2008-06-24 14:53:36

In udienza dal Papa i presuli dell’Honduras, in visita "ad Limina". Il cardinale Maradiaga: la dottrina sociale della Chiesa ispiri anche il mondo della politica


In udienza stamani dal Papa il cardinale Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, capitale dell'Honduras, con altri vescovi del Paese latinoamericano, da ieri e fino a sabato prossimo, in visita "ad Limina Apostolorum". Su questo Paese del Centroamerica, una scheda di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

Grande un terzo dell’Italia, l’Honduras sopravvive grazie agli aiuti internazionali e alle rimesse degli emigranti, nonostante nel 2005 i Paesi creditori abbiano cancellato il suo debito estero di oltre 4.200 milioni di dollari. Pochi suoi abitanti solo 7 milioni, per metà urbanizzati, disoccupati al 50 per cento e al 20 per cento analfabeti, circa il 70 per cento sotto la soglia della povertà. Settore primario della sua economia resta l’agricoltura di piantagione dominata dalle multinazionali statunitensi, secondaria l’industria degli stessi prodotti agricoli. Già colonia spagnola, indipendente nel 1821 nell’ambito della Confederazione dell’America Centrale, Stato sovrano nel 1838, poi una storia politica nel secolo scorso segnata da continue ingerenze militari e lunghi periodi di dittatura. Quindi, dal 1982 il ritorno a governi civili, stretti alleati degli USA, ma tormentati da conflitti interni ed esterni nei Paesi confinanti di El Salvador e Nicaragua. Oggi permane alta la tensione tra governo e comunità indigene per lo sfruttamento commerciale dei loro territori.

 
La Chiesa di questo Paese, dove i cattolici sono circa l’80 per cento, può contare solamente su 12 vescovi sparsi in 8 diocesi. 25 anni fa la visita di Giovanni Paolo II, che di fronte alle diffuse ingiustizie sociali aveva riproposto con vigore gli insegnamenti sociali della Chiesa, che ancora attendono di trovare applicazione.

 
Ma quali sono le attese oggi della Chiesa honduregna, alla luce di quanto emerso lo scorso anno, in maggio, nella Conferenza degli episcopati latinoamericani, inaugurata da Benedetto XVI nel Santuario Aparecida in Brasile? Alina Tufani del programma ispano-americano ha intervistato il cardinale Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente della Conferenza episcopale dell’Honduras:RealAudioMP3

D. - Eminenza, sono molte le sfide della Chiesa in Honduras, quali le più urgenti?

 
R. - Yo creo que el documento de Aparecida ...
Il documento di Aparecida ci pone in una prospettiva positiva. E' rinato il senso dell'essere cristiano, il senso dell'amore per la parola di Dio e per il Vangelo. Sono questi tanti elementi positivi e segni di speranza. Non possiamo dimenticare, nel contempo, i problemi e le questioni più spinose. Tra queste l'aumento dei poveri, dovuto soprattutto all'incremento del prezzo del petrolio e dei generi di prima necessità. Neanche la cancellazione del debito estero ha creato i presupposti per un rilancio del Paese. Anche perché il denaro viene impiegato per l'acquisto di combustibile, indispensabile per la produzione energetica. A ciò si aggiungono anche le difficoltà delle famiglie che rimangono per noi la priorità.

 
D. - L’Honduras è uno dei Paesi più poveri e vive una grave crisi socio-economica, aggravata dalla situazione mondiale. I governi democratici che si sono succeduti non sono riusciti a risolvere i problemi di povertà, esclusione e insicurezza…

 
R. - Siempre desde la Conferencia de Aparecida ...
Lo abbiamo sottolineato ad Aparecida: c’è bisogno di un sforzo di evangelizzazione affinché la Dottrina Sociale della Chiesa possa arrivare ovunque, anche nell’ambito politico-istituzionale. Quando si raggiungono posti di potere, sembra che ci si dimentichi del bene comune. Là dove c’è povertà, poi, c’è la tentazione al denaro facile e lì subentra il narcotraffico.

 
D. - Ha parlato delle varie conseguenze della povertà, tra queste la proliferazione delle sette. Quali sono le cause di tale diffusione e quali gli eventuali rimedi?

 
R. - Una de las causas es que debido ...
Per quanto riguarda le sette, una delle cause della loro proliferazione sta nel fatto che in passato c’era una carenza di sacerdoti. Alcune comunità non potevano contare su presbiteri anche se nel nostro Paese è cresciuto il movimento di “delegati della parola di Dio”, laici e laiche preventivamente preparati che hanno fatto sì che la fede fosse preservata. Ne abbiamo 30 mila e arrivano ad operare fin nei comuni più piccoli. Qui le sette fanno molto rumore, godono di profitti, percepiscono denaro e, soprattutto, non hanno strutture da mantenere.

 
D. - Come affronta la Chiesa il problema dell’emigrazione?

 
R. - La solución no esta en lo que esta sucediendo ...
La soluzione non sta certo nell’alzare muri, ma piuttosto nell’aiutare i Paesi poveri. Nessuno emigra per piacere, ma per necessità. Quando i giovani non trovano lavoro devono necessariamente cercare altrove, se non vogliono entrare nel circuito nella droga. Siamo convinti che la comunità internazionale debba riconoscere che lo sviluppo non può escludere nessuno e che debba prevalere la solidarietà e la giustizia. Senza solidarietà e giustizia sociale, infatti, è difficile che ci sia la pace.







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