India: la Commissione delle donne del Kerala chiede una regolamentazione delle
vocazioni
Una norma che stabilisca l’età minima, comunque dopo i 18 anni, in cui le donne possano
scegliere la vita consacrata consapevolmente e senza forzature; un meccanismo mediante
il quale possano essere reintegrate nella società qualora abbandonassero i voti e
provvedimenti legislativi che tutelino il mantenimento della proprietà dei beni di
famiglia: sono queste le richieste avanzate dalla commissione delle donne del Kerala,
Stato dell’India meridionale, al governo locale nel corso di una conferenza stampa
tenuta nei giorni scorsi dal presidente della commissione Sreedevi. Secca è stata
la replica di padre Paul Thelakat, portavoce della Chiesa Siro-malabarica e direttore
dell’influente settimanale cattolico Satayadeepam (Luce di Verità) riportata da AsiaNews:
“Il motivo per cui hanno intrapreso una simile iniziativa è dovuto a un solo caso
di denuncia ricevuto. Il presidente della commissione, fra l’altro, è un giudice in
pensione dell’Alta Corte del Kerala e ha commesso un atto irresponsabile inviando
la segnalazione senza aver nemmeno approfondito il caso”. Il portavoce ha ribadito,
inoltre, il principio del Diritto Canonico in base al quale la Chiesa cattolica impedisce
alle minorenni di accedere al noviziato. Nel Kerala, infatti, Stato indiano con il
più elevato livello di alfabetizzazione, pari al 90%, le ragazze possono entrare in
convento a 12 anni, ma soltanto a 20 possono prendere i voti e comunque possono lasciare
il convento se viene loro meno la vocazione. Nella regione da sempre l’educazione
e l’emancipazione femminile sono in gran parte opera della Chiesa grazie a scuole
guidate dalle suore, le quali ricoprono spesso ruoli sociali di prestigio come medici,
avvocati, docenti universitari e responsabili dei servizi sociali. (R.B.)