"Ripartiamo con il conforto del Papa": così Kiko Argüello ai nostri microfoni dopo
l'approvazione da parte della Santa Sede dello Statuto del Cammino neocatecumenale
Profonda gratitudine e immensa gioia per l’approvazione in via definitiva dello Statuto
del Cammino neocatecumenale è stata espressa da Kiko Argüello e Carmen Hernandez,
iniziatori e assieme a padre Mario Pezzi responsabili internazionali del Cammino,
che ieri pomeriggio a Roma dopo la consegna del Decreto, hanno tenuto una conferenza
stampa. Rispetto al Decreto sperimentale del 2002 la versione finale dello Statuto
riconosce alle Messe del Cammino l’inserimento “nella pastorale liturgica domenicale
delle parrocchie”; che la comunione si riceverà in piedi sul posto, senza più l’obbligo
previsto in precedenza di recarsi processionalmente al celebrante e che sono state
confermate tutte le altre ‘concessioni’: due specie eucaristiche, monizioni alla Parola,
risonanze prima dell’omelia e rito della pace prima dell’Offertorio. Alla conferenza
stampa era presente per noi Debora Donnini:
Sulla
base di una formazione filosofica esistenzialista, Kiko si interroga sulla sofferenza
degli innocenti e capisce che, di fronte a questa, o uno si fa rivoluzionario o si
mette ai piedi di Cristo. Ma, mettendosi ai piedi, scopre che l’amore esiste. Siamo
nei primi anni ’60, quando Kiko, sulle orme di Charles De Foucault, va a vivere nelle
baracche di Palomeras Altas a Madrid; inizia poi il catecumenato nelle parrocchie
della capitale spagnola; quindi in pieno ‘68 va a Roma. Nella conferenza stampa, Kiko
e Carmen hanno ricordato le origini del Cammino, un’esperienza di formazione cristiana
al servizio dei vescovi. Il Cammino, come iniziazione cristiana, nasce dal Concilio
Vaticano II - ha spiegato Carmen - e dalla riscoperta della Veglia pasquale, operata
dallo stesso Concilio, con le sue radici nella Pasqua ebraica: il passaggio dalla
schiavitù alla libertà e, dunque, dalla morte alla Risurrezione. Tra le novità di
questa stesura dello Statuto rispetto a quello del 2002, c’è il conferimento della
personalità giuridica pubblica all’insieme dei beni spirituali del Cammino e il riconoscimento
delle celebrazioni dell’Eucaristia delle comunità neocatecumenali al sabato sera come
parte della pastorale liturgica della parrocchia ed aperte anche ad altri fedeli.
Fondamentale per il Cammino la nuova evangelizzazione con oltre 600 famiglie inviate
nel mondo per predicare il Vangelo. Ma qual è il significato per il Cammino di questa
approvazione? Lo abbiamo chiesto a Kiko Argüello:
R.
– E’ di grandissima importanza il riconoscimento per il fatto che noi siamo un dono
dello Spirito Santo ed un aiuto alla Chiesa per la nuova evangelizzazione. Dopo 40
anni e dopo tante sofferenze, la Chiesa ha visto - in questi 40 anni - i frutti; ha
consultato tanti vescovi, tante parrocchie e tante famiglie in missione; ha visto
i seminari e, alla fine - oggi - siamo stati riconosciuti come una realtà ecclesiale.
D.
– Quali sono i miglioramenti in questo Statuto?
R.
– Il miglioramento è stato soprattutto quello di riconoscere che la prassi liturgica
del Cammino è una prassi ecclesiale, non è certo un’invenzione, perché per noi del
Cammino la liturgia è molto importante; poiché l’Eucaristia soprattutto per i giovani
può essere utile per salvarli dalla droga, per farli profondamente cristiani. La Chiesa
ha avuto pazienza e, alla fine, ha riconosciuto che questa realtà che sta facendo
il Cammino è ecclesiale.
D. – L’importanza è anche
che si tratta di una personalità giuridica pubblica...
R.
– Noi non vogliamo fare del Cammino ‘un’associazione forte’, in quanto l’animazione
cristiana dipende dal vescovo: siamo un servizio al vescovo. Ma la Chiesa ha capito
che dovevamo rafforzare la nostra realtà per dare una maggiore ecclesialità, e ci
ha quindi riconosciuto come una personalità giuridica pubblica: ciò vuol dire che
il nostro agire è in nome della Chiesa, ma così come tutte le fondazioni pubbliche
amministrano beni materiali, a noi viene riconosciuto che abbiamo beni spirituali.
Un bene spirituale è, per esempio, tutta l’articolazione del neocatecumenato, come
si articola la catechesi, la creatività. Questo è un bene che noi mettiamo al servizio
della diocesi, però il Cammino in sé non ha né casse, né fondi pubblici: è tutto della
diocesi. Il Cammino è soltanto un servizio alle diocesi.
D.
– Più di 40 anni fa, lei ha cominciato andando a vivere nelle baracche di Palomeras
Altas, tra i poveri. Certo, non immaginava la realtà di oggi, con 20 mila comunità
in 107 Paesi del mondo. Quali sono i sentimenti che lei prova oggi con questa approvazione?
R.
– Gratitudine alla Vergine Maria, a Dio, a suo figlio Gesù Cristo e poi anche a Pietro.
Mi sembra che quello che ha detto Cristo: “Tu sei Pietro e su questa pietra erigerai
la mia Chiesa”, è una cosa geniale. Senza Pietro noi non saremmo esistiti. E’ stato
provvidenziale come sia Paolo VI, sia Giovanni Paolo II, sia anche questo Papa, abbiano
saputo aiutarci ed abbiano saputo vedere l’azione dello Spirito Santo. Per questo
esprimo gratitudine, essendo la Chiesa come una madre.
D.
– E a proposito della nuova evangelizzazione?
R.
– Quando il Papa Giovanni Paolo II ha parlato di “nuova evangelizzazione”, coniando
queste due nuove parole, nessuno capiva esattamente in cosa questo consistesse. Oggi,
grazie alle nuove realtà ecclesiali, si può cominciare a capire che c’è bisogno di
una “nuova evangelizzazione”. Giovanni Paolo II ha detto: “Nuovi metodi, nuovi contenuti,
nuova creatività, una nuova evangelizzazione che sia quindi nuova nei suoi metodi
e nei suoi contenuti, nella sua espressione e nella sua realizzazione”. Noi pensiamo
che adesso, proprio perché rafforzati da questo, rafforzati da questo Statuto e da
questo riconoscimento, potremmo rilanciare le famiglie in missione, gli itineranti,
i giovani e le vocazioni. Lo facciamo sempre come aiuto ai vescovi. Noi siamo una
realtà nata proprio per aiutare le parrocchie.