Da “aborigeni di Hokkaido” a “popolo indigeno con il suo linguaggio, la sua religione
e la sua cultura”. È stata lunga la battaglia della minoranza Ainu, sottomessa dal
feudalesimo giapponese nel XVII secolo, per ottenere da Tokyo il riconoscimento delle
proprie tradizioni e dei propri diritti. Solo ora, con una decisione storica, il Parlamento
ha infatti approvato una risoluzione che di fatto corregge la convinzione culturale-politica
del Giappone di essere un'unica omogenea popolazione. Il governo ha “solennemente
accettato il fatto che il popolo Ainu è stato discriminato e emarginato nella povertà
durante il processo di modernizzazione del Paese” ha dichiarato il segretario e portavoce
dell’esecutivo Nobutaka Machimura. E nella risoluzione – informa l’agenzia MISNA –
si invita a sostenere iniziative per il recupero della lingua e della cultura Ainu,
anche se si escludono risarcimenti economici o un eventuale status speciale. Gli Ainu
che vivono oggi soprattutto nell’isola di Hokkaido, loro territorio originario, sono
i discendenti di un popolo di cacciatori giunto nell’arcipelago decine di migliaia
di anni fa, e una parentela li lega probabilmente ai popoli tibetani e mongolici.
Per secoli hanno vissuto in stretta sintonia con l’ambiente dal momento che la religione
tradizionale Ainu considera ogni oggetto utile e ogni elemento della natura una divinità
in relazione con gli ‘umani’ (tale è il significato del termine ‘Ainu’). Il loro numero
oscilla, secondo le diverse stime, dai 24 mila ai 70 mila individui. Il passo fatto
dal Parlamento è la naturale conseguenza della firma, lo scorso anno, della Dichiarazione
Onu sui popoli indigeni, in cui si riconosce anche questa minoranza tra le popolazioni
da tutelare. Ed è stato agevolato dalla prospettiva del prossimo ‘G8’, in agenda per
il mese prossimo proprio sull’isola di Hokkaido. (S.G.)