2008-06-07 15:29:30

I religiosi impegnati contro il racket della prostituzione bocciano l’emendamento del governo italiano sulle espulsioni


L’emendamento governativo sui rimpatri, che inserisce le prostitute nell’elenco dei soggetti “pericolosi per la sicurezza e la pubblica moralità”, allarma diverse organizzazioni della Chiesa italiana che da anni combatto contro il racket della prostituzione schiavizzata. “Le ragazze coinvolte in questa tratta sono vittime”, ed è “illogico e ingiusto” inserirle in un elenco “al fianco dei loro stessi sfruttatori”, spiega al SIR l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, ricordando che grazie alla norma che prevede per i soggetti vittime di tratta “specifici percorsi di protezione ed integrazione sociale, “ha potuto liberare più di 5 mila schiave e dar loro una vita degna”. Secondo la Comunità fondata da don Benzi, alle ragazze-vittime è dunque “necessario dare un’alternativa: chi intende uscire dal giro della prostituzione e denunciare i propri sfruttatori attraverso un percorso di protezione va tutelato”. L’Associazione chiede, inoltre, al governo di “adottare misure in grado di combattere efficacemente questa terribile schiavitù del terzo millennio, gestita da organizzazioni criminali senza scrupoli, delle quali i clienti sono complici”. Una bocciatura dell’emendamento viene espressa anche da un gruppo di religiose “antitratta”. Suor Maria Pia Iammarino, di Padova, della Rete cittadina contro il traffico di esseri umani, a margine di un convegno internazionale di religiose in corso a Roma, che sta lavorando proprio alla creazione di un network internazionale contro la tratta, ha sostenuto che il provvedimento è il frutto di una politica “miope” , un “colpo di spugna” che contrasta con le normative già esistenti e metterebbe “in gravissimo pericolo di vita” le donne sfruttate. La religiosa ha evidenziato che “non si può paragonare uno sfruttatore ad una ragazzina che è stata fatta prostituire”. In questo modo “si creano ancora più spazi per il ricorso all’immigrazione clandestina e la prostituzione si sposterà ancora di più nelle case”. Anche perché – ha precisato in conclusione la religiosa - contrasterebbe “con l’art.18 che prevede la possibilità, per le vittime di sfruttamento, di avere delle tutele se denunciano o se entrano nei programmi di protezione sociale. Va anche contro la legge sulla tratta di esseri umani, che nell’art.13 garantisce alle persone sfruttate di godere di un programma di assistenza”. (M.G.)







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