Presidenziali USA: sarà il democratico Obama a sfidare il repubblicano McCain nella
corsa alla Casa Bianca
Negli Stati Uniti, dopo le primarie democratiche in Montana e Sud Dakota, si è delineato
il quadro delle presidenziali di novembre. A sfidare il repubblicano John McCain nella
successione a George Bush sarà Barack Obama. Il senatore democratico dell’Illinois
è diventato il primo afroamericano a vincere la nomination per la Casa Bianca in uno
dei due maggiori partiti del Paese. Il servizio di Elena Molinari:
Con uno
sprint finale, Obama ce l’ha fatta: è diventato il primo afroamericano a vincere la
nomination per la Casa Bianca di uno dei due partiti di maggioranza americani. Esattamente
cinque mesi dopo il primo voto nel gelido Iowa, il senatore dell’Illinois ha tagliato
il traguardo dei 2118 delegati necessari a diventare il candidato ufficiale del partito
democratico. E lo ha fatto nell’ultimo giorno di primarie, mentre si chiudevano le
urne in Montana e Sud Dakota, gli ultimi Stati a pronunciarsi. Tuttavia, non l’ha
fatto grazie ai loro voti, bensì a quelli dei super delegati, maggiorenti del partito,
che votano per chi vogliono. E’ ironico, infatti, che nell’ultima consultazione, uno
degli Stati, il Sud Dakota, sia stato vinto dalla rivale, Hillary Clinton. La gara,
dunque, si è chiusa come era iniziata, con un risultato misto, quasi alla pari. Un
lungo testa a testa, dove però il candidato più giovane e rappresentante del nuovo,
che ha fatto leva sul consenso dei giovani, neri ed intellettuali, è riuscito a convincere
i vertici del suo partito a poter riportare la Casa Bianca in casa democratica.
Il
senatore dell’Illinois, Barack Obama, sfiderà dunque il repubblicano John Mc Cain,
ma - prima - dovrà svelenire il clima interno al partito democratico, dopo oltre cinque
mesi di scontro con Hillary Clinton. Ce ne parla il prof. Tiziano Bonazzi,
docente di Storia Americana all’Università di Bologna, intervistato da Giada Aquilino:
R. –
E’ evidente che deve farlo. Riuscirci, sicuramente, è poi molto più difficile, perché
l’elettorato democratico è davvero diviso in due, dopo questa battaglia. Si sa benissimo
che, negli Stati Uniti, se gli elettori non hanno un candidato del loro partito che
piaccia veramente spesso si astengono. Allora il problema non è tanto il passaggio
di voti democratici ai repubblicani, ma l’eventuale astensione di votanti nel caso
in cui il candidato non sia esattamente quello che essi preferiscono.
D.
– Come potrà essere superata questa divisione?
R.
– I leader del partito democratico vorrebbero un ticket Barack Obama-Hillary Clinton,
perché ritengono che questo potrebbe davvero portare ad una riappacificazione all’interno
dello schieramento. Ad esempio, se la Clinton fosse candidata come vice-presidente,
tale decisione potrebbe portare gli ispano-americani - che hanno sempre sostenuto
l’ex first lady – a votare più volentieri per Obama. D. – La
presa sull’elettorato ebraico è un altro punto da migliorare per Obama ...
R.
– Sicuramente sì, perché alcune sue dichiarazioni non sono piaciute all’elettorato
ebraico. Ora, l’elettorato ebraico è forte sia nello Stato di New York sia in Florida:
soprattutto quest’ultimo è uno Stato estremamente importante. Se i democratici fossero
in grado di vincere in Florida, sarebbe un grosso passo avanti verso la Casa Bianca.
D.
– Mc Cain – Obama: come sarà la sfida?
R. – Sarà
una sfida sicuramente molto dura. Mc Cain è un uomo politico di lungo corso, che può
costruire la sua candidatura sul fatto di essere noto da tanto tempo. Ma Obama in
quattro anni ha conquistato il centro dell’opinione pubblica e il fatto di essere
‘nuovo’ in definitiva non gioca contro di lui.