Al Congresso di Nairobi mons. Marchetto invoca leggi giuste e solidali sull'immigrazione
Il bisogno di una pastorale specifica a favore dei rifugiati si fa sentire più che
mai: è quanto ha affermato l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio
Consiglio per la pastorale per i migranti e gli itineranti, nel suo intervento stamane
al Congresso continentale africano, in corso a Nairobi fino a domani. Tema del Congresso,
organizzato dal dicastero vaticano in collaborazione con la Conferenza episcopale
del Kenya, è: “Per una migliore cura pastorale dei Migranti e dei Rifugiati in Africa
all'alba del terzo millennio”. Ieri pomeriggio il cardinale Raffaele Martino, presidente
del Pontificio Consiglio, ha presentato l’Istruzione Erga migrantes caritas Christi.
Il servizio di Fausta Speranza:
“Anche
se si registra un leggero calo del numero dei rifugiati, le condizioni che sono all’origine
delle migrazioni forzate sono lungi dal diminuire, al contrario tendono ad aumentare”.
Con queste parole mons. Marchetto ribadisce il dovere dei cristiani di essere “in
particolare vicini ai poveri, non solamente a parole ma nei fatti”. Tra i più poveri
– sottolinea mons. Marchetto – ci sono senz’altro i rifugiati, gli sfollati, le vittime
del drammatico traffico di esseri umani. Mons. Marchetto sottolinea che “una persona
che non vive una vita piena nel suo Paese ha diritto, a certe condizioni, di emigrare
altrove”. La Dottrina sociale – spiega – è sempre quella della sussidiarietà e della
solidarietà. Cita innumerevoli interventi di Benedetto XVI e di Papi precedenti.
Tra questi, le parole di Giovanni XXIII nella Lettera Enciclica Pacem in Terris, in
cui si chiede “ la solidarietà e la collaborazione di tutti i cristiani e degli uomini
di buona volontà”. O le parole, in diverse occasioni, di Benedetto XVI per il ricongiungimento
delle famiglie separate a causa di scelte migratorie. E mons. Marchetto spiega bene
che cosa significa la solidarietà nei fatti e non nelle parole, facendo degli esempi:
“contatto personale, difesa dei diritti degli individui e dei gruppi, denuncia delle
ingiustizie che sono all’origine del male, impegno per l’adozione di leggi che garantiscano
protezione effettiva, educazione contro la xenofobia, istituzione di gruppi di volontariato
e di fondi di urgenza, assistenza spirituale”, ma anche l’impegno a radicare nei rifugiati
rispetto e apertura nei riguardi della società che li accoglie”.
In
particolare del dramma del traffico di esseri umani ha parlato stamane a Nairobi mons.
Novatus Rugamwa, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la pastorale per i Migranti
e gli Itineranti, denunciando la “moderna schiavitù” che soffrono, uomini, donne e
soprattutto bambini, costretti a lavori disumani, alla prostituzione, alla guerra
come tanti bambini soldato. Ricorda che un terzo dei bambini costretti nel mondo con
metodi disumani alla guerra si trova in Africa.
A
proposito dell’Istruzione Erga migrantes caritas Christi, presentata ieri dal cardinal
Martino, bisogna dire che definisce l’attuale fenomeno migratorio “il più vasto movimento
di persone di ogni tempo” e che indica la via del dialogo e della solidarietà. Nel
documento si ripercorre l’impegno della Chiesa dal secolo scorso, ricordando tappe
come la Seconda guerra mondiale o il Concilio Vaticano II. In particolare del Pontificato
di Giovanni Paolo II si ricorda la strenua difesa dei fondamentali diritti umani di
ogni persona.
In relazione all’oggi si legge nel
documento: “La mobilità umana, in particolare le migrazioni, - sottolinea il cardinal
Martino citando l’Istruzione - comportano il fatto che ci troviamo faccia a faccia
con un pluralismo forse mai sperimentato con così tanta consapevolezza prima”. Gli
incontri tra persone e gruppi che hanno vissuto storicamente separati inevitabilmente
alimenta problemi che richiedono la creazione di una nuova vita insieme. “Il dialogo
è un indispensabile elemento in tale progetto e – sottolinea il cardinal Martino –
davvero è un requisito non negoziabile, in particolare perché coinvolge l’interazione
in profondità di persone e gruppi sul livello umano, religioso, culturale”. La Chiesa
affronta il pluralismo culturale e religioso chiedendo il dialogo a diversi livelli.
Primo, dialogo all’interno della Chiesa cattolica; secondo, dialogo con altre Chiese
e comunità ecclesiali; terzo, dialogo con membri di altre religioni. Il cardinal Martino
ribadisce più volte che la Chiesa assicura materna cura e chiede sempre il rispetto
della dignità di ogni essere umano e dei suoi basilari diritti, sottolineando “la
positiva dimensione della migrazione umana nella prospettiva della specifica azione
pastorale della Chiesa”.