2008-06-19 13:02:52

Veglia di preghiera a Santa Maria in Trastevere in memoria degli immigrati vittime dei viaggi della morte verso l'Europa


Si svolgerà questa sera nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere la preghiera ecumenica in memoria degli immigrati vittime dei viaggi della morte verso l’Europa. Il rito, che si svolgerà sul tema "Morire di speranza", inizierà alle 18.30 e sarà presieduto dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti. La preghiera si tiene in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato che si celebra domani, ed è promossa dal Centro Astalli e dalla Comunità di Sant’Egidio, insieme alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e alla Fondazione Migrantes della CEI. Sullo scopo di questa veglia Fabio Colagrande ha sentito il padre scalabriniano Gianromano Gnesotto, direttore dell’Ufficio Nazionale per gli immigrati e i profughi di Migrantes:RealAudioMP3


R. – Lo scopo è quello di dare un nome ed una provenienza alle vittime del Mediterraneo, perchè altrimenti questo, che viene chiamato da tutti “cimitero”, è senza croci e senza nomi e quindi senza la dignità della persona. Il sentimento che ci deve animare nei confronti di queste tragedie personali fanno sì che possiamo pregare per queste vittime, cercando di dare loro un nome ed una identità. Alla fine della preghiera ecumenica, faremo un appello, un appello scritto, di tutte le Associazioni cristiane, in cui si dice che come cristiani ci sentiamo anzitutto interiormente lacerati di fronte a queste tragedie e sensibili, per cercare poi di fare la nostra parte. Anche come cittadini sentiamo lo stesso sentimento e chiediamo a coloro che hanno responsabilità, alle istituzioni e a tutti gli uomini di buona volontà di rendere possibile le politiche di solidarietà, di accoglienza e di rispetto verso i richiedenti asilo, impegnandosi maggiormente per quella cooperazione allo sviluppo e per sanare situazioni che poi spingono di fatto a questa fuoriuscita delle persone dal loro Paese.

E sul fronte dell'immigrazione, la COMECE, la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, esprime le proprie forti riserve sulla direttiva approvata ieri dall'Europarlamento sui rimpatri degli immigrati irregolari: una direttiva - si dice – che "non tiene conto della situazione di molti immigrati”. I vescovi europei chiedono invece che “sia rispettata la dignità di ogni essere umano”. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente a Bruxelles, Alessandro Calcagno, esperto di immigrazione della COMECE:RealAudioMP3


R. – Intendiamo ribadire il fatto che la necessità di uno strumento in tema di rimpatrio di immigrati - che preferiamo chiamare irregolari e non illegali – permane, ma permangano anche le forti preoccupati che erano state espresse nella prima lettera inviata l’8 gennaio al presidente dell’Unione Europea, al presidente dalla Commissione Europea e al presidente del Parlamento Europeo. Preoccupazioni, queste, che sono poi state ribadite con la lettera del 30 maggio. La valutazione rimane quindi negativa per quanto riguarda la detenzione amministrativa degli immigrati irregolari, che può arrivare in alcuni casi fino a 18 mesi e relativamente al divieto di reingresso dell’Unione con un limite quinquennale che può – in alcuni casi – andare oltre i cinque anni. In quest’aspetto ci preoccupa il possibile effetto negativo sul diritto a richiedere asilo.

 
D. – La maggioranza degli europarlamentari che hanno votato per la direttiva, sottolineano che il documento rispetta i diritti umani perchè prevede anche il ricorso per gli espulsi…

 
R.- Pensiamo che si sarebbe potuto fare ancora di più per proteggere la dignità umana. Abbiamo sottolineato anche che lo spazio per ricorrere al rimpatrio volontario non è sufficiente in base al testo. La valutazione sul testo rimane, dunque, sostanzialmente negativa, anche se non abbiamo mai chiesto che la direttiva venisse completamente accantonata. Ma si poteva fare di più.

 
D. – Dopo questo documento, quale scenario si apre?

 
R. – E’ uno scenario da non disprezzare, nel senso che si tratta di uno strumento necessario e in un settore molto importante. Si aprono, però, scenari anche molto preoccupanti per quanto riguarda la possibilità di ricorrere in maniera più – diciamo - pesante alla detenzione amministrativa degli irregolari.

 
D. – Qual è, dunque, il vostro auspicio?

 
R. – Che l’Unione Europea capisca che la strada da percorrere non è esattamente quella che si sta percorrendo in questo momento. Non c’è che da sperare che nei 27 Paesi dell’Unione Europea si tenga nella massima considerazione quella che è la situazione degli immigrati, prestando particolare attenzione al rispetto della dignità umana.







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