Educhiamoci alla speranza “nella preghiera, nell’azione, nella sofferenza”, l'esortazione
di Benedetto XVI al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma
Educhiamoci ogni giorno alla speranza che matura nella sofferenza: è stato questo
il grande richiamo che Benedetto XVI ha rivolto ieri pomeriggio alla diocesi di Roma,
nel presiedere l'apertura del convegno ecclesiale sul tema: “Gesù è Risorto. Educare
alla speranza nella preghiera, nell’azione, nella sofferenza”. Il Papa ha parlato
nella Basilica di San Giovanni in Laterano ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici delle
associazioni e dei Movimenti della Chiesa capitolina, impegnati nei tre giorni del
Convegno finalizzato ad elaborare un programma pastorale per il prossimo anno. Il
servizio di Francesca Sabatinelli: Educhiamoci
ogni giorno alla speranza che matura nella sofferenza, è il grande richiamo di Benedetto
XVI alla diocesi di Roma. L’educazione nell’ottica della speranza teologale, che si
nutre della fede e della fiducia in Dio, che in Gesù si è rivelato come il vero amico
dell’uomo. E’ l’obiettivo della diocesi di Roma per il prossimo anno pastorale. La
speranza di chi crede in Dio non solo si protende verso la vita eterna, spiega il
Papa, ma investe, anima e trasforma la quotidiana esistenza terrena, dà un significato
alle piccole speranze, in una società e in una cultura, come anche quella della città
di Roma, dove non è facile vivere nel segno della speranza cristiana. La sensazione
diffusa, continua il Papa, è che per le nuove generazioni si profili un destino di
incertezza e di precarietà. Sfiducia, delusione e rassegnazione, contraddicono la
grande speranza della fede, ma anche le piccole speranze della vita quotidiana che
poggiano sul vuoto quando mettono tra parentesi Dio, quando arrivano perfino a negare
la sua esistenza. Quando Dio è lasciato da parte nessuna delle cose che veramente
ci premono può trovare una stabile collocazione:
“Per educare alla
speranza, come ci proponiamo in questo Convegno nel prossimo anno pastorale è, dunque,
anzitutto necessario aprire a Dio il nostro cuore, la nostra intelligenza e tutta
la nostra vita per essere così, in mezzo ai nostri fratelli suoi credibili testimoni”. Bisogna
quindi educare alla speranza, attraverso anche l’educazione alla preghiera, che non
fa mai essere totalmente soli. Pregare purifica, libera dalle menzogne segrete, apre
a Dio e al prossimo. Il Papa richiama quindi ad uno sforzo comune per affrontare i
mali e i problemi di Roma: occorrono - dice- educazione e formazione della persona
ma anche spirito costruttivo per affrontare problemi concreti di chi ci vive:
“Cercheremo
in particolare di promuovere una cultura e un’organizzazione sociale più favorevoli
alla famiglia e all’accoglienza della vita, oltre che alla valorizzazione delle persone
anziane, tanto numerose tra la popolazione di Roma. Lavoreremo per dare risposta a
quei bisogni primari che sono il lavoro e la casa, soprattutto per i giovani. Condivideremo
l’impegno per rendere la nostra città più sicura e vivibile, ma opereremo perché essa
lo sia per tutti, in particolare per i più poveri e perché non sia escluso l’immigrato
che viene tra noi con l’intenzione di trovare uno spazio di vita nel rispetto delle
nostre leggi”.
Umiltà, grande fiducia, tenacia e coraggio sono
gli elementi che caratterizzano colui che pone la sua speranza anzitutto in Dio, continua
il Papa. Il credente sa che la sua vita, il suo operare non sono mai senza frutto
e privi di senso perché custoditi nel potere indistruttibile dell’amore di Dio. Si
può così capire come la speranza cristiana viva anche nella sofferenza, e ne venga
a sua volta educata e fortificata. Non potendo eliminare la sofferenza dal mondo,
spiega il Papa, la grande verità cristiana ci spiega come a guarire l’uomo non sia
la fuga, ma accettare il dolore e maturare in esso, trovandovi un senso mediante l’unione
a Cristo. Il grado di umanità si misura dalla capacità di rapportarsi all’altrui dolore
e il merito della fede cristiana è proprio quello di aver suscitato nell’uomo la capacità
di condividere anche interiormente la sofferenza dell’altro. Crescere nella speranza
avviene anche attraverso l’aiuto concreto e la vicinanza alla sofferenza del prossimo,
e anche offrendo a Dio le piccole fatiche dell’esistenza quotidiana. La speranza dei
credenti non può fermarsi a mondo terreno, ma deve orientarsi verso la comunione piena
ed eterna con il Signore.