All'Angelus, Benedetto XVI affida alla protezione di Maria le vittime in Cina e in
Myanmar. Il cuore di Gesù, afferma, è il centro della storia e dell'esistenza per
ogni uomo
Un nuovo appello per le catastrofi ambientali e umanitarie che da un mese hanno colpito
la Cina e il Myanmar e una preghiera di affidamento alla Madonna per le miserie di
ogni tipo che colpiscono il mondo. Il pensiero di Benedetto XVI all’Angelus domenicale,
davanti a circa 40 mila fedeli, si è concluso stamattina con un nuovo atto di solidarietà
verso le vittime del ciclone Nargis e del sisma cinese, al termine di una breve riflessione
incentrata sul senso spirituale del Sacro Cuore di Gesù, definito “cuore del mondo”,
che dilata i limiti della storia. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Vorrei
invocare la materna intercessione della Vergine ancora una volta per le popolazioni
della Cina e del Myanmar colpite dalle calamità naturali, e per quanti attraversano
le tante situazioni di dolore, di malattia e di miseria materiale e spirituale che
segnano il cammino dell’umanità”. Da giorni, il cuore del
Papa è in pena per le notizie che arrivano dalla provincia cinese del Sichuan come
dall’ex Birmania: notizie di una terra che non sembra volersi placare in Cina e restituisce,
giorno per giorno, dimensioni sempre peggiori della devastazione causata dal terremoto,
e notizie di una popolazione in grave difficoltà - nel Myanmar - che fatica a ricevere
gli aiuti ammassati dal mondo ai suoi confini. Il cuore del Papa è in pena ma è anche
un cuore che conosce la forza della consolazione che viene dalla fede, che viene da
un cuore più grande e Sacro, quello di Cristo, celebrato nella solennità di venerdì
scorso. Pensando a questa festa, terza in successione dal Tempo di Pasqua, dopo quella
dedicata alla Santissima Trinità e al Corpus Domini, Benedetto XVI ha osservato: "Questa
successione fa pensare ad un movimento verso il centro: un movimento dello spirito
che è Dio stesso a guidare. Dall’orizzonte infinito del suo amore, infatti, Dio ha
voluto entrare nei limiti della storia e della condizione umana, ha preso un corpo
e un cuore; così che noi possiamo contemplare e incontrare l’infinito nel finito,
il Mistero invisibile e ineffabile nel Cuore umano di Gesù, il Nazareno (…) E questo
centro della fede è anche la fonte della speranza nella quale siamo stati salvati,
speranza che ho fatto oggetto della seconda Enciclica”. “Ogni
persona - ha proseguito il Papa - ha bisogno di un ‘centro’ della propria vita, di
una sorgente di verità e di bontà a cui attingere nell’avvicendarsi delle diverse
situazioni e nella fatica della quotidianità”. Ognuno di noi, ha soggiunto: “Quando
si ferma in silenzio, ha bisogno di sentire non solo il battito del proprio cuore,
ma, più in profondità, il pulsare di una presenza affidabile, percepibile coi sensi
della fede e tuttavia molto più reale: la presenza di Cristo, cuore del mondo. Invito
pertanto ciascuno a rinnovare nel mese di giugno la propria devozione al Cuore di
Cristo, valorizzando anche la tradizionale preghiera di offerta della giornata e tenendo
presenti le intenzioni da me proposte a tutta la Chiesa”. Al termine
dell’Angelus, Benedetto XVI ha salutato in cinque lingue le decine di migliaia di
persone radunate sotto la sua finestra in Piazza San Pietro, fra le quali un gruppo
di ministranti provenienti da Ortisei e i membri e i collaboratori della Famiglia
Mercedaria.