La visita del Papa a Santa Maria di Leuca sarà dunque, sostanzialmente, un pellegrinaggio
mariano. Ma cosa si aspettano dall’incontro con Benedetto XVI i fedeli di questa diocesi?
Ci risponde il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito De Grisantis,
al microfono di Cecilia Seppia:
R. – Ci aspettiamo
innanzitutto uno stimolo ad una devozione alla Madonna più profonda, che veramente
aiuti la nostra gente a seguire quello che Maria ha detto alle nozze di Cana ai servi,
quando ha detto “Fate quello che Lui vi dirà”. La devozione alla Madonna è molto
radicata nella nostra gente. Ma, come ogni devozione, certamente va approfondita e
va vissuta nella maniera più bella e anche più profonda, perché sia sempre una devozione
che porti al Signore Gesù.
D. – Nella sua lettera
per la preparazione della visita del Papa, lei rileva una vostra singolarità, ovvero
la posizione del Santuario che guarda ad Oriente e richiama la vocazione di questa
Chiesa ad essere ponte di unione tra Oriente ed Occidente. Un impegno, dunque, al
dialogo ecumenico e interreligioso…
R. – La posizione di Leuca è stata
sempre nella storia punto di incontro tra Oriente ed Occidente, non soltanto in senso
positivo. Non so se conoscete la storia del Santuario. L’attuale Santuario è il sesto,
infatti, poiché cinque sono stati bruciati dai saraceni, che sbarcavano continuamente
sulla nostra terra, proprio a Capo di Leuca, e per prima cosa distruggevano e bruciavano
tutto ciò che era cristiano. Quindi, il Santuario di Leuca è stato bruciato per cinque
volte. Questo guardare all’Oriente ora deve diventare non più motivo di scontro, ma
motivo di incontro.
D. – La vostra diocesi, tra l’altro,
è molto impegnata sul fronte sociale, in particolare al fianco dei giovani…
R.
– La nostra diocesi è profondamente impegnata nel Progetto Policoro, insieme alla
Calabria e alla Basilicata, proprio per venire incontro ai problemi dei giovani, alla
formazione dei giovani al lavoro e quindi anche alla possibilità di inserimento nel
mondo del lavoro. Tutto questo attraverso, appunto, il Progetto Policoro, che il responsabile
della Pastorale sociale del lavoro porta avanti da un po’ di anni con molto impegno
e al servizio dello sviluppo, della promozione dei giovani nell’ambito del lavoro.
Noi facciamo la nostra parte e soprattutto stimoliamo le istituzioni regionali e locali,
perché a questo problema della disoccupazione giovanile, e non solo, si diano risposte
efficaci e risposte serie.
D. – Antiche tradizioni
locali vogliono che San Pietro apostolo sia passato da queste parti. Quali benefici
si attendono ora dalla visita del successore di Pietro?
R. – La tradizione
afferma che l’apostolo Pietro è venuto qui ed ha evangelizzato per primo la nostra
gente e oggi il magistero di Benedetto XVI continua questa tradizione e quindi deve
dare questa spinta alla rievangelizzazione del nostro popolo e il suo magistero è
veramente in questa linea. Noi ci aspettiamo, non soltanto dal punto di vista affettivo
- perché la nostra gente vuole tanto bene a Benedetto XVI ed io ho toccato con mano
l’affetto della gente, la gioia di poterlo accogliere - ma anche da un punto di vista
di fede, che cresca questa adesione piena al magistero del successore di Pietro. Che
la visita del Papa sul nostro territorio possa essere veramente stimolo ad una maggiore
attenzione e quindi anche ad uno slancio maggiore per sviluppare tutte le potenzialità
che il nostro territorio ha, non soltanto dal punto di vista turistico, ma anche dal
punto di vista culturale, dal punto di vista creativo, dal punto di vista imprenditoriale.
Lo spero veramente, perchè la nostra terra ha bisogno di questo sviluppo maggiore,
per il bene delle famiglie.
Diamo ora la parola ad Antonio Ferraro,
sindaco di Castrignano del Capo, del quale Santa Maria di Leuca è una frazione.
L’intervista è di Alessandro De Carolis:
R. – La visita
di un Pontefice non è un evento che si verifica tutti i giorni. Naturalmente viviamo
l’attesa e l’evento con la dovuta attenzione, con il dovuto orgoglio e speriamo che
Benedetto XVI tocchi con mano quanto questa comunità sia votata non soltanto alla
cultura della solidarietà e della pace, ma quanto storicamente abbia in sé radicato
il sentimento religioso.
D. – Saranno poche ore ma
fortemente simboliche: il Papa, proveniente da Roma, che posa il piede dove la tradizione
vuole che San Pietro vi abbia poggiato il suo, per poi, un giorno, arrivare a Roma.
Quali sono i suoi sentimenti personali di fronte a questo intreccio così particolare
tra storia e presente?
R. – Il rivivere il passaggio di un altro Papa,
se da un punto di vista prettamente religioso comporta dedizione e stimolo alla riflessione
sui grandi temi e principi che attualmente assillano l’intera umanità, dall’altro
penso che vada visto anche sotto l’aspetto, questa volta, della “coltura” – e non
cultura – di quei principi che dovrebbero essere alla base della convivenza civile,
della fratellanza, della pace.
Il Papa sarà a Brindisi già da questa sera.
Una città di mare aperta per vocazione naturale all’Oriente e alla solidarietà, in
particolare nell’accoglienza degli immigrati. Sono le “qualità” di Brindisi messe
in luce, al microfono di Alessandro De Carolis, dal sindaco Domenico Mennitti:
R. – Io mi
rifaccio all’Enciclica che il Papa ha pubblicato con l’invocazione a restituire speranza.
Questa è una città che sta recuperando la speranza che è un po’ l’anticamera della
fiducia perché attraversa una fase di rilancio, di recupero della propria dignità,
di riscoperta anche della propria impostazione urbanistica. Brindisi, città d’acqua
che tende a recuperare il suo ruolo di interlocuzione soprattutto con il bacino del
Mediterraneo e con i popoli che sono dall’altra parte dell’Adriatico.
D.
– Visite di questo tipo, risucchiano, per così dire, i luoghi interessati sotto il
cono di luce, talvolta un po’ ingombrante, dei media. Nel giugno 2008, quale volto
viene in evidenza della città di Brindisi?
R. – Soprattutto il grande
recupero del rapporto fra la città e il suo porto. Per quello che noi sappiamo, il
Papa è rimasto molto colpito dalla pubblicazione di un libro che parla di Brindisi
nel 1991, quando ci fu il grande esodo degli albanesi e noi fummo la sponda della
libertà per oltre 20 mila profughi che fuggivano dalla loro patria.
D.
– A questo proposito, la vostra città, per la sua naturale vocazione di luogo di transito
tra Occidente ed Oriente, è anche una città che ben conosce, per l’appunto, il fenomeno
dell’immigrazione. Qual è attualmente la situazione, in questo senso?
R.
– Per quanto riguarda la Puglia, ed in particolare Brindisi, oggi il problema è meno
grave e meno pressante degli anni precedenti. Tuttavia, devo dire questo: nel momento
difficile, quando si avviò questo fenomeno, Brindisi ha retto con un grande spirito
di solidarietà.