2008-06-19 15:04:24

La preoccupazione dei vescovi argentini dopo l’approvazione del “Programma nazionale per l’educazione sessuale integrale”


Un documento in otto punti, indirizzato “ai genitori, alle autorità educative, ai presidi e agli insegnanti delle scuole, agli alunni e a tutte le persone di buona volontà”, per chiarire alcuni passaggi del “Programma nazionale per l’educazione sessuale integrale”, approvato dal governo argentino: così la Conferenza episcopale argentina (CEA) esprime la sua preoccupazione per la recente normativa. “La Chiesa – scrivono i presuli – ha partecipato attivamente, attraverso i suoi rappresentanti, con suggerimenti, critiche e proposte, perché il Programma contribuisse a consolidare la formazione armonica ed equilibrata della persona, in un ambito tanto delicato come l’educazione sessuale”. Ma molte di queste proposte “non sono state incluse nel Programma – sottolineano i vescovi - mentre altre sono state snaturate”. In particolare, la CEA obietta su otto punti: in primo luogo, il Programma omette il principio secondo il quale la sessualità umana è legata all’amore, “oscurando il senso della complementarietà fisica, spirituale e morale dell’uomo e della donna” e trascura il concetto del matrimonio come scelta di vita. In secondo luogo, il testo governativo dimentica “il ruolo della famiglia come agente naturale e primario dell’educazione dei figli e dei loro diritti, riconosciuti dalla Costituzione”. Inoltre, aggiungono i presuli, “il carattere obbligatorio dei lineamenti normativi non lascia margine d’azione ai genitori che volessero obiettare su quei contenuti che attentano alle loro convinzioni religiose e morali”. La CEA, poi, nota che il Programma propone come prioritaria la promozione della salute in generale, e riproduttiva in particolare, dando una maggiore importanza all’aspetto biologico. Altro punto disapprovato dai vescovi è l’accesso ai metodi anticoncezionali, presentato come un diritto fondamentale dei bambini e degli adolescenti, dimenticando che “tale diritto si iscrive nell’ambito dell’esercizio della patria potestà, come prescrive la legge 25.673 sulla salute sessuale e la procreazione responsabile”. La Conferenza episcopale argentina sottolinea, inoltre, che la nuova norma “minimizza la dimensione etica della sessualità, basata su valori e virtù morali”, così come, al contempo, “enfatizza l’uso esclusivo ed obbligatorio di metodi di prevenzione dall’AIDS, come il preservativo”. Metodi che, notano i vescovi, “oltre ad essere moralmente opinabili, hanno prodotto risultati negativi ed insufficienti in tutto il mondo”. Contemporaneamente, il Programma omette altri metodi preventivi, come “l’astinenza e la fedeltà reciproca”. E ancora: la CEA disapprova il fatto che l’identità sessuale sia presentata, nel Programma, come una costruzione “socio-storica e culturale”, dimenticando che la persona umana, “sin dal suo concepimento biologico, è sessualmente definita, sia al maschile che al femminile”. Inoltre, i presuli argentini ricordano che “l’approvazione del Programma come piano comune obbligatorio per tutte le scuole del Paese, mina gli ambiti decisionali propri delle istituzioni educative e delle giurisdizioni”. Infine, i vescovi ribadiscono l’importanza dell’educazione come “aspetto essenziale del bene comune della Patria”. (I.P.)







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