2008-06-10 14:34:55

Educhiamoci alla speranza “nella preghiera, nell’azione, nella sofferenza”, l'esortazione di Benedetto XVI al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma


Educhiamoci ogni giorno alla speranza che matura nella sofferenza: è stato questo il grande richiamo che Benedetto XVI ha rivolto ieri pomeriggio alla diocesi di Roma, nel presiedere l'apertura del convegno ecclesiale sul tema: “Gesù è Risorto. Educare alla speranza nella preghiera, nell’azione, nella sofferenza”. Il Papa ha parlato nella Basilica di San Giovanni in Laterano ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici delle associazioni e dei Movimenti della Chiesa capitolina, impegnati nei tre giorni del Convegno finalizzato ad elaborare un programma pastorale per il prossimo anno. Il servizio di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3  
Educhiamoci ogni giorno alla speranza che matura nella sofferenza, è il grande richiamo di Benedetto XVI alla diocesi di Roma. L’educazione nell’ottica della speranza teologale, che si nutre della fede e della fiducia in Dio, che in Gesù si è rivelato come il vero amico dell’uomo. E’ l’obiettivo della diocesi di Roma per il prossimo anno pastorale. La speranza di chi crede in Dio non solo si protende verso la vita eterna, spiega il Papa, ma investe, anima e trasforma la quotidiana esistenza terrena, dà un significato alle piccole speranze, in una società e in una cultura, come anche quella della città di Roma, dove non è facile vivere nel segno della speranza cristiana. La sensazione diffusa, continua il Papa, è che per le nuove generazioni si profili un destino di incertezza e di precarietà. Sfiducia, delusione e rassegnazione, contraddicono la grande speranza della fede, ma anche le piccole speranze della vita quotidiana che poggiano sul vuoto quando mettono tra parentesi Dio, quando arrivano perfino a negare la sua esistenza. Quando Dio è lasciato da parte nessuna delle cose che veramente ci premono può trovare una stabile collocazione:

“Per educare alla speranza, come ci proponiamo in questo Convegno nel prossimo anno pastorale è, dunque, anzitutto necessario aprire a Dio il nostro cuore, la nostra intelligenza e tutta la nostra vita per essere così, in mezzo ai nostri fratelli suoi credibili testimoni”. 
Bisogna quindi educare alla speranza, attraverso anche l’educazione alla preghiera, che non fa mai essere totalmente soli. Pregare purifica, libera dalle menzogne segrete, apre a Dio e al prossimo. Il Papa richiama quindi ad uno sforzo comune per affrontare i mali e i problemi di Roma: occorrono - dice- educazione e formazione della persona ma anche spirito costruttivo per affrontare problemi concreti di chi ci vive:

“Cercheremo in particolare di promuovere una cultura e un’organizzazione sociale più favorevoli alla famiglia e all’accoglienza della vita, oltre che alla valorizzazione delle persone anziane, tanto numerose tra la popolazione di Roma. Lavoreremo per dare risposta a quei bisogni primari che sono il lavoro e la casa, soprattutto per i giovani. Condivideremo l’impegno per rendere la nostra città più sicura e vivibile, ma opereremo perché essa lo sia per tutti, in particolare per i più poveri e perché non sia escluso l’immigrato che viene tra noi con l’intenzione di trovare uno spazio di vita nel rispetto delle nostre leggi”.

Umiltà, grande fiducia, tenacia e coraggio sono gli elementi che caratterizzano colui che pone la sua speranza anzitutto in Dio, continua il Papa. Il credente sa che la sua vita, il suo operare non sono mai senza frutto e privi di senso perché custoditi nel potere indistruttibile dell’amore di Dio. Si può così capire come la speranza cristiana viva anche nella sofferenza, e ne venga a sua volta educata e fortificata. Non potendo eliminare la sofferenza dal mondo, spiega il Papa, la grande verità cristiana ci spiega come a guarire l’uomo non sia la fuga, ma accettare il dolore e maturare in esso, trovandovi un senso mediante l’unione a Cristo. Il grado di umanità si misura dalla capacità di rapportarsi all’altrui dolore e il merito della fede cristiana è proprio quello di aver suscitato nell’uomo la capacità di condividere anche interiormente la sofferenza dell’altro. Crescere nella speranza avviene anche attraverso l’aiuto concreto e la vicinanza alla sofferenza del prossimo, e anche offrendo a Dio le piccole fatiche dell’esistenza quotidiana. La speranza dei credenti non può fermarsi a mondo terreno, ma deve orientarsi verso la comunione piena ed eterna con il Signore.







All the contents on this site are copyrighted ©.