L'esperienza di "Nomadelfia", la città dove "la fraternità è legge"
Un popolo di volontari cattolici che vuole costruire una nuova civiltà fondata sul
Vangelo: è questo Nomadelfia, l’istituzione cui ha dato vita, tra gli Anni Quaranta
e Cinquanta, don Zeno Saltini, oggi a 4 chilometri da Grosseto, in Italia. Si tratta
di una comunità che ha una propria costituzione, dove non esiste proprietà privata
nè circola denaro e alla quale è stata dedicata la fiction “Don Zeno. L’uomo
di Nomadelfia”, trasmessa in due puntate da Rai Uno. Ma quali le impressioni dei nomadelfi
sulla produzione? Tiziana Campisi lo ha chiesto al presidente di Nomadelfia,
Pietro:
R. -
La fiction è molto ben fatta e molto interessante, perché fa rivivere i primi
tempi della vita di don Zeno, nella sua vocazione: il rapporto con il vescovo è veramente
fedele anche alla storia, alla realtà, ed anche l’accoglienza dei primi figli.
D.
- Che cos’è oggi “Nomadelfia”?
R. - Nomadelfia -
dal greco vuol dire “dove la fraternità è legge” - è una legge volontaria che si sono
data i primi nomadelfi nel 1948. E’ una comunità di famiglie, ci sono persone anche
non sposate, qualche sacerdote, ci sono i figli, figli nati e figli accolti e s’ispira
alla vita delle prime comunità cristiane descritte negli Atti degli Apostoli. In più,
don Zeno ha fondato un popolo che è stato anche riconosciuto dalla Chiesa: si lavora
all’interno della comunità, nessuno viene pagato, non si fa carriera, si è disponibili
a tutte le iniziative e alle attività della comunità. Tutte le famiglie sono aperte
all’accoglienza: i figli vengono accolti attraverso i tribunali o i servizi sociali
e poi l’autorità di Nomadelfia li affida alle famiglie che ritiene più opportune e
i figli vengono affidati con una cerimonia particolare inventata da don Zeno all’altare
con le stesse parole che Gesù dalla croce ha detto alla Madonna e a San Giovanni:
“Donna, ecco tuo figlio, figlio, ecco tua madre”. Abbiamo anche le nostre forme di
apostolato comunitario: sia con l’accoglienza di ospiti e visitatori, sia incontrando
le persone sulle piazze con una tournee di spettacoli che facciamo tutte le
estati, dalla fine di luglio alla fine di agosto.
D.
- La Chiesa ha eretto Nomadelfia a parrocchia. Come vi rapportate con le altre parrocchie?
R.
- Noi siamo una parrocchia unica, ci ha detto la Santa Sede l’unica parrocchia comunitaria
del mondo. Tutti i componenti di Nomadelfia - sono poco meno di 300 persone - partecipano
alla vita parrocchiale: siamo incardinati nella diocesi di Grosseto, ma abbiamo anche
un rappresentante del Papa presso Nomadelfia che è attualmente il cardinale Sepe.
D.
- Quali attività si svolgono a Nomadelfia?
R. - Tutte
le persone lavorano nelle nostre piccole aziende, nelle nostre iniziative che servono
poi per vivere: abbiamo quindi un’azienda agricola, costruiamo noi le nostre case,
tutta l’impiantistica, le varie attività, le varie officine, ecc. Ma abbiamo anche
attività che riguardano più forme di apostolato, come per esempio l’accoglienza di
ospiti. Poi abbiamo una tipografia dove stampiamo il nostro giornale bimestrale, libri
di don Zeno ed opuscoli che spiegano Nomadelfia: facciamo noi scuola ai nostri figli
fino alla maturità poi, se vogliono proseguire gli studi, devono uscire per poter
frequentare l’università.
D. - Cosa vi proponete
rapportandovi agli altri o quando portate in giro i vostri spettacoli?
R.
- Noi vogliamo soltanto portare una testimonianza, la testimonianza è che si può vivere
anche socialmente, non soltanto personalmente o familiarmente, come fanno tutti: ma
anche socialmente, si può vivere sui veri valori del Vangelo.
D.
- Da quando è nata Nomadelfia, quanto è cambiata e verso quali orizzonti guarda?
R.
- Nomadelfia non è nata da un progetto a tavolino. Don Zeno ha seguito i segni del
Cielo, cioè la fede voleva dire vedere la volontà di Dio attraverso anche le circostanze
e lui diceva: “Io non ho fatto niente di speciale ed ho soltanto fatto quello che
il Signore mi ha messo davanti e se non l’avessi fatto, mi sarei considerato un vigliacco”.
Nomadelfia direi che su questo non è cambiata: cerca di realizzare quello che è stato
il carisma di Zeno.
D. - Quale messaggio oggi vogliono
dare i nomadelfi?
R. - Potrei rispondere con le parole
che ha usato Giovanni Paolo II quando è venuto a Nomadelfia nel 1989: “Nomadelfia
è un popolo che prepara le sue leggi ispirandosi agli ideali predicati da Cristo e
più ancora quando noi siamo stati a Castel Gandolfo, nel 1980, pochi mesi prima che
don Zeno morisse, abbiamo portato il nostro spettacolo lì proprio per il Papa e lui
ha concluso dicendo: “Nomadelfia è un seme piccolo ma deve permeare la civiltà del
mondo futuro”. Vivere in una società basata esclusivamente sui valori evangelici:
è la testimonianza che vogliono offrire al mondo i nomadelfi".