agli antipodi?

 
R. - C’è un grande fermento. I nostri amici, qui delle città principali, stanno facendo un grande lavoro, coinvolgendo tante famiglie che riscoprono il dono prezioso dell’ospitalità. Riscoprono in questi giovani i figli che avrebbero voluto perché, in molti casi, i loro figli hanno abbandonato la fede, o, essendosi ormai acculturati, hanno perduto anche il bene della lingua italiana. Pertanto, ospitare i nostri ragazzi, è per loro non soltanto un tuffo nel passato, ma anche nel futuro che vorrebbero. Certamente, in questi giorni, si stanno creando dei gemellaggi straordinari.







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