Conferenza episcopale USA: “Ancora troppo pochi i rifugiati iracheni accolti”
Il direttore dei servizi per i rifugiati e l’immigrazione della Conferenza episcopale
statunitense, Anastasia Brown, ha lanciato un appello per porre l’attenzione sulla
difficoltà di raggiungere l’obiettivo degli amministratori di reinsediare in Usa 12mila
profughi iracheni entro ottobre 2008. La notizia è stata ripresa oggi dall’Osservatore
Romano. Secondo la Conferenza, nel solo mese di maggio sono arrivati negli Stati Uniti
altri mille iracheni che vanno ad aggiungersi ai 4742 già ammessi quest’anno dopo
essere stati esaminati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (ACNUR): irraggiungibile,
dunque, sembra l’obiettivo dei 12mila, considerando il fatto che ci troviamo a soli
quattro mesi dalla chiusura dell’anno fiscale. Secondo Brown sono circa 4,9 milioni
gli iracheni costretti a lasciare la propria casa in Iraq: 2,7 milioni sono rimasti
nel Paese; 2,2 sono riusciti a lasciarlo per scappare negli Stati vicini, soprattutto
in Siria e in Giordania (Paese con il quale gli Usa hanno rapporti diplomatici abbastanza
buoni). Molti di loro, però, sembra più di mille, starebbero per partire alla volta
della Malaysia, Paese che non richiede visti in entrata, ma non riconosce lo status
di rifugiati e quindi li tratterrebbe in stato di fermo. Di diversa opinione sulla
questione dell’accoglienza negli Usa è il coordinatore per i rifugiati iracheni e
già ambasciatore di Haiti, James Foley, che in una conferenza stampa ha lodato l’efficienza
dei sistemi per l’elaborazione delle richieste dei rifugiati nei Paesi vicini all’Iraq:
questo, secondo lui, permetterà ai 7800 esuli che hanno concluso gli stadi preliminari
del processo di reinsediamento, di completarlo in tempo per il 30 settembre, raggiungendo
e anzi superando, così, l’obiettivo dei 12mila nell’anno 2008. (R.B.)