La comunità internazionale affronti con responsabilità l'attuale crisi alimentare:
così, l’Osservatore vaticano presso l’ONU, mons. Migliore
“La crisi alimentare mondiale costituisce una grave minaccia per il raggiungimento
del diritto fondamentale di ogni persona di essere libera dalla fame”. E’ quanto ha
affermato l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, l’arcivescovo Celestino
Migliore, partecipando ieri al dibattito del Consiglio economico e sociale sulle comunità
rurali. Nei Paesi in via di sviluppo – ha aggiunto il presule – occorre accelerare
le riforme agrarie per dare ai coltivatori strumenti in grado di promuovere uno sviluppo
“sostenibile” ed un “accesso ai mercati locali e globali”. Il servizio di Amedeo
Lomonaco: Lo sviluppo
delle comunità rurali è ostacolato dalla persistente crisi alimentare e dal rallentamento
economico in diversi Paesi sviluppati. Le conseguenze di queste preoccupanti dinamiche
sono “l’aumento del livello di malnutrizione” in varie zone del mondo e “l’incremento
dei prezzi dei generi di base” in altri Paesi. E’ una crisi – ha affermato
l’arcivescovo Celestino Migliore – che “ha un impatto in tutta la società”. Pur determinando
effetti anche diversi - ha osservato il presule - è innescata da “cause concomitanti”.
Tra queste, l’arcivescovo ha indicato l’adozione di politiche economiche ed agricole
“miopi” che provocano un “contrasto tra la crescente domanda di cibo e la carente
produzione alimentare”. Tra i fattori critici – ha sottolineato l’osservatore vaticano
– si devono poi aggiungere “l’incremento delle speculazioni finanziarie, l’aumento
incontrollabile dei prezzi del petrolio e sfavorevoli condizioni climatiche”. La
comunità internazionale – ha quindi ribadito mons. Celestino Migliore – non può attendere:
la risoluzione recentemente adottata dal Consiglio dei diritti dell’uomo pone in rilievo
l’obbligo di rispondere alla crisi alimentare. Ed è difficile pensare – ha dichiarato
ancora – che non sia disponibile un fondo per aiutare popolazioni colpite dal dramma
della fame “in un mondo dove ogni anno la spesa in armamenti è di circa 1,3 trilioni
di dollari”. Gli aiuti per affrontare l’emergenza – ha aggiunto – “devono essere accompagnati
da sforzi concordati” da parte di tutti per finanziare programmi agricoli sostenibili
e a lungo termine. L’attuale crisi – ha concluso il presule – è “un’opportunità per
la comunità globale di essere responsabile”.