Kenya: appello alla riconciliazione tra sfollati e comunità ospitanti
Dopo la violenza post elettorale, la situazione umanitaria in Kenya è ancora critica.
L’operazione "Rudi nyumbani", ritorno a casa, partita lo scorso mese per consentire
il rientro dei profughi interni fuggiti durante i tumulti scoppiati dopo le elezioni,
non ha raggiunto il risultato sperato. In molte zone il Paese è stata paralizzato
dall’odio interetnico, nonostante le assicurazioni da parte del governo sul ritorno
alla normalità del Kenya. Subito dopo la pace siglata tra il presidente Kibaki e il
capo dell’opposizione Odinga, grazie alla mediazione dell’ex segretario dell’ONU,
Kofi Annan, erano stati promessi aiuti consistenti agli sfollati. In particolare,
Kibaki aveva detto alla popolazione che avrebbe avuto i beni di prima necessità e
le case in cui vivere. Invece tutto ciò non è avvenuto, provocando preoccupazione
nella gente. “L’animosità etnica che ha scatenato la violenza - ha affermato mons.
Peter Kairo, vescovo di Nakuru e responsabile della commissione giustizia e pace della
Conferenza episcopale del Kenia – è elevata, a meno che le comunità ospitanti e gli
sfollati non vengano riconciliati al più presto, il mero spiegamento di forze di polizia
nelle aree insicure non porterà la pace”. (V.V.)