2008-06-04 15:16:22

Nuova emergenza umanitaria in Sudan: migliaia in fuga dalla guerra


Dal 14 maggio, i combattimenti tra le Forze armate sudanesi e il Sudan People’s Liberation Army stanno devastando la città di Abyei, che è stata praticamente distrutta, nella regione ricca di petrolio contesa tra Nord e Sud del Paese. L’allarme è stato lanciato da Medici senza Frontiere, che parla di una situazione umanitaria estremamente drammatica, a causa della fuga della maggior parte degli abitanti. Salvatore Sabatino ha raccolto la testimonianza di Sergio Cecchini, di Medici senza Frontiere Italia:RealAudioMP3


R. – Più di 60 mila persone, che sono fuggite dagli scontri delle settimane scorse dalla zona di Abyei, si trovano in una situazione disperata; si tratta di persone che hanno abbandonato ogni tipo di bene e si trovano a dover sopravvivere senza alcun tipo di riparo, senza nessun tipo di rifugio. Siamo di fronte ad una situazione che può peggiorare di ora in ora, soprattutto visto che le condizioni di sicurezza e gli scontri, anche se avvengono in maniera più sporadica in queste ore, stanno gettando queste persone in un clima di forte insicurezza.

 
D. – A peggiorare ulteriormente la situazione è la stagione delle piogge. “Le condizioni di vita – voi denunciate – per gli sfollati sono deplorabili”. Di che cosa hanno bisogno?

 
R. – Innanzitutto di ripari. Nella stagione delle piogge, ovviamente, è più facile il propagarsi di malattie legate alla presenza di acqua, e quindi diarrea e infezioni respiratorie. Bisogna anche sottolineare che quella caratterizzata dagli scontri è una zona in cui le condizioni dei bambini erano già prima particolarmente critiche da un punto di vista nutrizionale; questo ulteriore peggioramento della situazione lancia un campanello d’allarme per quanto riguarda la situazione nutrizionale per i bambini sotto i cinque anni di età.

 
D. – Voi siete anche preoccupati per alcuni vostri colleghi sudanesi che non sono riusciti a fuggire in tempo e con i quali avete perso i contatti. Avete avuto loro notizie nel frattempo?

 
R. – Ancora non siamo riusciti ad avere loro notizie, perché purtroppo le persone sono fuggite in varie direzioni. Abbiamo mandato altri team, non solo per soccorrere la popolazione ma anche per capire dove siano fuggiti questi nostri collaboratori locali che, ovviamente, sono stati vittime di questo clima di insicurezza e di incertezza nei loro confronti ma soprattutto nei confronti delle loro famiglie.

 
D. – I combattimenti proseguono nonostante i media internazionali non diano rilievo a questo Paese. Che cosa sta succedendo, in realtà?

 
R. – Nella zona di Abyei la situazione non si è mai risolta nonostante i vari accordi di pace tra Nord e Sud Sudan. Abyei sorge in una zona estremamente strategica perché la metà dei giacimenti petroliferi del Sudan si trovano in questa regione, e non è mai stato raggiunto un accordo tra le parti circa i confini da dare alla zona. Per cui, sicuramente, è esplosa in queste ultime settimane, in questi ultimi mesi, la violenza legata a questo mancato accordo e soprattutto ai grossi interessi che gravano su questa zona, che fa estendere il clima di insicurezza non più solo al Darfur, ma in quelle zone che venivano ritenute pacificate con l’accordo di pace Nord-Sud di qualche anno fa.







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