Il cardinale Angelo Scola ricorda il grande teologo, Hans Urs von Balthasar, nel 20.mo
della scomparsa
Il 26 giugno 1988 moriva Hans Urs von Balthasar, definito da molti “un gigante della
teologia del ventesimo secolo”. Nato nel 1905 in Svizzera, il 31 ottobre 1929 entra
nella Compagnia di Gesù, nel 1956 s’incardina nella diocesi di Coira. Nel 1944, fonda
con Adrienne von Speyr l'Istituto secolare della Comunità di San Giovanni. Von Balthasar
fu legato da profonda amicizia con il cardinale Henri de Lubac. Fondatore della rivista
Internazionale di Teologia e Cultura “Communio”, ricevette il premio Paolo VI per
la teologia e Papa Giovanni Paolo II lo creò cardinale, ma morì improvvisamente due
giorni prima della cerimonia di consegna della berretta cardinalizia. Massimiliano
Menichetti ha raccolto il commento del Patriarca di Venezia il cardinale Angelo
Scola amico e profondo conoscitore di Hans Urs von Balthasar:
R. - Balthasar
è stato un grandissimo cristiano, al quale la Provvidenza aveva dato doni straordinari
di intelligenza veramente geniale, e di umiltà. Di lui, il cardinal de Lubac mi ha
detto che aveva lo spirito del fanciullo. Realmente, incontrando Balthasar e lavorando
spesso con lui, ho potuto toccare con mano questa straordinaria semplicità e innocenza,
che rendeva la sua meditazione teologica penetrante e la sua vastissima cultura -
"l’uomo più colto del XX secolo", ha detto de Lubach, interamente al servizio della
missione e della testimonianza cristiana. Infatti, le sue energie sono state spese
per la creazione della comunità di San Giovanni, che oggi cammina come segno nella
Chiesa e come frutto del sodalizio spirituale tra von Balthasar e Adrienne von Speyr. D.
- Filosofia, teologia ed anche arte, definiti da von Balthasar “strumenti dell’anima”.
In che senso? R. - Nel senso che von Balthasar per primo ha
voluto guardare all’intelligenza della fede a partire dall’esperienza del bello, e
per questo ha saputo mettere a servizio delle categorie filosofiche-teologiche, la
letteratura, la musica, il dramma contribuendo così a superare una visione arida
e spesso concettualista della teologia. D. - Nasce nel 1905,
vive in un periodo particolarmente intenso e anche drammatico della storia europea
e mondiale; è un precursore del Concilio Vaticano II ... R.
- Sicuramente. Tant’è vero che de Lubach lamentò la sua assenza al Concilio, anche
se con Balthasar intervenne poi, in maniera decisiva, con tanti contributi, lungo
il papato, sia nella fase finale di Paolo VI che di Giovanni Paolo II. E poi è stato
sempre grande amico dell’allora professore e più avanti cardinale Ratzinger. Ha contribuito
molto alla recezione del quadro del Concilio attraverso il suo grande sodalizio con
de Lubach e con Ratzinger, fondando "Communio". Ha creato anche una trama di rapporti
dentro tutta la realtà, perlomeno europea e statunitense, e ha cercato di far procedere
l’approfondimento della verità che il Concilio ha favorito, collegandola alle tante
domande emergenti della cultura contemporanea. Un lavoro che deve essere continuato:
io spero che sia la Comunità di San Giovanni che la rivista "Communio" - che deve
molto a von Balthasar - che i tantissimi che l’hanno conosciuto e frequentato possano
portare avanti, oggi, il compito che von Balthasar ha cominciato tanti anni fa.
D.
- Sotto questo aspetto rientra anche l'affermazione che la Chiesa doveva stare nel
mondo, abbandonare gli arroccamenti...
R. - Abbattere
i bastioni: cioè, la riscoperta che la missione è in un certo senso non solo la condizione
di verifica della verità della Chiesa, ma anche la condizione della scoperta della
sua vocazione. Von Balthasar diceva che il compito della Chiesa non è proporre se
stessa, ma lasciar trasparire sul suo volto la luce luminosa di Cristo.
D.
- Lui denunciava anche il pericolo che si potessero perdere gli elementi dell'identità
cristiana, dopo il Concilio...
R. - Certamente. Lui,
con de Lubac, accettò tranquillamente di essere catalogato tra i reazionari ed i conservatori,
senza nessuna paura, perché aveva un'idea molto chiara della grande forza della tradizione
cristiana e, come ha detto Benedetto XVI, il Concilio non poteva in nessun modo essere
concepito secondo un'ermeneutica di rottura rispetto alla tradizione precedente, ma
secondo la grande ermeneutica classica ed autentica della dottrina della Chiesa, che
è quella di un avanzamento nella continuità. Von Balthasar, con il suo amico de Lubac,
si sono realmente spesi perché la recezione conciliare fosse equilibrata e mi sembra
di poter dire che, da questo punto di vista, il suo apporto sia stato di un'importanza,
di un peso veramente straordinari. Credo che la scelta di Giovanni Paolo II di nominarlo
cardinale - che poi non è potuta avvenire esplicitamente per la sua morte improvvisa
alla vigilia dell'imposizione della berretta - fosse appunto un riconoscimento al
grande servizio che il von Balthasar cristiano, sacerdote, teologo ha reso alla Chiesa
tutta.