2008-06-11 08:10:02

Speranze di pace in Somalia: ma la situazione umanitaria resta drammatica


Un accordo di vitale importanza per la Somalia quello firmato, l’altro ieri, tra opposizione e governo di transizione somalo sotto l’egida delle Nazioni Unite. Tra i punti fondamentali una tregua militare e l’impegno ad avviare la procedura che porterà alla smobilitazione dell’esercito etiopico d’occupazione e all’intervento di caschi blu dell’Onu. A Mario Raffaelli, inviato speciale italiano per la Somalia, abbiamo chiesto se la nuova iniziativa di pace poggi su basi più solide che in passato. L’intervista è di Stefano Leszczynski:RealAudioMP3


R. – Certamente può essere un punto di svolta, perché oltre ad avere affrontato il problema della sicurezza ed aver stabilito dei meccanismi per cercare di riportare il Paese alla stabilità, ha preso l’impegno di costituire entro 15 giorni due strumenti congiunti, con la presenza di governo e opposizione, presieduti dalle Nazioni Unite: uno specificatamente sul problema del cessate il fuoco e dei seguiti, ed il secondo sui problemi politici. Questo fatto, credo segni la differenza positiva rispetto ad altri tentativi del passato.

D. – Tuttavia, alcuni dei responsabili dell’opposizione non hanno aderito all’accordo. Questo può essere un problema?

R. – Certamente sì, perché evidentemente adesso si tratta di vedere quanto da parte dell’opposizione, che ha accettato il dialogo e ha firmato l’accordo, ci sia un’influenza sui combattenti, su chi poi sul campo conduce le azioni di guerriglia. Certamente, bisognerà dar per scontato che una parte dell’opposizione armata non seguirà questo accordo. E’ molto importante il fatto che nell’accordo ci sia la previsione di un ritiro degli etiopici, anche se condizionata alla situazione di questo cessate il fuoco e al deployment del contingente delle Nazioni Unite.

D. – Le Nazioni Unite come intendono subentrare?

R. – L’accordo dice esplicitamente che le forze devono essere composte da Paesi amici ad esclusione dei Frontland State, cioè dei Paesi confinanti con la Somalia, e quindi ad esclusione, per esempio, dell’Etiopia. Questa è materia che sarà discussa, perché evidentemente l’accordo prevede 120 giorni prima che questa decisione diventi operativa.

D. – Oggi la Somalia in che situazione è da un punto di vista politico, ma soprattutto sociale, dopo decenni di guerra?

R. – Purtroppo negli ultimi mesi, e proprio in collegamento con questa situazione difficile che si è creata dopo l’intervento etiopico e la guerra che c’è stata, si parla di una catastrofe umanitaria. Le Nazioni Unite definiscono la Somalia la peggior catastrofe umanitaria esistente al momento. Di questo si fa menzione anche in questo accordo e si dice esplicitamente che la tregua che dovrebbe partire tra 30 giorni deve servire innanzitutto a portare sollievo alle popolazioni, perchè la catastrofe umanitaria è collegata principalmente alla situazione di instabilità.

Somalia appello ONG
Le ONG italiane che operano in Somalia hanno lanciato ieri un forte appello ai sequestratori per la liberazione di Jolanda Occhipinti, Abderahman Yusuf Arale e Giuliano Paganini, i tre operatori umanitari, due italiani e uno somalo, rapiti da guerriglieri somali il 21 maggio scorso. Il messaggio è stato fatto trasmettere, in lingua somala, dalle principali emittenti locali. 







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