Myanmar: prosegue la solidarietà dei volontari cattolici a un mese dal ciclone Nargis
Il lavoro dei volontari cattolici continua senza sosta, ma occorrono nuovi aiuti per
far fronte all’emergenza e alla ricostruzione del territorio. E’ quanto afferma mons.
Paul Zigthung Grawng, arcivescovo di Mandalay e presidente della Conferenza episcopale
del Myanmar, a oltre un mese dal ciclone Nargis che il 2 e 3 maggio scorso ha sconvolto
il Sudovest della nazione, colpendo oltre 2 milioni di persone. L’arcivescovo ha confermato
che i volontari cattolici hanno fatto del loro meglio e hanno dato un contributo di
solidarietà straordinario all’indomani della tragedia. “Molte delle persone colpite
sarebbero certo morte senza gli interventi della Chiesa e della Caritas”, ha sottolineato.
“Siamo riusciti, nonostante le difficoltà e i pochi mezzi a disposizione, a portare
cibo, coperte e medicine ai profughi, accogliendone molti nelle chiese. Inoltre abbiamo
cercato di far giungere aiuti nei villaggi più isolati”. La Chiesa locale, in collaborazione
con la Caritas Internationalis, ha preso a cuore la sorte di oltre 75mila persone
nelle aree maggiormente colpite dal ciclone, come ha informato padre Nelson, che coordina
le attività umanitarie della Chiesa sul campo. La Caritas Internationalis - riferisce
l'Agenzia Fides - ha lanciato un appello per raccogliere 8,2 milioni di dollari, necessari
per mandare avanti le attività umanitarie richieste dall’emergenza. Un appello al
rispetto dei diritti umani, soprattutto delle persone che si trovano in stato di estrema
necessità, è giunto anche dall’Osservatore speciale Onu per il Myanmar, Tomas Ojea
Quintana. Nella relazione pubblicata dopo il suo recente viaggio nella nazione, l’inviato
Onu ha sottolineato come il ciclone Nargis abbia avuto un forte impatto sulle condizioni
di vita di larghe masse di popolazioni: per il rispetto della loro fondamentale dignità
umana, essi devono ricevere assistenza e protezione, ha detto, mentre “provvedere
ai loro bisogni primari dovrebbe essere una priorità per il Governo, la cui responsabilità
ultima è quella di tutelare i diritti della popolazione”. Per questo l’Osservatore
Onu ha sottolineato il diritto di accesso agli aiuti umanitari e all’assistenza a
breve e lungo temine, notando in particolare la situazione critica dei gruppi più
vulnerabili come donne, anziani, bambini. Proprio oggi l'Agenzia AsiaNews ha dato
notizia che una barca con 65 persone bordo, fra cui donne e bambini, è stata intercettata
e fermata dalla marina militare. È il primo caso ufficiale di boat-people che cercano
di abbandonare il Paese, nel quale è ancora oggi difficile portare aiuti a causa della
chiusura imposta dal regime al potere. (R.P.)