L’amore di Cristo non è astratto: così, il Papa ai vescovi del Pakistan sottolinea
l’importanza dell’azione caritativa in favore dei bisognosi. Appello a proseguire
sulla strada del dialogo interreligioso
La centralità dell’Eucaristia nella vita dei cristiani, l’impegno in favore dei bisognosi,
la necessità di un dialogo interreligioso aperto e pacifico: sono i tre grandi temi
al centro del discorso che Benedetto XVI ha rivolto stamani ai vescovi del Pakistan,
ricevuti in udienza in occasione della visita ad Limina. L’indirizzo d’omaggio
al Papa è stato rivolto dall’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence J. Saldanha. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
I cristiani
del Pakistan “siano promotori efficaci del dialogo interreligioso”: è l’invito rivolto
da Benedetto XVI ai vescovi del Paese asiatico a larghissima maggioranza islamica.
Nel suo intervento, il Papa ha ribadito che i fedeli pachistani sono chiamati a rafforzare
“la comprensione e la fiducia con i membri delle altre religioni” in modo da costruire
occasioni di confronto aperto e pacifico. D’altro canto, non ha mancato di menzionare
le gravi difficoltà che la comunità cattolica pachistana si trova ad affrontare quotidianamente.
“I semi del Vangelo – ha ricordato – seminati nella vostra regione da zelanti missionari
nel 16.mo secolo, continuano a crescere nonostante condizioni che a volte ostacolano
la loro capacità di mettere radici”. Benedetto XVI ha, quindi, elogiato l’impegno
delle istituzioni cattoliche che operano per il bene comune del Pakistan. “E’ la dimostrazione
– ha sottolineato – che l’amore di Cristo non è mera astrazione, ma raggiunge ogni
uomo e ogni donna attraverso persone reali che lavorano nelle istituzioni caritative
della Chiesa”:
“The Gospel teaches us that Jesus
cannot be loved in the abstract…” “Il Vangelo - ha proseguito - ci insegna
che Gesù non può essere amato in astratto”. Quanti operano negli ospedali, nelle scuole
e nelle associazioni sociali cattoliche, ha detto ancora, “rispondono ai bisogni concreti
degli altri, sapendo bene che stanno servendo il Signore stesso attraverso i loro
atti di amore”. Ed ha ribadito che i sacerdoti, i religiosi e i laici, che nelle diocesi
pachistane aiutano chi è nel bisogno, “rivelano il volto umano dell’amore di Dio ad
ogni persona”. Una parte importante del discorso il Papa l’ha dedicata alla centralità
dell’Eucaristia, che, ha detto, deve essere evidente nella vita dei sacerdoti e dei
vescovi:
“The source and summit of the Church’s
life…” “La fonte e apice della vita della Chiesa – ha costatato – riorienta
il modo in cui i cristiani pensano, parlano e agiscono nel mondo e rende presente
il significato salvifico della morte e Risurrezione di Cristo”. Lo spezzare il pane,
è stata la riflessione del Papa, “ci ricorda costantemente che l’assurdità della violenza
non ha mai l’ultima parola, poiché Cristo ha vinto il peccato e la morte attraverso
la sua gloriosa Risurrezione”. La spiritualità eucaristica, ha aggiunto riprendendo
la Sacramentum Caritatis, “abbraccia ogni aspetto della vita cristiana”. Ciò,
ha notato, risulta chiaro nell’emergere dei movimenti ecclesiali nelle diocesi pachistane.
A loro, il Papa ha chiesto di creare una rete di sollecitudine caritatevole in favore
del prossimo nel bisogno. Né ha mancato di mettere l’accento sull’importanza della
formazione dei seminaristi, esortando i vescovi ad investirvi risorse umane e materiali.