I vescovi dell'Ecuador contro l'articolo della Costituente che deroga ai genitori
"quando e quanti" figli avere: è un modo surrettizio di aprire all'aborto senza limiti
“Molti ecuadoriani, con profonda preoccupazione e angoscia, abbiamo appreso la notizia
sugli articoli approvati lo scorso 24 giugno da parte dell’Assemblea costituente”.
Lo scrivono i presuli dell’Ecuador in una dichiarazione della Conferenza episcopale
che rileva la gravità del contenuto dell’articolo 8, che stabilisce che “ogni persona
ha il diritto a decidere quando e quanti figli o figlie vuole procreare”. “Tale diritto
- sostengono mons. Antonio Arregui Yarza, arcivescovo di Guayaquil e mons. Angel Polivio
Sánchez Loaiza, vescovo di Guaranda, rispettivamente presidente segretario generale
dell’episcopato - viene offerto come un qualcosa senza limiti e assoluto, senza la
clausola condizionante rispetto ad altri diritti stabiliti in altri articoli; formula
che pure nel medesimo capitolo è spesso invocata nel caso di altre situazioni. A questo
punto - proseguono i presuli - chiunque può capire che viene sancito come diritto
la possibile decisione di abortire, da prendere in qualsiasi momento della gravidanza.
Il padre e la madre della creatura non ancora nata, con il suo diritto a decidere
quando avere un figlio, potrebbero non avere il figlio o figlia alla vigilia del parto”.
La "generica inviolabilità della vita", sancita nel articolo 1, lascia dunque spazio,
sottolinea la nota, "al diritto assoluto dei genitori e ciò perché non viene determinato
a partire da quando la vita è inviolabile. Per questi motivi - asseriscono i vescovi
ecuadoriani - riteniamo che agendo in questo modo è stato introdotto un testo costituzionale
abortista. Si proteggono molti diritti ma non il diritto a vivere degli esseri umani
non ancora nati”. Secondo i presuli, in questo modo i costituenti “lasciano le cose
nelle mani dei privati cittadini e dunque si privatizza il diritto alla vita”. La
Conferenza episcopale dell’Ecuador lancia un appello ai legislatori affinché evitino
di “attentare contro la vita”, cosa che, aggiungono “appare molto chiara seppure è
stato in forma velata”. I presuli ricordano che occorre invece proteggere “l’amore
per la vita, cosa che caratterizza la cultura del Paese così come gli ecuadoriani
intendono la loro società e la legge. “Tutto l’impianto della Costituzione che si
discute nonché il suo progetto politico di fondo saranno così contaminati di inumanità
per un’inaccettabile indifferenza dello Stato di fronte alla morte deliberata di innocenti”.
I vescovi concludono implorando al Signore della vita che non si arrivi ad un’applicazione
legale di questi articoli e mentre confidano nella coesione sociale del paese per
rifiutare tale impianto, ricordano quanto detto nell’Istruzione della Congregazione
per dottrina della fede nel novembre 2002: “La coscienza cristiana ben formata non
permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico
o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano
sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti
(…) Poiché la fede costituisce come un’unità inscindibile, non è logico l’isolamento
di uno solo dei suoi contenuti a scapito della totalità della dottrina cattolica (…)
L’impegno politico per un aspetto isolato della dottrina sociale della Chiesa non
è sufficiente ad esaurire la responsabilità per il bene comune. Né il cattolico può
pensare di delegare ad altri l’impegno che gli proviene dal vangelo di Gesù Cristo
perché la verità sull’uomo e sul mondo possa essere annunciata e raggiunta”. (A cura
di Luis Badilla)