Conferenza internazionale in Giappone per un nuovo modello di sviluppo dell’Africa
Puntare sulle potenzialità dell’Africa e quindi sul suo sviluppo ed anche su ciò
che essa sarà capace di dare più che sul solo aiuto. Questa la nuova ottica in cui
si è svolta la quarta edizione del TICAD, la Conferenza internazionale di Tokyo per
lo sviluppo dell’Africa (Tokyo International Conference on African Development), tenutasi
dal 28 al 30 maggio a Yokohama, in Giappone. La finalità di questa tre giorni, la
qualità dei partecipanti e il tema trattato ne hanno fatto un eccezionale osservatorio
dei “segni dei tempi” per l’ Africa sud-sahariana. AsiaNews riferisce che l’idea
di dar vita a una conferenza internazionale da ripetersi ogni cinque anni è del governo
di Tokyo, ma fin dall’inizio (1993) essa è stata coorganizzata insieme con le Nazioni
Unite e la Banca mondiale. Quella appena terminata è la quarta ed è stata la più partecipata.
Hanno risposto all’invito 51 nazioni dell’Africa (cioè tutte eccetto la Somalia),
17 organizzazioni africane, 12 nazioni asiatiche, 22 nazioni donatrici e 55 organizzazioni
internazionali, con un totale di circa 2500 delegati. Tra essi 40 presidenti o primi
ministri di nazioni africane, il doppio di quelli presenti nel TICAD III, svoltosi
nel 2003. Il primo ministro giapponese, Yasuo Fukuda, è salito alla ribalta della
cronaca per ciò che i giornalisti hanno chiamato la “maratona dei mini-summit”: in
due giorni ha voluto incontrare ad uno ad uno 40 leaders di nazioni africane dedicando
a ciascuno 20 minuti. La signora Ogata, invece, non è apparsa sui teleschermi, ma
il suo contributo nell’impostazione e nei risultati della TICAD IV è stato enorme
come presidente della JICA, un’istituzione amministrativa indipendente istituita nel
2002, che ha come obiettivo di contribuire alla promozione sociale e economica delle
nazioni in via di sviluppo e facilitare la cooperazione internazionale del Giappone.
In realtà è ”il braccio e le mente” del governo giapponese nel settore della politica
per l'aiuto ai popoli in via di sviluppo. La Ogata, cattolica praticante, trova nella
fede cristiana l’energia per tale impegno. La TICAD ha quindi fatto un salto di qualità:
l’enfasi si è spostata dal semplice aiuto allo sviluppo; i rapidi mutamenti avvenuti
sul continente hanno indicato la nuova strategia. Dal 2002 in Africa si ha una crescita
complessiva del 5 per cento tanto che la regione comincia ad essere chiamata un “continente
in crescita”. La tesi che la TICAD 2008 ha formulato è che occorre cambiare fondamentalmente
il rapporto tra le nazioni donatrici e l’Africa. La conferenza internazionale si è
conclusa con la pubblicazione di tre documenti che sono un segno di speranza. Essi
sono la “dichiarazione di Yokohama” che ha focalizzato l’attenzione sul tema del rincaro
internazionale dei prezzi del cibo e il suo negativo impatto sulla riduzione della
povertà in Africa; “il piano di azione” per i prossimi cinque anni mirante a migliorare
la produzione di cereali in Africa e il “meccanismo supplementare”, cioè uno speciale
organismo che controllerà la realizzazione del piano. In riferimento a questa ultima
decisione Asha-Rose Migiro, vice-segretario generale dell’ONU, ha detto: “io credo
che questa volta abbiamo fatto un buon passo in avanti”. Chi l’ha compiuto è stato
soprattutto il governo giapponese che ha promesso di raddoppiare per l’Africa l’ODA (assistenza
ufficiale per lo sviluppo) con sovvenzioni e assistenza tecnica. (M.G.)