2008-06-28 16:14:08

I vescovi dell'Ecuador contro l'articolo della Costituente che deroga ai genitori "quando e quanti" figli avere: è un modo surrettizio di aprire all'aborto senza limiti


“Molti ecuadoriani, con profonda preoccupazione e angoscia, abbiamo appreso la notizia sugli articoli approvati lo scorso 24 giugno da parte dell’Assemblea costituente”. Lo scrivono i presuli dell’Ecuador in una dichiarazione della Conferenza episcopale che rileva la gravità del contenuto dell’articolo 8, che stabilisce che “ogni persona ha il diritto a decidere quando e quanti figli o figlie vuole procreare”. “Tale diritto - sostengono mons. Antonio Arregui Yarza, arcivescovo di Guayaquil e mons. Angel Polivio Sánchez Loaiza, vescovo di Guaranda, rispettivamente presidente segretario generale dell’episcopato - viene offerto come un qualcosa senza limiti e assoluto, senza la clausola condizionante rispetto ad altri diritti stabiliti in altri articoli; formula che pure nel medesimo capitolo è spesso invocata nel caso di altre situazioni. A questo punto - proseguono i presuli - chiunque può capire che viene sancito come diritto la possibile decisione di abortire, da prendere in qualsiasi momento della gravidanza. Il padre e la madre della creatura non ancora nata, con il suo diritto a decidere quando avere un figlio, potrebbero non avere il figlio o figlia alla vigilia del parto”. La "generica inviolabilità della vita", sancita nel articolo 1, lascia dunque spazio, sottolinea la nota, "al diritto assoluto dei genitori e ciò perché non viene determinato a partire da quando la vita è inviolabile. Per questi motivi - asseriscono i vescovi ecuadoriani - riteniamo che agendo in questo modo è stato introdotto un testo costituzionale abortista. Si proteggono molti diritti ma non il diritto a vivere degli esseri umani non ancora nati”. Secondo i presuli, in questo modo i costituenti “lasciano le cose nelle mani dei privati cittadini e dunque si privatizza il diritto alla vita”. La Conferenza episcopale dell’Ecuador lancia un appello ai legislatori affinché evitino di “attentare contro la vita”, cosa che, aggiungono “appare molto chiara seppure è stato in forma velata”. I presuli ricordano che occorre invece proteggere “l’amore per la vita, cosa che caratterizza la cultura del Paese così come gli ecuadoriani intendono la loro società e la legge. “Tutto l’impianto della Costituzione che si discute nonché il suo progetto politico di fondo saranno così contaminati di inumanità per un’inaccettabile indifferenza dello Stato di fronte alla morte deliberata di innocenti”. I vescovi concludono implorando al Signore della vita che non si arrivi ad un’applicazione legale di questi articoli e mentre confidano nella coesione sociale del paese per rifiutare tale impianto, ricordano quanto detto nell’Istruzione della Congregazione per dottrina della fede nel novembre 2002: “La coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti (…) Poiché la fede costituisce come un’unità inscindibile, non è logico l’isolamento di uno solo dei suoi contenuti a scapito della totalità della dottrina cattolica (…) L’impegno politico per un aspetto isolato della dottrina sociale della Chiesa non è sufficiente ad esaurire la responsabilità per il bene comune. Né il cattolico può pensare di delegare ad altri l’impegno che gli proviene dal vangelo di Gesù Cristo perché la verità sull’uomo e sul mondo possa essere annunciata e raggiunta”. (A cura di Luis Badilla)







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