2008-06-11 15:37:58

Myanmar: Amnesty International denuncia l’operato delle autorità locali


Continua l’emergenza in Myanmar nelle zone colpite dal ciclone Nargis il 2 e il 3 maggio, una tragedia da 130mila tra morti e dispersi e che ha lasciato due milioni e mezzo di persone senza niente. Amnesty International, nei giorni scorsi, ha denunciato al governo del Paese, l’operato delle autorità locali che ostacolano l’arrivo degli aiuti umanitari dall’estero. In particolare sotto accusa è finito il Consiglio di Stato per la Pace e lo Sviluppo, non nuovo a denunce di questo tipo, che già il 23 maggio aveva dichiarato la fine della fase di soccorso e l’inizio di quella della ricostruzione, avviando di fatto una campagna di sgombero dei rifugi governativi e privati da parte dei senzatetto. L’organizzazione umanitaria ha potuto accertare oltre 30 casi di violazioni di questo tipo e raccolto più di 40 denunce di aiuti confiscati, nascosti o dirottati verso altra destinazione. Secondo Benjamin Zawacki, ricercatore di Amnesty che ha appena visitato il Paese, la situazione, soprattutto nell’area dell’Irrawaddy, è molto critica, con zone colpite ancora non raggiunte e comunque ritenute inabitabili. Uno dei problemi principali causato dalla distruzione di molti edifici è l’impossibilità per i bambini di seguire le lezioni, proprio nel periodo d’inizio dell’anno scolastico. A lanciare l’appello, riportato dall’Osservatore Romano, è l’arcivescovo di Yangon, Charles Maung Bo, che in una lettera al governo ha descritto in particolare la situazione del piccolo villaggio di Aima, in cui molte famiglie con bimbi vivono senza cibo né acqua potabile. Il presule ha sottolineato il delicato ruolo della Chiesa locale che, in collaborazione con la Caritas Internationalis, assiste 75mila persone, 20mila nella sola regione di Lebutta, offrendo rifugio e aiuti. Anche l’Opera “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS), ha stanziato ulteriori 80mila euro destinati proprio all’arcidiocesi di Yangon e alla diocesi di Pathein, che si trova proprio nel cuore dell’Irrawaddy, dove ci sono diversi villaggi abitati da popolazione Karen e di religione cristiana. Con questa cifra arrivano a 110mila euro gli aiuti di ACS all’emergenza nell’ex Birmania. Secondo l’Ufficio internazionale dei Gesuiti per i rifugiati, infine, il 70% degli sfollati hanno trovato riparo nei monasteri, il 28 negli edifici pubblici, il 2% nelle tendopoli. (R.B.)







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