I giudici di Milano autorizzano l'interruzione degli alimenti a Eluana Englaro, in
coma da 16 anni
I magistrati della Corte d’Appello civile di Milano hanno autorizzato il padre di
Eluana Englaro - da 16 anni in stato vegetativo permanente dopo un incidente stradale
- a sospendere il trattamento di alimentazione ed idratazione forzato della figlia.
Dal 1999, la famiglia della ragazza ne chiedeva l’interruzione, ma nessun tribunale
aveva mai accolto la richiesta. Stamani la sentenza, definita "grave" dal Centro di
Bioetica dell’Università Cattolica, in quanto disconosce il principio della non disponibilita'
della vita e il dovere di ogni società civile, di assistere i propri cittadini più
deboli. Ma sentiamo, al microfono di Adriana Masotti, il prof.Gianluigi Gigli del
Consiglio esecutivo di “Scienza e vita” e direttore di neurologia dell’ospedale Santa
Maria della Misericordia di Udine. Per un commento su questa vicenda, Adriana
Masotti ha intervistato il prof. Gianluigi Gigli del Consiglio esecutivo
di “Scienza e vita” e direttore della neurologia dell’ospedale Santa Maria della Misericordia
di Udine:
R. - La notizia
ovviamente è estremamente triste. Eluana Englaro sarà la Terry Schiavo d’Italia. La
decisione era, in qualche modo, attesa, a partire dal pronunciamento della Corte di
Cassazione del novembre scorso. Pronunciamento che di fatto, pur tra contraddizioni
molto grosse, tra riaffermazioni del diritto alla vita e di alcuni sani principi,
tuttavia apriva la porta alla decisione che la Corte d’Appello di Milano ha oggi preso
e cioè che - laddove sussistessero le condizioni di irreversibilità dello stato vegetativo
stesso ed una manifestazione di volontà da accertare da parte del paziente, circa
il non desiderare questo tipo di cura - si sarebbe potuto procedere alla sospensione
dell’idratazione e della nutrizione. D. - Ma la volontà della
giovane è stata in qualche modo comprovata? R. - E' qui comincia
il pendio scivoloso di questa storia. Si tratta in pratica di un accertamento estremamente
indiretto, basato talvolta sul sentito dire, basato su una ricostruzione di quello
che avrebbe potuto essere, per quello che noi conosciamo del paziente, il suo convincimento
se quella condizione si fosse determinata. E qui c’è un primo punto molto importante,
anche da un punto di vista giuridico e politico. Lei sa che, l’anno passato, il parlamento
italiano è stato attraversato da una serratissima discussione sul problema delle dichiarazioni
anticipate di volontà: il cosiddetto "testamento biologico". Lì dove il parlamento
non è arrivato, ancora una volta in Italia arrivano i giudici che si sostituiscono
al potere legislativo e di fatto interpretano la cosa nel senso più largo possibile,
decidendo che comunque una ricostruzione della presunta volontà del paziente valga,
a tutti gli effetti, al pari delle dichiarazioni anticipate di volontà, peraltro non
ancora legali nel nostro Paese. Tutto questo si fonda anche su presupposti di ordine
medico, che sono abbastanza discutibili, nel senso che lo stato vegetativo è per sua
natura una condizione il cui recupero, pur divenendo sempre meno probabile con il
passare del tempo, non è mai escludibile completamente. E poi, la Corte fa un secondo
scivolone lì dove equipara in qualche modo l’idratazione e la nutrizione assistite
ad un trattamento medico. Ci sono delle cose che servono a qualunque uomo, non solo
al paziente, e quindi non possono essere equiparate al trattamento medico. D.
- Spaventa anche il modo in cui Eluana potrebbe morire, praticamente di fame e di
sete... R. - Certamente, questo è il modo. Le ho detto prima
che sarà la Terry Schiavo d’Italia. Quali sono ora i rischi di tutta questa operazione,
al di là del porre drammaticamente fine e in modo deliberato alla vita di una persona
innocente? I rischi sono che il processo si estenda ad altre persone, ad altre categorie.
Lei pensi alla categoria dei dementi - ben più ampia e rappresentata rispetto ai pazienti
in stato vegetativo - nei quali, sì, quando si arriva a quella condizione che è paragonabile
allo stato vegetativo insorto acutamente della Eluana Englaro, il demente davvero
non è più reversibile. Cosa succederà in questo Paese quando cominceranno forse a
fioccare richieste di sospensione dell’idratazione e della nutrizione ai pazienti
dementi? Secondo motivo di grande allarme è quello ovviamente della considerazione
di una possibilità più “pietosa” di metter fine alla vita di questi pazienti, costituita
eventualmente da una iniezione eutanasica. D. - Il padre di
Eluana ha commentato: “Ha vinto lo Stato di diritto”. La sua è stata una battaglia
lunga nove anni: cosa si può dire di questo suo insistere in nome della figlia? R.
- Io non mi permetto di giudicare lo stress psichico di una famiglia certamente provata,
anche se ovviamente non condivido la richiesta. Devo dire che, però, dietro a tutto
questo c’è ben altro: c’è, in buona sostanza, l’affermazione - sempre più evidente
nella nostra cultura - di un’assolutizzazione del principio di autodeterminazione.
E questo, secondo me, è il vero dramma di tutto questo: perchè alla fine noi arriveremo
al fatto che lo stesso rapporto tra medico e paziente si snaturerà completamente,
perché noi potremo lavorare sempre e soltanto in base ad un principio di autodeterminazione,
portato fino all’estremo, di poter disporre della vita.