2008-06-21 15:09:33

La torcia olimpica è arrivata in Tibet: tragitto blindato a Lhasa


Il temuto passaggio della torcia olimpica per le strade di Lhasa, in Tibet, si è concluso senza incidenti e contestazioni. Il percorso lungo 11 chilometri, che si snodava dall’ex palazzo d'estate del Dalai Lama alla tradizionale sede dei leader tibetani, era controllato da un massiccio schieramento delle forze di sicurezza cinesi. Solo pochi giornalisti ammessi da Pechino hanno potuto seguire la staffetta. Secondo il governo locale, nella provincia la situazione è tornata alla normalità, dopo le violenze di marzo che, stando al bilancio degli esiliati Tibetani, hanno provocato la morte di oltre duecento persone. Tuttavia Lhasa è ancora una città “chiusa” a turisti e giornalisti stranieri.

Filippine
Dodici morti, 18 dispersi e migliaia di sfollati. E’ il bilancio provvisorio delle inondazioni e degli smottamenti che hanno colpito nelle ultime ore le Filippine. Ad innescare la situazione di emergenza il passaggio del tifone Fengshen.

Afghanistan
In Afghanistan, sei soldati della coalizione internazionale sono morti, nelle ultime 24 ore, in tre distinti attentati. L’ultimo attacco, condotto stamani, ha ucciso quattro militari e feriti altri due per l’esplosione di una bomba nel sud del Paese. Il comando non ha ancora rivelato ne’ l’identità ne’ la nazionalità delle vittime. Dall'inizio del 2008 sono 99 i soldati stranieri che hanno perso la vita in Afghanistan e il mese di giugno è, al momento, quello in cui si sono registrate più perdite.

Iran
“Se un attacco militare fosse condotto contro l’Iran in questo momento, sarebbe impossibile proseguire il mio lavoro''. Con queste parole il direttore dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), El Baradei, non ha escluso le proprie dimissioni se dovesse scattare un’azione militare contro Teheran, a causa del programma nucleare iraniano. Da parte sua, la Repubblica islamica ha fatto sapere di voler continuare l'attività di arricchimento dell'uranio, senza una pausa temporanea, invocata dalla comunità internazionale per l’avvio di trattative. Ma perché la querelle sul nucleare iraniano non trova soluzione? Giada Aquilino lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Storia e Istituzioni del Medio Oriente all’Università di Bologna-Forlì e autrice del libro Nel nome di Omar – Rivoluzione, clero e potere in Iran assieme a Marco Ranuzzi de’ Bianchi ed Erika Atzori:RealAudioMP3

R. – I consumi interni sono talmente elevati - con una popolazione di 70 milioni di abitanti e con l’isolamento internazionale in cui è l’Iran, quindi non arrivano né capitali né tecnologia dall’estero – che l’industria petrolifera non può far fronte a questa domanda. Per cui Teheran ritiene che l’unica maniera per andare avanti è dotarsi di energia nucleare. Ma l’aspetto più propagandistico è proprio l’uso che il presidente Ahmadinejad fa del nucleare: nessuno guarda a quelle che sono le esigenze interne dell’Iran, tutti guardano alla minaccia atomica. Il problema politico è dunque come trattare con l’Iran, su quale terreno si può portare Teheran per arrivare ad una capacità di dialogo su questo argomento, che l’attuale regime usa per rafforzare un consenso interno attualmente molto in calo, di fronte a una reale esigenza di energia. Insomma, bisogna trovare il modo di far quadrare il cerchio.

 
D. – Seppure un Paese in affanno, l’Iran rimane una potenza regionale indiscussa. Quale ruolo ha oggi internazionalmente?

 
R. – Teheran, in virtù della conflittualità prima in Afghanistan, poi in Iraq - senza pensare al Libano e alla crisi arabo-israeliana - è tornata ad essere una potenza regionale. Questo significa che l’Iran ha in mano le chiavi per la stabilizzazione innanzitutto dell’Afghanistan, soprattutto dell’Iraq e naturalmente, avendo sponsorizzato anche la causa di Hamas nel conflitto arabo-israeliano e quella di Hezbollah in Libano, diventa un attore fondamentale per la stabilizzazione tanto del Libano quanto del vecchio conflitto arabo-israeliano.

 
Iraq
Un soldato statunitense è morto ed altre cinque sono rimasti feriti per lo scoppio di tre bombe rudimentali sul lato della strada sulla quale la pattuglia stava transitando con un veicolo. La triplice esplosione è avvenuta nella turbolenta provincia settentrionale di Diyala, una sessantina di chilometri a nord della capitale. Nel sud del Paese, ad Amara, sono invece stati arrestati circa 200 poliziotti ed un dirigente statale nell’ambito della vasta operazione militare e di polizia 'Notizie di pace'. I 200 poliziotti sono accusati di essere seguaci del leader radicale sciita Moqtada al Sadr, ritenuto da mesi in esilio in Iran.

Unione Europea
Il Consiglio comunitario di Bruxelles dei 27 membri UE si è chiuso ieri con il rinvio di ogni decisione sul Trattato europeo al prossimo summit del 15 ottobre, sotto presidenza francese. Nel frattempo si cercherà di andare avanti con le ratifiche che mancano per arrivare all’appuntamento con ventisei “sì” e il presidente Sarkozy lavorerà insieme all'Irlanda per trovare una soluzione senza alcuna forzatura. L’Unione europea ha dunque lasciato agli Stati membri ancora un periodo di riflessione sulle misure da adottare dopo la bocciatura irlandese al testo di Lisbona. Sull’importanza effettiva di questo documento, Stefano Leszczynski ha intervistato Franco Rizzi, docente di Storia dell’Europa e del Mediterraneo presso l’Università di Roma Tre:RealAudioMP3

R. – Il Trattato di Lisbona si pone all’interno di quello che è un disegno strategico più generale: arrivare ad avere le carte fondamentali che possano essere un punto di riferimento per i Paesi che fanno parte dell’Unione Europea. Quindi, si colloca all’interno del tentativo di costruire una carta costituzionale per l’Europa. Adesso non abbiamo deciso in maniera precisa quale debba essere la configurazione di questa Unione, però tutto il lavoro è rivolto a questo tipo di definizione.

 
D. – Professore, si è addirittura ventilata l’ipotesi che senza Trattato di Lisbona si blocchi il processo di allargamento dell’Unione Europea...

 
R. – Il Trattato di Lisbona che, come dire, è un elemento politico all’interno di istanze più economiche, è qualcosa che va perseguito e va tenuto in piedi, perchè l’allargamento abbia un significato non meramente commerciale, ma abbia anche un significato politico.

 
D. – Professore, è stato detto che la mancata reazione da parte dell’opinione pubblica agli ostacoli al Trattato europeo rappresenta un disinteresse per l’Unione Europea, almeno per la sua politica o per la parte istituzionale...

 R. – Pensi se si facesse un referendum in Italia sul Trattato di Lisbona, chi saprebbe cosa sia questo Trattato di Lisbona? Voglio dire, questa è una cartina di tornasole, perché fa riflettere l’Europa sul fatto che non può continuare a portare avanti un processo politico, non avendo a cuore, non ponendo attenzione al rapporto con i cittadini.

 
ZimbabweA pochi giorni dal secondo turno per le presidenziali, resta altissima la tensione del clima politico nello Zimbabwe. A causa delle frequenti intimidazioni l'opposizione deciderà solo domani se partecipare al voto del 27 giugno. Lo ha detto ieri il portavoce del Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), Nelson Chamisa. Secondo il bilancio fornito da medici indipendenti che operano nel Paese, sarebbero almeno 85 le vittime delle violenze scoppiate fra i due turni elettorali. Lunedì la situazione del Paese africano sarà affrontata dal Consiglio di Sicurezza ONU. Ma fra i 15 membri, diversi ritengono che il Consiglio non sia la sede idonea per trattare il processo elettorale dello Zimbabwe.
 Messico
Almeno 12 persone sono morte mentre centinaia di giovani cercavano di fuggire da una discoteca affollata a Città del Messico, durante un'irruzione della polizia per contrastare la vendita illegale di alcol ai minorenni. Nove giovani, fra i quali due minori, e tre funzionari di polizia sono rimasti asfissiati nella ressa che si e' creata per fuggire dal locale, dopo che il proprietario aveva lanciato l'allarme sulla presenza della polizia nell'edificio, ha detto il capo della polizia di Mexico City, Joel Ortega.
 Immigrazione
Nel mediterraneo continuano senza sosta i viaggi della speranza lungo le rotte dell’immigrazione clandestina. Stamani ventisette stranieri, tra cui quattro donne, una delle quali incinta, sono stati soccorsi a circa 12 miglia a sud di Lampedusa. Gli immigrati, a bordo di un'imbarcazione in legno di sette metri, sono stati raggiunti da una motovedetta della Guardia costiera che li ha condotti sull'isola. Ora si trovano in discrete condizioni. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 173

 
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