Attesa per l’apertura del Congresso eucaristico internazionale a Québec in Canada:
con noi l’arcivescovo Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi
eucaristici internazionali
Si apre domenica prossima a Québec, in Canada, per concludersi il 22 giugno, il 49.mo
Congresso eucaristico internazionale. L’evento, che sarà articolato in momenti di
catechesi, adorazione e liturgia, celebrerà “L’Eucaristia, dono di Dio per la vita
del mondo”. Il Papa ha chiesto ai fedeli, nelle intenzioni per il mese di giugno,
di pregare affinché questo Congresso aiuti “a comprendere sempre di più che l’Eucaristia
è il cuore della Chiesa e la fonte dell’evangelizzazione”. Legato Pontificio a Québec
sarà il cardinale Jozef Tomko, presidente emerito del Pontificio Comitato per i Congressi
eucaristici internazionali. All’arcivescovo Piero Marini, attuale presidente
del Comitato, Giovanni Peduto ha chiesto di illustrare il significato di questo
Congresso in terra canadese:
R.
–. Come dice Papa Benedetto nella Sacramentum Caritatis, grazie all’Eucaristia la
Chiesa rinasce sempre di nuovo. Quindi, la celebrazione dell’Eucaristia, e tanto più
un Congresso eucaristico internazionale, fa riscoprire la nostra identità cristiana.
In particolare, per quello che riguarda il Canada, la città di Quebec ha un posto
importante in tutta l’America del Nord per il ruolo che ha avuto, non solo nell’esplorazione
del continente, ma anche per quello che è stato il primo annuncio del Vangelo agli
abitanti del continente nord americano. Significa, dunque, per il Canada, per Quebec,
riscoprire la propria identità e anche per tutta la Chiesa rinascere a vita nuova.
La comunità ecclesiale che si trova riunita nel vincolo della carità e dell’unità
per la celebrazione dell’Eucaristia - la comunità ecclesiale in questo caso in Canada
– è in comunione con il Signore, con i fratelli, nella partecipazione alla tavola
della Parola e del Pane di vita ed è anche in comunione con le altre comunità ecclesiali
sparse per il mondo. Ecco, questo dovrebbe essere l’obiettivo del Congresso eucaristico:
far rivivere a tutti l’identità della propria fede attraverso la celebrazione dell’Eucaristia.
D. - Ci saranno delle novità in questo Congresso?
R.
– Il Congresso si svolgerà secondo le modalità di questi ultimi anni. Il Congresso
è stato preparato attraverso un documento teologico di base, che è stato pubblicato
lo scorso anno: “L’Eucaristia, dono di Dio per la vita del mondo”. E’ il documento
che ha guidato la preparazione e che guiderà anche lo svolgimento del Congresso. Naturalmente,
questo Congresso sarà preceduto da un Simposio teologico, dall’11 al 13 giugno, presso
l’Università Laval, e poi il Congresso vero e proprio si svolgerà dal
15 giugno a domenica 22 giugno. Il Congresso, ogni giorno, sarà caratterizzato dalla
celebrazione dell’Eucaristia, dalle catechesi, dalle testimonianze, da gruppi di lavoro
e ogni giorno sarà dedicato ad un continente: l’Africa e l’Asia, per quello che riguarda
l’animazione. Per quanto riguarda le particolarità, una di questo Congresso è l’Arca,
la cosiddetta Arca dell’Alleanza. Una raffigurazione dell’Arca è stata benedetta dal
Papa, con varie icone che si riferiscono all’Eucaristia. Il cardinale arcivescovo
di Quebec, Ouellet, presidente della Conferenza episcopale canadese, è stato molto
soddisfatto di questa Arca, perché ha contribuito molto a facilitare la catechesi
e la preparazione di questo 49.mo Congresso eucaristico internazionale.
D.
– A sua parere, come è possibile far comprendere di più il Mistero dell’Eucaristia?
R.
– Per far comprendere, per aiutare i credenti a comprendere il Mistero eucaristico,
a parteciparvi, affinché porti più frutto per la Chiesa, per la missione, per la comunione,
secondo me bisogna proprio celebrare bene l’Eucaristia, così come è stata voluta dal
Signore. Quindi, celebrare bene l’Eucaristia significa fare quello che il Signore
ha voluto fare: “Fate questo in memoria di me”. Dobbiamo partire da qui. Oggi si vede
invece che qualche volta l’Eucaristia è un po’ strumentalizzata. Allora, diventa una
scuola per chi vuole insegnare, diventa un luogo d’incontro per chi vuole aggregare,
alle volte diventa uno spettacolo per chi vuole colpire con effetti speciali. Dobbiamo
pensare che non siamo noi che andiamo a far festa al Signore ma, come ha detto Papa
Benedetto ai giovani a Colonia, è il Signore che fa festa per noi. Io direi che dovremmo
ricominciare da qui: fare in modo che la celebrazione dell’Eucaristia sia nient’altro
che la celebrazione dell’Eucaristia. “Fate questo in memoria di me”, cioè rispettare
quello che il Signore ha voluto che fosse.