Speranze di pace in Colombia dopo la liberazione di Ingrid Betancourt e di altri 14
ostaggi. La gioia del Papa
All’indomani dalla sua liberazione, oggi per Ingrid Betancourt è stato il giorno dell’abbraccio
con i suoi figli. Gioia e commozione all’aeroporto militare di Bogotà dove è avvenuto
l’incontro. Per più di sei anni nelle mani delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie
della Colombia, la Betancourt è stata liberata assieme ad altri 14 ostaggi con un’operazione
senza spargimento di sangue. Domani la Betancourt sarà a Parigi dove l’accoglierà
lo stesso presidente Sarkozy. Da tutto il mondo messaggi di rallegramento. Il servizio
di Debora Donnini.
Il
Papa ha appreso della liberazione di Ingrid Betancourt poche ore dopo il suo arrivo
nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Benedetto XVI si è rallegrato per la felice
conclusione del lungo sequestro che suscita concreti motivi di speranza per il futuro
del Paese colombiano. Concetti ribaditi ai nostri microfoni dal direttore della Sala
Stampa della Santa Sede, padreFederico Lombardi:
La notizia
della liberazione della Betancourt e di alcuni altri ostaggi è naturalmente una notizia
che ci riempie di gioia e speriamo anche che non sia l’unica, ma che si tratti di
un segno positivo a cui seguano altri eventi di questo genere, perché sono tante,
purtroppo, le persone che soffrono nello stesso modo, in seguito alla violenza del
sequestro. Speriamo che tutte queste altre persone possano recuperare la libertà e
che il Paese della Colombia possa sperare in una pacificazione, in un ritorno ad una
condizione di vita più libera dalla terribile violenza che lo sta travagliando da
molto tempo. L’appello che il Papa ha fatto già molte volte proprio per queste intenzioni
e che ha ripetuto recentemente nel suo messaggio ai vescovi, per il centenario della
Conferenza episcopale colombiana, ha ottenuto un suo risultato, in questo primo piccolo
fatto, importante ma limitato. Speriamo che veramente ci possano essere anche nuovi
eventi, che continuino nella stessa linea, a portare la pace per la Colombia.
Un
appello al gruppo delle FARC, affinché vengano liberati tutti gli ostaggi ancora nelle
mani dei guerriglieri è arrivato anche dai vescovi colombiani riuniti in questi giorni
per la loro 85.ma assemblea plenaria. Il presidente della Conferenza episcopale colombiana,
mons. Luis Augusto Castro Quiroga, ha anche auspicato che le FARC seguano la via del
negoziato. L’invito ad intraprendere la strada del dialogo è stato rivolto anche dal
segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon. In Colombia, intanto, alla gioia
per la liberazione dei 15 ostaggi, si aggiunge la speranza di un’autentica riconciliazione.
Al microfono di Fabio Colagrande, il commento di donRito Julio Alvarez
Rodriguez, sacerdote di origine colombiana della diocesi di Ventimiglia–Sanremo:
R. – Oggi
possiamo dire che siamo in giubilo, un grande giubilo, perchè è un passo in più, come
ha detto la stessa Ingrid Betancourt, verso la pace. Lavorando in questo modo, cercando
di dare la libertà alle centinaia di persone che sono in mano alla guerriglia, cercando
di fare dei piccoli passi, di creare delle coscienze tra i guerriglieri, si aiuterà
certamente a percorrere un cammino di riconciliazione. Un cammino che pian piano porterà
ad un processo di pace e a prendere tutti coscienza del fatto che abbiamo bisogno
di pace. Oggi c’è grande festa per i familiari dei tre americani, degli altri colombiani
e dei familiari della Betancourt. Ma resta anche la grande angoscia di tantissime
altre persone, i cui parenti sono ancora in mano ai guerriglieri. E allora questa
operazione, questo momento che ha vissuto ieri pomeriggio la Colombia e tutti i colombiani
- ma possiamo dire tutto il mondo - è un passo in più verso la pace, che riaccende
la luce della speranza.
D. – Don Rito, come la Chiesa
colombiana intende accompagnare il Paese lungo questo percorso di pace, di riconciliazione?
E che importanza ha avuto questo avvenimento anche per la Chiesa colombiana?
R.
– La Chiesa cattolica sta accompagnando il processo colombiano, perchè ovunque i sacerdoti,
i vescovi e tutte le persone responsabili stanno lavorando per la pace. Sono state
molte le vittime di questa guerra in Colombia. Ricordiamo anche molti sacerdoti uccisi
dalla guerriglia negli scorsi anni. Ma nonostante questo, la Chiesa colombiana è orgogliosa
di continuare a camminare con la sua gente. Durante gli anni più difficili, dalle
aree di conflitto tutti andavano via; chi rimaneva erano i sacerdoti. I sacerdoti
non hanno mai lasciato le parrocchie. Questo credo sia un segno di come i sacerdoti
e tutta la Chiesa colombiana voglia accompagnare tutti i confratelli a fare dei passi
verso la pace. Si vuole fare capire, e vivere proprio con questa speranza in Gesù
Cristo, che ci insegna a perdonare, ad amare tutti quanti. Si vuole cercare di trasmettere
alla guerriglia, all’esercito e a tutti che la via migliore per poter vivere da veri
fratelli è quella di essere capaci di perdonare. Si deve guardare sempre in avanti,
trovando quella luce nuova, che è la luce della speranza e soprattutto di una speranza
nella pace.