2008-06-04 14:38:40

Al Congresso di Nairobi mons. Marchetto invoca leggi giuste e solidali sull'immigrazione


Il bisogno di una pastorale specifica a favore dei rifugiati si fa sentire più che mai: è quanto ha affermato l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale per i migranti e gli itineranti, nel suo intervento stamane al Congresso continentale africano, in corso a Nairobi fino a domani. Tema del Congresso, organizzato dal dicastero vaticano in collaborazione con la Conferenza episcopale del Kenya, è: “Per una migliore cura pastorale dei Migranti e dei Rifugiati in Africa all'alba del terzo millennio”. Ieri pomeriggio il cardinale Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio, ha presentato l’Istruzione Erga migrantes caritas Christi. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3


“Anche se si registra un leggero calo del numero dei rifugiati, le condizioni che sono all’origine delle migrazioni forzate sono lungi dal diminuire, al contrario tendono ad aumentare”. Con queste parole mons. Marchetto ribadisce il dovere dei cristiani di essere “in particolare vicini ai poveri, non solamente a parole ma nei fatti”. Tra i più poveri – sottolinea mons. Marchetto – ci sono senz’altro i rifugiati, gli sfollati, le vittime del drammatico traffico di esseri umani. Mons. Marchetto sottolinea che “una persona che non vive una vita piena nel suo Paese ha diritto, a certe condizioni, di emigrare altrove”. La Dottrina sociale – spiega – è sempre quella della sussidiarietà e della solidarietà. Cita innumerevoli interventi di Benedetto XVI e di Papi precedenti. Tra questi, le parole di Giovanni XXIII nella Lettera Enciclica Pacem in Terris, in cui si chiede “ la solidarietà e la collaborazione di tutti i cristiani e degli uomini di buona volontà”. O le parole, in diverse occasioni, di Benedetto XVI per il ricongiungimento delle famiglie separate a causa di scelte migratorie. E mons. Marchetto spiega bene che cosa significa la solidarietà nei fatti e non nelle parole, facendo degli esempi: “contatto personale, difesa dei diritti degli individui e dei gruppi, denuncia delle ingiustizie che sono all’origine del male, impegno per l’adozione di leggi che garantiscano protezione effettiva, educazione contro la xenofobia, istituzione di gruppi di volontariato e di fondi di urgenza, assistenza spirituale”, ma anche l’impegno a radicare nei rifugiati rispetto e apertura nei riguardi della società che li accoglie”.

 
In particolare del dramma del traffico di esseri umani ha parlato stamane a Nairobi mons. Novatus Rugamwa, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la pastorale per i Migranti e gli Itineranti, denunciando la “moderna schiavitù” che soffrono, uomini, donne e soprattutto bambini, costretti a lavori disumani, alla prostituzione, alla guerra come tanti bambini soldato. Ricorda che un terzo dei bambini costretti nel mondo con metodi disumani alla guerra si trova in Africa.

 
A proposito dell’Istruzione Erga migrantes caritas Christi, presentata ieri dal cardinal Martino, bisogna dire che definisce l’attuale fenomeno migratorio “il più vasto movimento di persone di ogni tempo” e che indica la via del dialogo e della solidarietà. Nel documento si ripercorre l’impegno della Chiesa dal secolo scorso, ricordando tappe come la Seconda guerra mondiale o il Concilio Vaticano II. In particolare del Pontificato di Giovanni Paolo II si ricorda la strenua difesa dei fondamentali diritti umani di ogni persona.

 
In relazione all’oggi si legge nel documento: “La mobilità umana, in particolare le migrazioni, - sottolinea il cardinal Martino citando l’Istruzione - comportano il fatto che ci troviamo faccia a faccia con un pluralismo forse mai sperimentato con così tanta consapevolezza prima”. Gli incontri tra persone e gruppi che hanno vissuto storicamente separati inevitabilmente alimenta problemi che richiedono la creazione di una nuova vita insieme. “Il dialogo è un indispensabile elemento in tale progetto e – sottolinea il cardinal Martino – davvero è un requisito non negoziabile, in particolare perché coinvolge l’interazione in profondità di persone e gruppi sul livello umano, religioso, culturale”. La Chiesa affronta il pluralismo culturale e religioso chiedendo il dialogo a diversi livelli. Primo, dialogo all’interno della Chiesa cattolica; secondo, dialogo con altre Chiese e comunità ecclesiali; terzo, dialogo con membri di altre religioni. Il cardinal Martino ribadisce più volte che la Chiesa assicura materna cura e chiede sempre il rispetto della dignità di ogni essere umano e dei suoi basilari diritti, sottolineando “la positiva dimensione della migrazione umana nella prospettiva della specifica azione pastorale della Chiesa”.







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