Il preposito generale dei Gesuiti sull'immigrazione: "La paura ci rende manipolabili"
L’educazione all’accoglienza, l’odierno concetto di frontiera, l’impegno necessario
ad incontrare “il diverso” da noi, scoprendolo fonte di crescita e non nemico. Questi
alcuni degli aspetti toccati da padre Adolfo Nicolás, Generale della Compagnia del
Gesù, intervenuto ieri sera a Roma al dibattito ''Frontiere o barriere?'', promosso
dal Centro Astalli. La sede del servizio dei Gesuiti per i rifugiati ha celebrato
così la Giornata mondiale del rifugiato del prossimo 20 giugno. C’era per noi Gabriella
Ceraso: E’
un messaggio di speranza, di grande umanità, ma anche di estremo realismo quello che
padre Nicolás lascia sul tema attuale delle migrazioni. “Il problema più grande di
oggi sono le frontiere che abbiamo dentro di noi – ha sottolineato – frutto delle
nostre insicurezze, delle paure che nel mondo sviluppato sono diventate grande e strumento
politico, perchè queste paure ci rendono manipolabili. Certo, alcune frontiere crollano,
ma noi ne costruiamo altre, a volte frutto di ignoranza, a volte necessarie per proteggerci,
forse inevitabili, ma comunque per la maggior parte frontiere artificiali”. “Fra
gli esseri umani non ci sono frontiere. Tutti abbiamo gli stessi problemi, tutti abbiamo
le stesse ansietà e le difficoltà a comunicare. Allora siamo sempre invitati a vedere
nell’altro, noi stessi. E’ per questo che questa tendenza a fare delle frontiere delle
barriere non è una tendenza sana”. Siamo chiamati – dice padre
Nicolás – a far sparire dal mondo queste frontiere a dare una vita più umana a chi
la chiede. Abbiamo bisogno di un mondo nuovo e di un modo nuovo per guardare l’altro
e il segreto sta nell’incontro, che trasforma la teoria in vita vera e ci fa scoprire
l’altro come ricchezza e, infine, ci cambia. “Nell’incontro con l’altro,
abbiamo – credo – una opportunità unica di trovarci in noi stessi. Lavorando con i
migranti, i migranti ci portano al limite dell’umanità, ci portano dove è difficile
vivere umanamente. E’ la che possiamo trovare cosa è veramente umano, cosa è veramente
necessario e cosa non è necessario”. Uscire da sé per far spazio
agli altri ed essere toccati e cambiati è rischioso – afferma padre Nicolás – ma è
sintomo di uomini sani ed è soprattutto l’unica opportunità che abbiamo per far crescere
la nostra personalità. Tutto ciò ben si concilia con il cristianesimo, afferma padre
Nicolás: le Chiese in quanto comunità sono, infatti, il luogo ideale per incontrarsi
e lo dovrebbero essere in maniera programmatica. Poi lo sguardo alla politica: la
richiesta è quella di adottare una memoria totale sul tema migranti: “Noi
abbiamo sperimentato cosa è la migrazione, cosa è la povertà, cosa è la difficoltà
di farcela. Questa memoria collettiva, questa memoria nazionale credo sia molto importante,
perchè dalla memoria possiamo prendere saggezza”. C’è infine
– conclude padre Nicolás – la questione educativa, una emergenza mondiale. Ai responsabili
cattolici e non, quindi l’appello a cambiare il sistema, puntando a formare non dei
tecnici, ma delle persone con il cuore e la mente aperte alla diversità umana.