Quando il Re dell’Arabia Saudita era venuto a visitare il Papa in Vaticano gli aveva
parlato di un suo progetto per il dialogo fra le grandi fedi monoteistiche. Le linee
dell’iniziativa apparivano ancora assai generali. Ma il Sovrano ha continuato la
sua strada, e dopo aver rilanciato altre volte il tema, nei giorni scorsi ha avuto
luogo alla Mecca una Conferenza Islamica Mondiale, come fase preparatoria per l’avvio
di un grande dialogo prima interno all’islam e poi con il cristianesimo e l’ebraismo,
volto a tutelare e promuovere la dignità dell’essere umano, la famiglia minacciata
nella sua identità, la pace fra i popoli. Il Sovrano ha espressamente rilevato che
alcuni seguaci dell’islam, vittime dell’estremismo, stravolgono dall’interno la natura
dell’islam stesso come religione di pace. Alla Conferenza hanno partecipato 500 personalità
e dotti islamici delle diverse correnti di pensiero di tutto il mondo, che in un “appello”
finale hanno ribadito il loro “no” allo scontro fra le civiltà, invitando i responsabili
dei popoli alla concordia e alla promozione della cultura del dialogo.
C’è
ancora un lungo cammino da fare per conoscersi e per intendersi sui diritti della
persona; le diversità teologiche rimarranno irriducibili; le situazioni concrete di
molte minoranze cristiane in terra musulmana sono drammatiche. Tuttavia, più si ripete
l’affermazione e si radica la convinzione che in nome di Dio non ci si può odiare,
ma ci si deve incontrare e dialogare, meglio è. Giovanni Paolo II aveva già indicato
questa via ad Assisi. Il cammino non è facile per i musulmani, non è facile per gli
ebrei, non è facile per i cristiani. Bisogna continuarlo con pazienza e coraggio.