2008-06-09 14:55:14

Intervista con mons. Aldo Giordano, nominato dal Papa osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa


E’ stato per 13 anni segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa: sabato scorso il Papa lo ha nominato inviato speciale, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo: stiamo parlando di mons. Aldo Giordano, 53 anni, nativo di Cuneo, in Piemonte. Luca Collodi gli ha chiesto con quale spirito abbia accolto questa nomina:RealAudioMP3

R. – In questi 13 anni, come segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ho potuto maturare naturalmente un’esperienza europea, grazie all’incontro con tantissime persone della Chiesa, a livello ecumenico e anche a livello dei governi. Credo sia significativo che questa esperienza - ed è anche bello - possa restare a servizio dell’Europa e della Chiesa in Europa. Quindi, sono contento della fiducia che ho trovato nei miei confronti e ho la speranza di poter fare un servizio umile, ma significativo.

 
D. – Mons. Giordano, che cosa dovrebbe essere l’Europa?

 
R. – L’Europa dovrebbe riscoprire innanzitutto quella che potremmo dire la sua vocazione. Un aspetto della sua vocazione è l’aspetto culturale. In Europa si è sviluppato il pensiero: basti pensare alle scienze, all’arte, alla filosofia, anche alla teologia. Attualmente, potremmo dire che abbiamo tanti pensieri impazziti, tante idee impazzite che vanno in tutte le direzioni e non trovano più un’unità. Ci sono però dei pensieri. Allora, credo che se l’Europa fosse capace di ritrovare l’unità del pensiero, l’armonia del pensiero, potrebbe riscoprire la sua vocazione e di nuovo avere qualcosa di veramente importante da donare agli altri continenti. E c’è soprattutto la ricchezza del fatto che il cristianesimo è stato radice, è stato contributo importante per il nostro continente. Dall’Europa sono partiti i missionari. Questo è nel dna dell’Europa. Quindi, dovremmo riscoprire oggi questa dimensione, questa ricchezza che ha l’Europa, per poter contribuire per il mondo.

 
D. –Il tema delle radici cristiane sembra archiviato, almeno nella parte più laica della società europea...

 
R. – Io penso che il tema sia sempre più attuale, sempre più urgente. Forse c’è anche la speranza che il tema sia affrontato in maniera più profonda. La questione è che per alcuni sembra quasi che ci sia una torta da dividerci e di cui tutti vogliono una fetta: dai politici, agli economisti, ai religiosi. Questo mi sembra molto banale. Per altri, il tema del cristianesimo è stato visto come un rischio per il tema della laicità. Anche questo mi sembra sia superficiale e che non esprima una comprensione seria del cristianesimo. Per altri, citare il cristianesimo sarebbe un problema per le religioni, specialmente per i musulmani. Anche qui mi sembra che questo non sia serio. Se si conoscesse in profondità il cristianesimo, si potrebbe vedere che nella sua essenza il cristianesimo è un contributo anche per le religioni. Ci sono troppe maschere di cristianesimo che girano per l’Europa. Se invece potessimo in maniera più profonda fare un dibattito, dove ci si interroghi veramente in che cosa il cristianesimo può contribuire all’Europa, come contenuto e non in altri aspetti che sono lontani dal cuore del cristianesimo, nello stesso tempo e nello stesso modo, noi saremmo veramente interessati a sentire in cosa l’islam può contribuire all’Europa, cosa le altre religioni possono dare come contributo, come anche tutte le posizioni umanistiche, ma essere seri e profondi nel nostro discorso.

 
D. – Mons. Giordano, in questi giorni si giocano gli Europei di calcio, un’occasione di unità tra Stati e persone...

 
R. – Certamente, è un fattore di unità. Lo si vede nel fatto che attorno a questo evento europeo si radunano i gruppi, si radunano le culture diverse, si radunano le nazioni. C’è la presenza negli stadi oltre le ideologie, oltre gli schieramenti. Quindi, certamente lo sport in genere, e così anche questo evento, è un fattore di incontro tra i popoli. Bisogna riconoscerlo. Perchè questo? Uno, perché appartiene all’uomo il fatto del giocare. Quindi, questo aspetto di gioco, questo aspetto di festa legato al gioco appartiene all’umanità. E’ una dimensione della vita. Noi uomini abbiamo bisogno di crearci questi spazi di illusione, di sogno, di magia, di leggerezza che probabilmente richiama in noi l’infanzia. Sono i bambini che giocano e questa dimensione dell’infanzia è dentro la persona umana e quindi è importante che ci siano degli spazi, dove in qualche maniera ritroviamo questa infanzia, che è più libera anche rispetto agli altri. C’è un aspetto educativo, naturalmente, nello sport, perchè richiede allenamento, richiede gioco di squadra, richiede conquista, richiede capacità di perdere anche. D’altra parte, dobbiamo riconoscere che lo sport attuale ha anche molte malattie che vanno radicalmente curate. Io mi domando, quando in questi giorni vedo il campionato europeo, come si concili la mole di denaro che viene usata qui per i giocatori e così via con il problema della fame che discutiamo in questi giorni. Non so se ci sia una sensibilità e una capacità di poter legare anche i temi. Se fossimo capaci di dare delle testimonianze, degli esempi in questo senso, saremmo capaci di girare parte del denaro per le persone che soffrono a tal punto da morire di fame. Oppure pensiamo allo scandalo legato alla salute, ai fenomeni di doping, ai fenomeni delle sostanze proibite che secondo me, sono soprattutto pericolosi per i ragazzi e i giovani, perché i ragazzi e i giovani vedono un modello in questi protagonisti dello sport. Ed è triste pensare che anche i giovani, i ragazzi che non fanno sport per lavoro, poi però siano influenzati anche da questi capitoli. Oppure pensiamo a tutto il capitolo della violenza. Questa è un’altra malattia che va curata. Lo sport dovrebbe essere il luogo dove l’umanità è oltre la violenza, perché è in una dimensione di gioco e di leggerezza. Invece, purtroppo, dobbiamo dire che abbiamo questa dimensione. Attorno ad un evento come il campionato europeo si parla anche di altri commerci molto tristi. Possiamo citare ancora una volta il commercio sessuale. Fossimo capaci di contribuire a liberare il gioco e a renderlo veramente gioco, allora credo sarebbe un enorme contributo per le persone e un enorme contributo per l’incontro tra le persone.







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