L'Europa può rinascere dalle radici cristiane: così il Papa all'udienza generale dedicata
a San Colombano, l'abate irlandese che lottò contro la corruzione dei potenti
Un Santo europeo: così Benedetto XVI definisce la figura di Colombano, l'abate irlandese
cui ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di oggi. Ricorda il suo rigore
morale di fronte alla corruzione dei potenti e il contributo alle radici cristiane
dell'Europa che nasceva. Il servizio di Fausta Speranza.
Una vita
di preghiera, di ascesi, di studio e di rigore morale tanto da avere problemi con
gerarchie ecclesiastiche e politiche. E’ la vita dell’abate Colombano, l'irlandese
più noto del primo Medioevo, di cui il Papa dice:
“Insieme
agli irlandesi del suo tempo, era consapevole dell’unità culturale dell’Europa”. E
Benedetto XVI aggiunge che “spese ogni sua energia per alimentare le radici cristiane
dell’Europa che stava nascendo”. Il Papa lo ricorda come uomo di grande cultura e
ricco di doni di grazia, “instancabile costruttore di monasteri”. La fondazione di
tre monasteri appartiene alla prima fase della sua azione missionaria quando con altri
fratelli lascia la sua isola e si muove in vari Paesi dell’Europa occidentale. Poi
le difficoltà con alcuni vescovi che aveva rimproverato per i costumi di alcuni di
loro e poi l’aperta ostilità del re Teodorico che aveva aspramente rimproverato per
le sue relazioni adulterine. Benedetto XVI ricorda tutto ciò definendolo intransigente
in ogni questione morale ma ben sottolineando che con la “sua testimonianza di vita”
e la “sua austerità" che il Papa definisce "non fine a se stessa”, ha fatto opera
di rievangelizzazione in regioni in cui il paganesimo aveva minato la precedente cristianizzazione.
Stessa testimonianza di fede con frutti di evangelizzazione porterà nella sua ultima
fase in Italia, quando – ricorda il Papa – “la vita della Chiesa era in difficoltà":
“La
vita della Chiesa era lacerata dall’eresia ariana e da uno scisma che aveva staccato
la maggior parte delle chiese dell’Italia settentrionale dalla comunione con il vescovo
di Roma”. Anche in Itallia Colombano
fonda un monastero, a Bobbio, che sarebbe divenuto – afferma il Papa – un centro di
cultura paragonabile a quello famoso di Montecassino. Della cultura di Colombano il
Papa ricorda che in una sua lettera si trova per la prima volta l’espressione “totius
Europae”, con riferimento alla presenza della Chiesa nel continente”. Dei suoi insegnamenti
ricorda la “Regula monachorum”, che – dice – disegna l’immagine ideale del monaco”,
e poi ricorda quello che definisce “una sorta di codice penale per le infrazioni dei
monaci”, con punizioni che sorprendono oggi ma che – spiega il Papa – “sono spiegabili
soltanto con la mentalità del tempo e dell’ambiente”. C’è poi il racconto di quanto
accadde al momento in cui Colombano e i suoi compagni furono condannati dalla Casa
reale di Teodorico al definitivo esilio: furono imbarcati in mare ma la nave si incagliò
a poca distanza dalla spiaggia e il capitano, vedendo in ciò un segno del cielo, rinunciò
all’impresa e, per paura di essere maledetto da Dio, riportò i monaci sulla terra
ferma. Ma invece di rientrare – sottolinea il Papa - il gruppo decise di continuare
l’opera di evangelizzazione in altre terre, presso il lago di Zurigo. Il messaggio
di Colombano – sintetizza il Papa – si concentra in un "fermo richiamo alla conversione
e al distacco dai beni terreni in vista dell’eredità eterna”. “Con la sua vita ascetica
e il suo comportamento senza compromessi di fronte alla corruzione dei potenti – aggiunge
– evoca la figura severa di Giovanni Battista". E poi aggiunge a braccio:
“Con
la sua energia spirituale, con la sua fede, con il suo amore per Dio e per il prossimo
divenne realmente uno dei Padri dell’Europa: egli mostra anche oggi dove stanno le
radici dalle quali può rinascere questa nostra Europa”. Al
termine dell'udienza generale il Papa saluta le Suore Ministre degli Infermi di San
Camillo, che stanno celebrando il Capitolo, e i fedeli della diocesi di Assisi-Nocera
Umbra-Gualdo Tadino, convenuti con l’arcivescovo Domenico Sorrentino e il vescovo
emerito Sergio Goretti, ad un anno dalla visita che – dice il Papa - ha avuto la gioia
di compiere ad Assisi. Con particolare affetto saluta i Bambini missionari delle diocesi
di Castellaneta, Taranto e Bari, convenuti con il vescovo Pierino Fragnelli, come
pure le Bambine del Movimento dei Focolari, partecipanti al congresso GEN 4. A quelli
che definisce piccoli amici, augura di trovare nell’amicizia con Gesù la forza necessaria
per annunciarlo con gioia ed entusiasmo ai coetanei, preparandosi così ad assumere
i compiti che li attendono nella Chiesa e nella società.