2008-06-12 14:53:58

Incontro sull'AIDS promosso dalla Santa Sede all'ONU: intervista con mons. Migliore


Una tavola rotonda promossa dalla Rappresentanza della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York si è tenuta ieri al Palazzo di Vetro, nell’ambito della riunione sull’Aids organizzata dall’ONU, che si è tenuta il 10 e l’11 giugno. Tema della tavola rotonda: “Trattamento, prevenzione e assistenza: tre approcci per affrontare l’HIV/AIDS”. Ma che cosa è emerso di particolare da questo incontro? Adriana Masotti lo ha chiesto a mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.RealAudioMP3

R. – La tendenza è quella di trattare le questioni relative all’HIV in puri termini di fornire strutture, fondi e medicine, specialmente nei Paesi poveri. Ma questa è solo una delle facce della soluzione. Sembra che occorra anche investire in una massiccia formazione del personale medico e paramedico ed elevarne la competenza e il trattamento economico, così che possano rimanere nei propri Paesi e dedicarsi a consolidare i propri sistemi sanitari.
 
D. – Quali sono le proposte principali formulate dalla Santa Sede nei suoi interventi all’ONU per contrastare la diffusione dell’Aids?
 
R. – Pensiamo che l’intera questione debba essere affrontata in un sempre maggior spirito di solidarietà e di cura per l’altro. Per quanto riguarda un certo numero, peraltro consistente, di Paesi che non dispongono di infrastrutture e risorse adeguate per far fronte alla situazione, sarebbe opportuno sviluppare un piano analogo a quello ideato per i Paesi più poveri e maggiormente indebitati. Concentrare i nostri sforzi ad investimenti finanziari, logistici, umanitari in questa categoria di Paesi, li aiuterebbe a prendere in mano la situazione, a tenere sotto controllo l’epidemia e darebbe anche all’umanità intera la speranza di poter debellare questo male.
 
D. – Tante sono le organizzazioni cattoliche impegnate nella lotta all’AIDS in tutto il mondo. C’è un’iniziativa che le piacerebbe ricordare e che può essere presa come esempio?
 
R. – Più che un’iniziativa è una creativa convinzione. L’ideale cristiano, istillato nelle opere di misericordia, ha fatto nascere ospedali, case di cura, assistenza competente e organizzata per gli ammalati, soprattutto i più poveri. Poi sono nate le organizzazioni statali nel senso moderno, che hanno assunto questo ruolo. Ma l’ideale cristiano ha continuato ad agire da pioniere, sensibile alle nuove malattie che richiedono adeguate forme di assistenza. E quando la pandemia dell’HIV si è affacciata, mentre ancora lo stigma sociale tratteneva la società e le amministrazioni pubbliche dal prendere misure adeguate, furono proprio le suore di Madre Teresa ad aprire il primo centro di assistenza e di accompagnamento dei malati di AIDS, e lo fecero proprio a San Francisco, in California, nel bel mezzo dell’opulenza e della tecnologia avanzata.
 
D. – Esiste una stretta collaborazione nella lotta all’AIDS tra la rappresentanza della Santa Sede presso l’ONU e tante altre organizzazioni. E’ un fenomeno molto promettente questo per il futuro?
 
R. – Sì, collaborazione con tutte le organizzazioni che si occupano di questa questione. Ma per quanto concerne poi la nostra esperienza, parlerei anche delle organizzazioni di ispirazione cattolica. Perché la ragion d‘essere della presenza e attività della Santa Sede all’ONU è di contribuire alla soluzione dei problemi del mondo, partendo dalla freschezza e creatività del pensiero sociale della Chiesa. Ora, le organizzazioni non governative d’ispirazione cattolica sono tutte impegnate a realizzare l’uno o l’altro aspetto di questo pensiero nei quattro angoli del mondo. Esse hanno idee, esperienze, realizzazioni e grande motivazione. E in questo senso, direi che è indispensabile e mutuamente arricchente la stretta collaborazione tra la missione della Santa Sede e le Ong di ispirazione cattolica.







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