Il Movimento lavoratori di Azione Cattolica dice no al reato d'immigrazione clandestina
"Se l'immigrazione è necessaria al nostro Paese, non possiamo non ripartire dal basso,
coinvolgendo tutte le agenzie educative del territorio e favorendo la promozione e
la crescita di una cultura dell'integrazione e dell'intercultura". Ne è convinto –
riferisce il SIR - Cristiano Nervegna, segretario del Movimento lavoratori di Azione
cattolica (MLAC), commentando il "pacchetto sicurezza" adottato dal Consiglio dei
ministri lo scorso 21 maggio e di cui ora si attende il passaggio parlamentare. "L'emergenza
immigrazione – osserva Nervegna – appare soprattutto come un disagio della società
italiana, con una forte crisi d'identità e valori che fa scaturire paure sempre nuove":
in questo contesto è fondamentale "non inasprire ulteriormente il clima di sfiducia
reciproca", bensì "cercare soluzioni concrete e plausibili, coinvolgendo tutte le
realtà operanti sui territori e i soggetti sociali impegnati nella lotta alla marginalità,
promuovendo progetti d'inclusione sociale e integrazione culturale". Riguardo alle
misure governative, il segretario del MLAC osserva innanzitutto come "l'ipotesi di
prevedere il reato di immigrazione clandestina" sia "una misura sproporzionata, che
non risolve la spinta migratoria ed accresce altri problemi di natura giudiziaria
e carceraria". In secondo luogo Nervegna giudica "economicamente dispendioso" il prolungamento
fino a 18 mesi del "trattenimento nei Centri di permanenza temporanea" (ora Centri
di identificazione ed espulsione) e contrario " alle finalità dei Centri stessi".
Vi è poi l'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, con una pena
da 6 mesi a tre anni, per chi affitta un immobile a uno straniero irregolare. A tal
riguardo, il segretario del MLAC sottolinea come si tratti di "una misura che non
contrasta il fenomeno del mercato nero degli affitti, tentando di punire la semplice
cessione a titolo oneroso, senza verificarne l'eventuale sproporzione rispetto al
mercato e senza decretare concretamente le ipotesi di ricaduta nel reato". Ad esempio,
"uno straniero potrebbe avere una casa in affitto perché regolare", ma se perde il
permesso di soggiorno a ricadere nel reato sarebbe automaticamente anche l'affittuario.
È "un errore" pure la revisione, in senso restrittivo, dell'istituto del ricongiungimento
familiare, "perché illegittima rispetto a una direttiva europea", ma soprattutto "perché
la famiglia costituisce il nucleo fondamentale e primario di ogni società". Infine,
"il rafforzamento dei rapporti internazionali con i Paesi d'origine – conclude – potrebbe
dare risultati migliori rispetto al controllo dei confini marittimi".