L'incoraggiamento del Papa ai vescovi del Bangladesh, pastori di una piccola comunità
cristiana segnata da povertà e discriminazione
Il Papa ha incontrato stamane i vescovi del Bangladesh, per la visita ad Limina, incoraggiando
la piccola comunità cristiana di questo Paese a maggioranza musulmana ad annunciare
il Vangelo con coraggio nonostante le difficoltà e le discriminazioni. Il servizio
di Fausta Speranza.
Il Papa ringrazia
la comunità cattolica del Bangladesh per “la crescita e il fervore” in una situazione
sociale piena di sfide, e anche per le molte vocazioni registrate e per l’assistenza
offerta in altri Paesi, in particolare in Corea a seminaristi e preti. Ricorda la
situazione di povertà, di isolamento e di discriminazione in cui vive la minoranza
cristiana. Sottolinea anche l’impegno al dialogo interreligioso segnato da varie iniziative
e si sofferma sulla dimensione missionaria della Chiesa. Alla fine del mese – annuncia
– iniziano le celebrazioni per l’Anno Paolino ed è come un “rinnovato invito ad annunciare
Cristo”, via, verità e vita. Rivolgendosi ai vescovi del Bangladesh Benedetto XVI
si dice “consapevole” delle loro difficoltà: “Like the first
Christians, you live as a small community among a large non-Christian population...” “Come
i primi cristiani – dice – voi vivete come piccola comunità tra una popolazione in
gran parte non cristiana”. Continuate il vostro impegno – aggiunge – “con bontà, semplicità
e carità creativa”. Il Papa ricorda il paradosso del Vangelo: “Il completo dono di
sé porta alla pienezza della gioia”. E sottolinea che “la testimonianza personale
dell’integrità evangelica è d’obbligo”, per poi spiegare che riceve forza dai molti
frutti di grazia che lo Spirito regala a chi tende alla perfezione della carità. Parla
del ruolo dei laici, in particolare nella catechesi in preparazione dei Sacramenti,
sottolineando l’importanza di una buona preparazione al matrimonio, “come impegno
di fedele amore per tutta la vita e come cammino verso la santità”. Chiama i vescovi
alla tolleranza, alla moderazione e alla comprensione, sottolineando che la Chiesa
cattolica abbraccia i popoli di tutte le razze e lingue, non è limitata ad una cultura
o sistema politico, sociale ed economico, ed è al servizio dell’intera famiglia umana.
Sotto governo militare fino al 1990, con le elezioni del ’91 il Bangladesh passa alla
legalità costituzionale ma con tensioni che in questo tempo hanno portatopiù
volte il Paese sull’orlo della guerra civile. Per quanto riguarda la religione, è
un Paese al 90% musulmano. Circa il 10% gli induisti, l’1% i cristiani di cui lo 0,2%
cattolici. Ma sul dialogo interreligioso condotto dalla Chiesa
cattolica del Bangladesh ascoltiamo quanto ci riferisce il vescovo di Chittagong,
Patrick D’Rozario, al microfono di Alberto Goroni:
R. – Interreligious
dialogue is somehow .... Il dialogo interreligioso fa in qualche modo parte
della nostra cultura. C’è armonia, c’è pace nel Paese. In fondo, noi siamo una cosa
sola con la maggioranza musulmana, sebbene lì siano presenti atteggiamenti di stampo
fondamentalista, ma penso che nell’insieme la gente del Bangladesh viva in pace e
in armonia. Anche se siamo davvero una piccola comunità, la nostra presenza in Bangladesh
tuttavia è importante grazie alle nostre scuole e ai nostri servizi sociali e sanitari.
E questo è riconosciuto dalla gran parte della società ed anche dal governo. Noi davvero
sentiamo di fare qualcosa che testimonia i valori del Vangelo agli altri. D.
– Lo scorso novembre siete stati colpiti da un ciclone e da altri flagelli… R.
- Six districts in my dioceses... Sei distretti della mia diocesi sono stati
colpiti dal ciclone. Tra l’altro quest’anno abbiamo avuto anche la peste dei ratti.
I topi hanno distrutto il 70 per cento dei raccolti. La Chiesa si sta dando da fare
attraverso la Caritas e Cor Unum. Il Santo Padre ci ha aiutato ed anche la Conferenza
episcopale italiana. Adesso stiamo ricostruendo le case, stiamo fornendo cibo e soccorsi
ai gruppi indigeni fino al prossimo raccolto, che sarà in settembre. La Chiesa locale
e la comunità internazionale hanno risposto molto bene all’appello lanciato dal Santo
Padre. Stiamo facendo vedere alla gente che l’amore di Dio esiste non solo per i cristiani
ma per tutte le persone di quella zona.