L'Anno Paolino, strada ecumenica verso l'unità della Chiesa. Una riflessione di padre
Federico Lombardi
Una settimana fa, Benedetto XVI apriva solennemente nella Basilica di San Paolo Fuori
le Mura l'Anno giubilare dedicato all'Apostolo delle genti. Da quel momento, le Chiese
di ogni parte del mondo hanno cominciato a dedicare iniziative le più varie a questo
evento, tutte mirate alla riscoperta delle parole di San Paolo, del suo slancio apostolico,
della sua efficacia missionaria. Ma, in particolare, è stato ed è tuttora il dato
ecumenico a brillare in questo inizio dell'Anno Paolino, come sottolinea nella sua
nota il direttore della Sala Stampa Vaticana, e nostro direttore generale, padre
Federico Lombardi:
La solenne
apertura dell’Anno paolino a San Paolo, la celebrazione della solennità dei Santi
Pietro e Paolo nella Basilica di San Pietro, con la partecipazione di diversi rappresentanti
di chiese e comunità cristiane e in particolare del Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo
I, sono state un nuovo momento intenso di incontro ecumenico. Ed è effettivamente
nell’annuncio del Vangelo e nella celebrazione liturgica che si può misurare meglio
la temperatura dell’ecumenismo fra i cristiani, perché lì si ha il contatto con l’origine
comune e solo da lì può ripartire il cammino dell’unità. Anche il Patriarca ecumenico
ha proclamato il 2008 “Anno dell’apostolo Paolo”.
San
Paolo, autore degli scritti più antichi e più ampi del Nuovo Testamento, appassionato
e conquistato da Cristo, missionario di orizzonti universali, ci ha insegnato a vedere
concretamente la Chiesa come il corpo di Cristo.
“Come
avete potuto lacerare il mio Corpo?”. E’ la domanda che il Papa si è riproposto e
ci ha riproposto nei giorni scorsi meditando sulla divisione fra i cristiani.
Nella
grande celebrazione eucaristica, il Papa e il Patriarca sono stati insieme presso
l’altare per la liturgia della parola, l’omelia e la professione di fede, come pure
per l’abbraccio di pace e la benedizione finale; ma non hanno potuto essere insieme
nella liturgia eucaristica. Perciò continua ad essere necessaria l’ardente preghiera:
“Riportaci insieme, Signore, da tutte le divisioni. C’è un solo pane, perciò noi,
pur essendo molti, siamo un corpo solo”. A quando la comunione più piena? Dipende
anche dalla nostra preghiera, dalla nostra carità e dalla nostra fede.