2008-06-12 15:13:44

Il preposito generale dei Gesuiti sull'immigrazione: "La paura ci rende manipolabili"


L’educazione all’accoglienza, l’odierno concetto di frontiera, l’impegno necessario ad incontrare “il diverso” da noi, scoprendolo fonte di crescita e non nemico. Questi alcuni degli aspetti toccati da padre Adolfo Nicolás, Generale della Compagnia del Gesù, intervenuto ieri sera a Roma al dibattito ''Frontiere o barriere?'', promosso dal Centro Astalli. La sede del servizio dei Gesuiti per i rifugiati ha celebrato così la Giornata mondiale del rifugiato del prossimo 20 giugno. C’era per noi Gabriella Ceraso:RealAudioMP3
 
E’ un messaggio di speranza, di grande umanità, ma anche di estremo realismo quello che padre Nicolás lascia sul tema attuale delle migrazioni. “Il problema più grande di oggi sono le frontiere che abbiamo dentro di noi – ha sottolineato – frutto delle nostre insicurezze, delle paure che nel mondo sviluppato sono diventate grande e strumento politico, perchè queste paure ci rendono manipolabili. Certo, alcune frontiere crollano, ma noi ne costruiamo altre, a volte frutto di ignoranza, a volte necessarie per proteggerci, forse inevitabili, ma comunque per la maggior parte frontiere artificiali”.  
“Fra gli esseri umani non ci sono frontiere. Tutti abbiamo gli stessi problemi, tutti abbiamo le stesse ansietà e le difficoltà a comunicare. Allora siamo sempre invitati a vedere nell’altro, noi stessi. E’ per questo che questa tendenza a fare delle frontiere delle barriere non è una tendenza sana”.
 
Siamo chiamati – dice padre Nicolás – a far sparire dal mondo queste frontiere a dare una vita più umana a chi la chiede. Abbiamo bisogno di un mondo nuovo e di un modo nuovo per guardare l’altro e il segreto sta nell’incontro, che trasforma la teoria in vita vera e ci fa scoprire l’altro come ricchezza e, infine, ci cambia.  
“Nell’incontro con l’altro, abbiamo – credo – una opportunità unica di trovarci in noi stessi. Lavorando con i migranti, i migranti ci portano al limite dell’umanità, ci portano dove è difficile vivere umanamente. E’ la che possiamo trovare cosa è veramente umano, cosa è veramente necessario e cosa non è necessario”.
 
Uscire da sé per far spazio agli altri ed essere toccati e cambiati è rischioso – afferma padre Nicolás – ma è sintomo di uomini sani ed è soprattutto l’unica opportunità che abbiamo per far crescere la nostra personalità. Tutto ciò ben si concilia con il cristianesimo, afferma padre Nicolás: le Chiese in quanto comunità sono, infatti, il luogo ideale per incontrarsi e lo dovrebbero essere in maniera programmatica. Poi lo sguardo alla politica: la richiesta è quella di adottare una memoria totale sul tema migranti:  
“Noi abbiamo sperimentato cosa è la migrazione, cosa è la povertà, cosa è la difficoltà di farcela. Questa memoria collettiva, questa memoria nazionale credo sia molto importante, perchè dalla memoria possiamo prendere saggezza”.
 
C’è infine – conclude padre Nicolás – la questione educativa, una emergenza mondiale. Ai responsabili cattolici e non, quindi l’appello a cambiare il sistema, puntando a formare non dei tecnici, ma delle persone con il cuore e la mente aperte alla diversità umana.







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